Cannabis, paziente la usa da 15 anni per curarsi: «Referendum? Così si favorisce solo il mercato dei narcos»

Cannabis, Luigi la usa da 15 anni per curarsi: «Quella curativa manca. Così si favorisce il mercato dei narcos»
di Giampiero Valenza
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Giovedì 17 Febbraio 2022, 00:35 - Ultimo aggiornamento: 10:16

Da quindici anni fa uso di cannabis per curarsi, ma solo dal 2016 può prenderla in farmacia con una ricetta medica. Luigi Mantuano ha 36 anni e abita a Roma, nel quartiere Collatino. Lui, la scelta della Corte costituzionale dell’inammissibilità del referendum sulla depenalizzazione della coltivazione della cannabis, l’ha presa quasi con rassegnazione. 

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Primo commento?
«Ho smesso di crederci da tempo – racconta – Ma con scelte del genere si fa vincere il narcotraffico e trionfano le mafie». 

La sua esperienza?
«Ogni due settimane vado medico di base per farmi prescrivere la cannabis.

Ne prendo circa un grammo al giorno, per trattare attacchi di panico e i dolori alla schiena, ogni sera con un vaporizzatore o con un decotto».

L’hanno mai controllata?
«Vado in giro con la ricetta medica e con le documentazioni sanitarie che attestano il mio stato di salute, anche perché, in passato, ho subito controlli continui da parte delle forze dell’ordine proprio per possesso di sostanze stupefacenti».

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«Non mi priverei mai della cannabis: grazie a questa cura sto meglio e posso evitare sia le benzodiazepine sia i farmaci oppiacei. In farmacia costa 12 euro al grammo, lo stesso prezzo che si trova al mercato nero». 

I conti in tasca in casa Mantuano sono presto fatti: ogni mese è costretto a spendere dai 360 ai 400 euro per il trattamento (grammo in più, grammo in meno che arriva a consumare), perché non per tutti è previsto il rimborso dal Servizio sanitario. 
«Questo è il duro peso del proibizionismo e che sento tutto sulle mie spalle. È circa un terzo del mio stipendio. Coltivando cannabis a casa, invece, spenderei circa 50 euro ogni tre mesi per i semi, i fertilizzanti e la terra. Sarebbe una condizione totalmente diversa e un risparmio profondo. Ciò che è davvero inammissibile è che in Italia, nel 2022, siamo costretti a ricorrere al mercato nero quando manca il farmaco. Così vinceranno sempre le mafie». 

L’approvvigionamento è il vero problema?
«Bisogna rendersi conto che c’è un’alta richiesta e una scarsa offerta. Da fine dicembre sono riuscito a trovare la cannabis in farmacia solamente qualche giorno fa e a reperire così i miei primi dieci grammi di quest’anno. Ma è sempre difficile. Molte persone vorrebbero assumerla per fare le terapie del dolore, non la riescono ad acquistare nel mercato legale e così sono costretti ad affidarsi a quello illegale. È l’evidenza delle cose e bisogna prendere atto che oggi non è possibile fare queste cure mantenendo una continuità. Lo Stato avrebbe dovuto capire che la depenalizzazione per la coltivazione sarebbe stata un bene per tutti, invece abbiamo fatto un passo indietro. Quel referendum avrebbe aiutato gli italiani e il convinto “sì” che sarebbe uscito dalle urne avrebbe dato un colpo profondo alla malavita organizzata». 
 

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