Calenda-Renzi, Terzo polo nel caos: partito unico sì, anzi no. Scontro su soldi e Leopolda

Calenda riunisce il comitato politico di Azione-Iv, l’accusa a Renzi: «Inaccettabile che non vi sciogliate». La replica: «Fai tutto da solo»

Calenda-Renzi, Terzo polo nel caos: partito unico sì, anzi no. Scontro su soldi e Leopolda
di Andrea Bulleri
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 12 Aprile 2023, 23:24 - Ultimo aggiornamento: 14 Aprile, 16:19

Prima, le prove di tregua (armata). Poi tutto torna di nuovo in discussione. Nel day after del quasi-divorzio tra Carlo Calenda e Matteo Renzi, tra i due frontman del Terzo polo continuano a volare gli stracci. Ed ecco che il progetto del partito unico, nonostante gli appelli alla pace e i passi avanti fatti ieri dai maggiorenti di Azione e Italia viva, sembra di nuovo appeso a un filo. Tanto che Calenda, uscendo a tarda sera dalla riunione convocata per ieri pomeriggio (che sembrava aver prodotto una ricomposizione della frattura) rimette tutto in discussione parlando di un «nulla di fatto»: «Italia viva conferma che continuerà a fare politica nel 2024, per noi è inaccettabile», tuona. «Domani (oggi, ndr) avremo una nuova riunione, ma se i nodi non verranno sciolti il partito unico non nasce». Replica a stretto giro Iv: «Calenda ha chiesto a tutti i membri del comitato politico uscendo di fare dichiarazioni distensive e poi ha fatto il contrario, come sempre». 

LA RIUNIONE

La riunione del «comitato politico», convocata per le 18,30 da Calenda, doveva servire a un chiarimento, a costringere Renzi a mostrare le carte, secondo Azione: «Dica quello che vuole fare, tempo da perdere non ne abbiamo». Invece, il quadro che esce è di autentico caos. L’ex premier, da parte sua, non ha alcuna intenzione di far saltare il banco: «Sono nella fase zen – ironizza all’inizio Renzi – Abbiamo vissuto un litigio tanto assurdo quanto inspiegabile». Poi, in serata, la nota di Iv: «La riunione si è conclusa con l’accordo su tutti i punti e con l’aggiornamento a domani alle 17 sulle ultime due questioni». Aperti resterebbero i nodi soldi, «su cui Iv è disponibile a pagare il 50% delle spese», dicono i renziani, «e richiesta di Calenda di non fare mai più la Leopolda».
Su tutti gli altri punti, invece, per Iv c’è «accordo pieno sulla base del documento presentato questa mattina da Azione».

Ovvero: battesimo della nuova creatura il prossimo ottobre, scioglimento dei due partiti di provenienza «entro il 2024» e – soprattutto – il 70% dei fondi del 2xmille da mettere in comune già da quest’anno. E se al congresso Renzi conferma che non si candiderà («ho scelto di fare un passo di lato»), sempre più probabile appare invece per Iv la corsa di Luigi Marattin, magari in tandem con Raffaella Paita. 

 

IL TAVOLO

Prima, però, c’è un matrimonio da provare a salvare. E pochi minuti prima dell’inizio della riunione, i colonnelli di Iv sono tutt’altro che ottimisti. «Non tira una bella aria», confida un renziano di peso. «Nessuno dei due ha voglia di ricucire, ognuno è convinto di aver ragione. Si va avanti? Vediamo». Al tavolo del pomeriggio, convocato negli uffici di Azione a Largo di Torre Argentina, Renzi non c’è: ufficialmente, il leader di Iv non ha incarichi nella federazione dei riformisti. Ma non è un caso che, un quarto d’ora prima dell’inizio dell’assemblea, l’ex premier recapiti una e-news in cui annuncia che il direttore responsabile del Riformista (il quotidiano che Renzi ha accettato di guidare mandando su tutte le furie Calenda) sarà Andrea Ruggieri, ex deputato di Forza Italia. Un segnale inequivocabile che, di ripensarci sul nuovo incarico, Renzi non ne ha alcuna intenzione. E che al mondo berlusconiano si continuerà a strizzare l’occhio: proprio il timore di Azione. 
Alla riunione partecipano tra gli altri, per Iv, Elena Bonetti, Teresa Bellanova, Ettore Rosato, Maria Elena Boschi e Raffaella Paita. All’altro lato del tavolo, per Azione, c’è Calenda, accompagnato da Matteo Richetti, da Mara Carfagna, Mariastella Gelmini ed Enrico Costa. Si va avanti per oltre tre ore. E il clima, raccontano dall’interno, è tutt’altro che disteso. Per dire: appena arrivato nella sala dove si svolge la riunione, Calenda avrebbe “cacciato” dalla stanza l’addetta stampa di Renzi.

LA ROADMAP

Alla fine, screzi a parte, si esce con una roadmap. «Scioglimento» dei due partiti entro la fine del 2024 per culminare, il 28 e 29 ottobre prossimo, con l’assemblea costituente della nuova formazione. Nel frattempo, sul fronte dei fondi, sembrava andato in porto il «conferimento al partito unico di un importo pari al 70% delle risorse ricevute dal 2xmille a partire dalla seconda rata 2023», così come un assegno da 200mila euro che sia Azione che Iv dovranno staccare per finanziare le «operazioni congressuali». E proprio quello dei soldi era uno dei nodi da sciogliere, coi calendiani che accusavano i renziani di non voler lasciar morire Italia viva per non rinunciare a gestire in proprio i fondi. 
Per tutto il giorno, tra l’una e l’altra fazione volano botte da orbi. «Ogni due secondi esce una dichiarazione insultante di un dirigente di Italia Viva», comincia l’ex ministro. Rispondono da Iv: «Calenda ieri ha litigato da solo e oggi ha fatto pace da solo». Anche Fiorello scherza sull’apparente divorzio: «Renzi e Calenda? Sono i Totti e Ilary della politica italiana». Se il finale sarà lo stesso, resta tutto da vedere. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA