Carfagna, Raggi, Boschi: fattore donna. In prima linea o dietro le quinte: saranno elezioni al femminile

È la donna forte la star di questa campagna elettorale e probabilmente della stagione politica che ne deriverà

Carfagna, Raggi, Boschi: fattore donna. In prima linea o dietro le quinte: saranno elezioni al femminile
di Mario Ajello
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Giovedì 11 Agosto 2022, 07:13 - Ultimo aggiornamento: 12 Agosto, 11:06

Ciao maschio, non ancora. Però, è la donna forte la star di questa campagna elettorale e probabilmente della stagione politica che ne deriverà. Donne da primissima fila, ovvero Giorgia Meloni che comanda in un partito di tutti maschi o quasi e più di chiunque si fida di sua sorella Arianna; e donne che in maniera meno appariscente tessono le alleanze, come la renziana Maria Elena Boschi con il calendiano Matteo Richetti in queste ore per il patto Iv-Azione, consigliano e condizionano, decidono le liste o contribuiscono assai a farle, e dentro i partiti sono riverite e temute per la loro vicinanza al capo che spesso è di questo tipo: dietro ogni piccolo uomo c'è una grande donna. O almeno, media. E' più leader Nicola Fratoianni o la moglie Elisabetta Piccolotti, in politica da sempre come lui, probabile candidata di Sinistra Italiana e plenipotenziaria - dicono i ben informati e gli invidiosi - del partitello post-comunista? Nel movimento 5 stelle il candidato premier è un maschio, ma Conte sembra stare lì solo per scaldare il posto a Virginia Raggi in arrivo dopo il probabile flop grillino del 25 settembre. E sempre in M5S l'unico tocco forse glamour - anche se i detrattori la chiamano l'Alpino - è Chiara Appendino, l'ex sindaco torinese. E che cosa dire di Michela De Biase. «Ha più voti lei del marito», assicurano svariati dem. Di sicuro fa politica da 16 anni, ed è stata scelta come candidata del Pd proprio per questo. «Basta a chiamarmi Lady Franceschini», scrive lei su Fb, e contesta la «cultura maschilista e misogina che vuole raccontare le donne non attraverso il loro lavoro ma attraverso l'uomo che hanno accanto».

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RUOLI-CHIAVE

Un ruolo chiave nella formazione delle liste, ma anche come candidata di Azione, lo ha Francesca Scarfato: e anche qui, fa politica di suo la compagna di Matteo Richetti, vice di Calenda. E ancora: Mara Carfagna come front-runner, anzi front-women dei centristi, magari in tandem con la renziana Bonetti, è stata un'idea figlia appunto del Fattore D: spazio alle donne meritevoli, ma non come concessione bensì come ammissione di un protagonismo conquistato sul campo. Quello che Mara può vantare, e sarà lei insieme alla Gelmini il magnete in grado di attirare, forse, i voti di provenienza berlusconiana e non vogliosi di arrendersi al salvinismo (a proposito, il capo della Lega punta su Giulia Bongiorno ma anche sulla Maglie e sulla Matone). E se Di Maio si affida, oltre che ai consigli motivazionali della fidanzata Virginia Saba, alla verve della vice-ministra Laura Castelli e alla freschezza della 27enne Federica Gasbarro, attivista contro i cambiamenti climatici, Letta (al netto della scivolata: «Meloni s'incipria», per dire che vuole coprire le sue radici super-destre) è tutto contento di aver scelto una giovane donna, Silvia Roggiani, a capo dei 100mila volontari dem (ma per ora chi li ha visti?) e vanta di avere in lista una presenza femminile assai ampia anche perché lo impone la legge, da Elly Schlein a Susanna Camusso, ex Cgil, e a Annamaria Furlan, ex Cisl, per le quali dovrebbe non valere la volgare massima di Craxi: «I sindacalisti? Quando fanno i sindacalisti sono dei rompicoglioni, quando poi entrano in politica sono dei coglioni e basta».

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Lo è al punto che, tra tanti eletti maschi incerti e dunque tramanti e tremanti, solo alcune donne - a parte Tajani - hanno la certezza di un posto sicuro: da Marta Fascina, la fidanzatissima, a Licia Ronzulli, possibile ministra o presidente in Lombardia (ma Letizia Moratti è in pista più di lei). Potrebbe andare a una donna, per la prima volta in una regione considerata machista, il ruolo da governatore, anzi governatrice, della Sicilia: l'azzurra Prestigiacomo o la dem Chinnici. E la Bonino? E' stata lei a convincere Calenda al patto con Letta ed è stata lei ad abbandonare Calenda («Non prendo ordini da nessuno») quando Carlo ha rotto l'accordo.Dunque spopola il Fattore D, ma chiamiamolo anche Fattore F: come Finalmente.

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