Calenda a Controcampo: «Pronti a fare il partito per Draghi premier»

Il leader di Azione: l’emergenza non finirà tra un anno, servono competenze. Di Maio? Pessimo al Mise, non c’entra niente con noi. E Renzi andrà con il Pd

Calenda a Controcampo: «Pronti a fare il partito per Draghi premier»
di Massimo Martinelli e Barbara Jerkov
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Mercoledì 22 Giugno 2022, 00:11 - Ultimo aggiornamento: 16:35

Domenica si torna a votare per i ballottaggi. Azione al primo turno ha avuto un vero e proprio exploit in nome del terzo polo: ma come si spiega, onorevole Calenda, che ora a Frosinone sosterrete il centrodestra e a Verona il candidato del centrosinistra Tommasi? Vuol dire che anche dopo le politiche potreste decidere con chi allearvi a seconda delle circostanze?

«No, dipende solo dal sistema elettorale delle comunali. Il nostro lavoro è un altro: con +Europa e le liste civiche che stiamo portando a livello nazionale vogliamo costruire un’area che dica: né questo centrodestra né questo centrosinistra sono in grado di governare perché hanno al loro interno troppe contraddizioni, e invece andiamo incontro a un periodo di difficoltà senza precedenti sia sul piano economico che geopolitico. Dunque abbiamo bisogno che le forze democratiche ed europeiste, che siano di centrodestra o di centrosinistra, si convincano a lavorare insieme, continuando con Mario Draghi. Non ci interessa fare un centro tattico, che fa l’ago della bilancia in cambio di tre sottosegretari in più, ma che riesca a portare da sinistra e da destra le forze serie e pragmatiche a governare insieme, o questo Paese sarà perduto».

Il prossimo anno si vota anche per le regionali del Lazio: il Pd parla di fare le primarie con M5S. Voi avete già pensato come correrete?

«Le primarie con i 5Stelle sono letteralmente una buffonata, da un lato perché M5S si sta dissolvendo, e dall’altro perché mi devono spiegare come pensano di governare proponendo il termovalorizzatore, che giustamente vuole Gualtieri, con chi non vuole sentirne parlare. Io ho detto all’assessore alla Sanità D’Amato, che ha fatto un buon lavoro con le vaccinazioni, che noi siamo pronti a sostenerlo facendo un ticket con un esponente della lista Calenda sindaco. Se sarà disponibile siamo pronti a partire da domani. Tra Giubileo ed Expo abbiamo davanti un’occasione straordinaria per la Capitale, non possiamo sprecarla con chi dice no a tutto». 

A settembre lancerete il terzo polo con una convention programmatica a Milano. Ci anticipa chi ci sarà?

«Saremo noi, +Europa, il mondo che sta già facendo con Cottarelli il Piano per l’Italia, e tutta la componente civica che così bene è andata in queste elezioni amministrative. Ovviamente la convention è aperta, ma con regole d’ingaggio precise: si va indipendenti, non si fa l’ago della bilancia e si fanno proposte ambiziose».

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Possiamo dire che a settembre nascerà il partito se non “di” Draghi, “per” Draghi altri 5 anni a palazzo Chigi?

«Assolutamente sì.

Io non penso che debba nascere un partito di Draghi: è una figura istituzionale che deve rimanere tale. Nella prossima legislatura, però, saremo ancora in una condizione straordinaria: il Paese è difficile da gestire come anche i ministeri, e vanno affidati a persone che hanno esperienza lavorativa e gestionale».

Renzi è apparso a dir poco tiepido all’idea che Luigi Di Maio possa entrare a far parte di questo progetto: a lei piacerebbe?

«Intanto in questo progetto non ci sta Renzi. Al di là delle chiacchiere che fa, ha scelto in queste elezioni di andare a destra o a sinistra, a seconda di chi gli prometteva due assessori in più. Mai di fare un’operazione al centro. Di Maio? E’ stato un disastroso ministro dello Sviluppo economico. Voleva smantellare il Tap, è riuscito a far saltare l’Ilva, non ha comprato le navi di rigassificazione che erano previste e che oggi ci renderebbero indipendenti, ha fatto saltare il gasdotto da Israele. Contano i fatti, non le chiacchiere. Si è pentito? Benissimo, si ritiri in un convento a espiare, ma sicuramente non può far parte di una nuova stagione politica fondata sul pragmatismo».

Parliamo della crisi dei 5Stelle: secondo lei il Movimento per come l’ha immaginato Grillo è finito? E per Conte che futuro vede?

«La velocità con cui hanno dilapidato un patrimonio di fiducia dato in buonafede dagli elettori è talmente incredibile che non ha precedenti. Non so dove finiranno, penso che cercheranno di appendersi il Pd».

E il Pd spalancherà le porte?

«Ma sì, hanno questo unico punto di riferimento che è Conte».

Non prevede nessun cambio di strategia?

«No, Letta è una persona per bene, un amico, ma il Pd è governato da quel nucleo là: Zingaretti, Bettini, Provenzano, Boccia. E questi sono saldati con la base di Conte, non si staccheranno».

Le piacerebbe avere anche Giorgetti in squadra? Ma, soprattutto, ritiene possibile “staccarlo” da Salvini?

«Eccome se mi piacerebbe averlo con noi! Concreto, non ideologico, alle Infrastrutture potrebbe fare molto bene. Ma poi alla fine resta lì dentro, un po’ come i riformisti del Pd: Gori, Tinagli, Del Bono. E’ chiaro che non condividono la strategia con i 5Stelle, però stanno sempre lì. Se non hanno il coraggio di muoversi, toccherà a noi fare questa operazione per poi governare insieme con una larga coalizione e Draghi premier. Penso alla Lega di Giorgetti, sperando non ci sia più Salvini. Forza Italia, io spero ristrutturata. E un Pd mi auguro guidato da Letta. Abbiamo bisogno di un periodo di ricostruzione, e ci vuole più di un paio d’anni».

Ma perché Renzi è così frenato sul terzo polo? Ripete sempre “ne parleremo a gennaio”. Pensa abbia un progetto alternativo, magari col Pd o, al contrario, con Forza Italia?

«Vuole tenersi le mani libere fino all’ultimo momento, ma questo non è modo di fare politica. Noi stiamo lavorando con +Europa, con le liste civiche, con i nostri amministratori locali: questo sarà l’unico terzo polo. Vedrete che Renzi si alleerà con il Pd, si farà dare quattro collegi sicuri e finirà così». 

Un’ultima domanda: per sé, che ruolo immagina Carlo Calenda se il terzo polo dovesse vincere le elezioni?

«La prima cosa che faremmo sarebbe chiedere a Draghi di rimanere. Cercando di mantenere una compagine ampia, cambiando qualche ministro che funziona meno. Io? Mi piacerebbe tornare allo Sviluppo economico, o andare all’Istruzione. Ma bisogna riconoscere quando c’è qualcuno più bravo di te: in questo momento Draghi è il meglio che il Paese può esprimere».
 

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