Carfagna: «Così Salvini e Meloni spiazzano gli elettori»

Il futuro della coalizione

Carfagna: «Così Salvini e Meloni spiazzano gli elettori»
di Mario Ajello
5 Minuti di Lettura
Domenica 10 Ottobre 2021, 00:22 - Ultimo aggiornamento: 00:59

Ministro Carfagna, nel centrodestra non è arrivato il momento di dividervi davvero tra sovranisti e europeisti?
«Beh, in realtà è il momento meno adatto per ragionare di equilibri di coalizione. Le campagne elettorali impongono uno sforzo di unità, e dove c’è stato – vedi la Calabria – abbiamo vinto senza incertezze. Ora affrontiamo due importanti ballottaggi, a Roma e a Torino, con un risultato molto aperto. Dopo questa tornata elettorale ciascun partito farà le sue riflessioni e potrà chiedersi quanto ha pagato la sua “linea”: quella di Forza Italia, europeista, liberale, moderata, garantista, ha già pagato senz’altro».

Quanto conterà il test di Roma?
«Per i partiti magari è un test, come sempre succede quando va al voto la Capitale.

Ma per i romani è una scelta che inciderà sulla loro vita quotidiana per cinque anni. Il ballottaggio è un po’ un referendum, non tanto sulla figura dei candidati sindaci, sulla loro competenza e capacità, quanto sul modo di uscire dalla situazione creata dall’amministrazione precedente, che quasi tutti giudicano disastrosa. Riaffidarsi al vecchio, a una sinistra che fa asse col Movimento Cinque Stelle, o scegliere strade diverse?». 

Sta forse nascendo uno spazio al centro. Calenda non fa che dire: Mara molla Salvini e Meloni e aggiungiti. Lei è pronta?
«Io sto facendo un altro lavoro, il ministro del Sud: il mio impegno è tutto in quella direzione. E al momento il tentativo di Calenda, più che alla costruzione di un centro, mi sembra rivolto alla demolizione dell’asse Pd-M5S per proporsi come alleato “sostitutivo” della sinistra».

Berlusconi è di nuovo protagonista. Possibile una maggioranza Ursula per Draghi al Colle?
«Non credo ci siano calcoli di questo tipo dietro il sostegno del Presidente Berlusconi a Mario Draghi. Crediamo in questo governo, siamo stati i primi a indicare l’ex-presidente della Bce come soluzione per un’operazione di salvataggio del Paese, ci impegniamo in Consiglio dei ministri per scelte condivise: è doveroso ribadire il nostro pieno appoggio nei momenti turbolenti come quello vissuto la scorsa settimana».

Male le comunali per il centrodestra. La causa è la lite Salvini-Meloni?
«La regola del “chi prende un voto in più è il leader” in passato ha funzionato perché Silvio Berlusconi l’ha interpretata con responsabilità. Ora, con la gara tra Salvini e Meloni, rischia di diventare una trappola e disintegrare la coalizione, ma sono convinta che loro stessi se ne stiano rendendo conto. I nostri elettori sono disorientati, spero che dopo i ballottaggi depongano le armi».

I governatori del sud fanno polemica sui fondi Pnrr. Ma davvero sono pochi?
«La correggo. Non “i governatori”: due governatori, Vincenzo De Luca e Michele Emiliano. Uso il vostro giornale per dire a entrambi: ci sono 82 miliardi, lavoriamo veloci per trasformarli subito in nuove opere pubbliche, servizi, posti di lavoro. Non appena avremo speso questi, sarò la prima a rivendicarne altri e sono certa di riuscire nell’impresa: a un Sud che dimostra di saper spendere e realizzare nessuno potrà dire di no».

Che cosa serve per spendere subito e bene i soldi Ue? 
«Stiamo attivamente lavorando su tre fronti. Il primo è l’irrobustimento delle amministrazioni locali e centrali, con 2800 nuove assunzioni: il nuovo bando uscirà nella prossima settimana e avrà tempi velocissimi. Il secondo fronte è la capacità progettuale dei piccoli Comuni: abbiamo appena varato norme, finanziate con 120 milioni, che consentiranno a 4.600 Comuni italiani sotto i 30 mila abitanti di dotarsi di un parco progetti. Il terzo è il monitoraggio sui bandi per garantire un’equa ripartizione dei fondi: nel primo avviso pubblico per l’edilizia scolastica, 700 milioni in tutto destinati prevalentemente agli asili, il Sud ha ottenuto il 54,4 per cento delle risorse: un ottimo risultato».

Tra Pnrr e altri fondi da qui al 2027 arriveranno per il sud oltre 200 miliardi. Occasione storica, come non sprecarla?
«Oltre agli 82 miliardi del Pnrr l’Europa ci ha appena attribuito altri 11 miliardi dei 13,5 complessivi del programma React-Eu, che era sotto la mia diretta responsabilità: 8,4 andranno al Sud e dovranno essere spesi entro il 2023. Il ciclo dei Fondi Strutturali europei vale per il Sud 54 miliardi da impegnare entro il 2027; il Fondo sviluppo e coesione altri 58 miliardi, e infine ci sono 1,2 miliardi del Just Transition Fund. “Occasione storica” è l’espressione giusta: possiamo davvero costruire un altro Sud in tempi brevissimi. Anche per questo non capisco chi polemizza sull’insufficienza della “quantità”. E’ come un fornaio che ha farina per un milione di pagnotte da fare entro una notte e invece di cominciare a impastare incrocia le braccia e si lamenta perché ne vuole ancora: il giorno dopo si rischia di restare a pancia vuota».

I governatori del nord di nuovo alla carica sull’autonomia. Non crede che l’autonomia sia male impostata e che non sia proprio il momento per questo tema?
«Bisogna essere molto chiari: non ci può essere autonomia differenziata senza la definizione dei Livelli Essenziali di Prestazione che lo Stato deve garantire ovunque. La “famiglia Italia” deve offrire a tutti i suoi componenti un uguale accesso ai diritti sanciti dalla Costituzione. Al momento, la Nadef anche su mio impulso apre la strada alla definizione dei Lep su asili nido, assistenti sociali e trasporto scolastico dei disabili, ma molto altro c’è da fare. Non so se e come procederà il ddl sull’autonomia, che al momento è solo un titolo, ma sarà impossibile prescindere da questo dato di fatto».
 

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA