Calenda rompe col Pd, i Radicali restano. Letta: «Così aiuta la destra»

Il leader di Azione: «Scelta sofferta ma la coalizione non era credibile». Il segretario dem: «L’unico alleato di Carlo è se stesso». +Europa si smarca

Elezioni politiche 2022, la diretta. Il dubbio di Calenda: confermare l'accordo con Letta o correre da solo. Oggi in tv ospite di Lucia Annunziata
di Mauro Evangelisti
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Domenica 7 Agosto 2022, 13:13 - Ultimo aggiornamento: 8 Agosto, 00:25

«Ci ho creduto. E forse sono stato ingenuo». È stato come un fugace amore estivo e ieri pomeriggio Carlo Calenda ha annunciato il ritiro dall’alleanza con il Partito democratico. Suscitando la reazione stizzita di Enrico Letta («non ha onorato la parola data, è molto grave, ha scelto di aiutare la destra») e causando la rottura con +Europa che resta con i Dem. Sintesi: il 2 agosto Letta e Calenda fanno sapere: «C’è l’accordo»; il 7 agosto, cioè ieri, il leader di Azione va in tv, ospite di Lucia Annunciata, e ufficializza ciò che era già nell’aria, visto che da giorni su Twitter risuonano le sue bordate contro il dialogo del Pd con Si e Verdi. Calenda: «Non intendo andare avanti con l’alleanza con il Partito democratico. È la decisione più sofferta che ho preso da quando ho cominciato a fare politica nel 2018. Il Pd prese il minimo storico, volevo contrastare il populismo becero. Pensavo che il Pd fosse l’unico argine, poi ha scelto una strada differente».

Stonature

Cosa non ha funzionato in un’alleanza che appariva molto vantaggiosa per Azione e +Europa, visto che Letta aveva garantito il 30 per cento dei collegi uninominali? Se fosse una storia estiva, si potrebbe dire che il problema non è Enrico, sono gli amici che frequenta.

Calenda: «Mano a mano che si andava avanti, si aggiungevano pezzi che stonavano. Ora io mi trovo al fianco di persone che hanno votato 55 volte la sfiducia di Draghi, hanno inquinato la politica italiana per 4 anni. Quindi mi sono perso. Sono andato da Letta e gli detto: “guarda rinuncio ai collegi, prendi tu il 90 per cento e io il 10, ma facciamo un’alleanza netta e costruiamo un’alternativa di governo”». E invece il sogno dell’agenda Draghi su cui basare l’alleanza, secondo Calenda, si è sgretolato. Il leader di Azione non accetta che si possa allargare la coalizione a chi è contrario a inceneritori e gassificatori. Di nuovo su Twitter: «Abbiamo iniziato con un’agenda precisa e abbiamo finito con una coalizione contraddittoria e non credibile. Sostituire i 5S con un ex 5S e gente che ha votato la sfiducia a Draghi e ed è contro la Nato è insensato. E doppi patti sono incomprensibili». Stilettata contro Di Maio: «Si sono aggiunte a questa proposta personalità che gli italiani non vogliono più vedere. È arrivato di tutto, Di Maio, Di Stefano...». Calenda ha raccontato in tv di avere informato il giorno precedente Letta della sua decisione di rompere. Ieri il segretario del Pd gli ha scritto su Twitter: «Mi pare, da tutto quello che ha detto, che l’unico alleato possibile per Calenda sia Calenda». Quasi struggente la risposta: «No, Enrico. In verità eri tu. Buon viaggio e grazie per la disponibilità a discutere». Confida: «Con Letta non c’è animosità, c’è delusione»

Scelte

Bene, ma cosa succede ora? I radicali, o meglio il partito di Emma Bonino e Benedetto Della Vedova (+Europa), che formalmente è alleato con Azione, prende un’altra strada e resta fedele all’accordo con i Dem. Il parlamentare Riccardo Magi (+Europa): «Noi continuiamo a dare una valutazione positiva al patto con il Pd». Azione va verso l’abbraccio al centro con Italia Viva, come appare logico? Calenda: «Renzi non l’ho sentito, penso che ci parlerò, ma chiederò un passo di idealità molto forte. Da Italia Viva, negli ultimi due giorni, ho ricevuto contumelie molto forti». A sostenere la scelta di Calenda arrivano le dichiarazioni di coloro che hanno lasciato Forza Italia per aderire ad Azione. La ministra per il Sud, Mara Carfagna: «Sarà una battaglia rischiosa ma bellissima: quella per ricostruire in Italia un polo liberale e moderato che non sia schiavo di sovranisti e populisti»; la ministra per gli Affari regionali, Mariastella Gelmini: «Grazie al coraggio di Carlo Calenda da oggi l’Italia, tra la sinistra di Fratoianni e la destra filo Orbàn, avrà una proposta popolare, liberale e riformista che guarda al metodo Draghi»; il senatore Andrea Cangini: «Non avevo dubbi, siamo liberi». Gelo nel Pd. Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando: «Quando uno dice che non è né di sinistra né di destra di solito sta per collocarsi a destra». Debora Serracchiani, capogruppo alla Camera: «Il ripensamento di Calenda è incomprensibile e sconsiderato».

Elezioni politiche 2022, la diretta

Ore 22.00 -  «Calenda questa mattina ci ha detto: inutile che ci vediamo, è solo una perdita di tempo. Benissimo, grazie... Serietà innanzitutto è tenere fede alla parola data». Così la senatrice Emma Bonino (+Europa), commentando a 'In ondà su La7 la decisione del leader di Azione Carlo Calenda di sfilarsi dalla coalizione di centrosinistra. «Avevo molta fiducia, ho molto lavorato sul progetto di federazione. Martedì è stato firmato un documento: la bozza era stata scritta da Calenda. Non è serio cambiare opinione ogni tre giorni, specialmente da parte di una forza politica che si candida a partecipare al governo di un paese. Io su questa strada non lo posso seguire. Domani il segretario del mio partito ha convocato una direzione, ne parleremo. Ad oggi la situazione è che Calenda ha sbattuto la porta e se n'è andato, tanti saluti», ha proseguito Bonino.

Ore 21.00«Non trovo altre parole se non dire, peccato, è un bel problema. Guardate chi gongola oggi: Meloni e Salvini da una parte e Conte dall'altro, cioè quelli che anche per Calenda sarebbero stati i nostri avversari, non nemici quindi pensate che capolavoro è stato scritto». Così Stefano Bonaccini, presidente dell'Emilia-Romagna, ospite di In Onda su La7, commentando la rottura di Carlo Calenda col Pd..

Ore 20.24 - «Lo schema di alleanze è definito, è Calenda che ha deciso di andarsene, secondo me se ne andrà da solo, dopodiché sui 5 Stelle è stato Conte a far cadere il governo Draghi, è stata una enorme responsabilità e per noi questo è un fatto conclusivo». Lo ha detto il segretario del Pd, Enrico Letta, al Tg Uno.

Ore 20.15 - «Il Pd sarà ancora più determinato rispetto a prima. È chiaro che gli italiani, con queste legge elettorale, dovranno scegliere se essere governati da Meloni, dalle destre, o da noi. Questa scelta è netta e Calenda ha deciso di aiutare la destra, facendo quello che ha fatto». Lo ha detto il segretario del Pd, Enrico Letta, intervistato al Tg Uno.

Ore 18.20«Qualcuno mi chiede: e se ora Letta riaprisse al Movimento? Provo a dare una mano e a evitare ulteriori imbarazzi, dopo le dannose decisioni che sono già state prese. Noi non siamo professionisti della politica. Il balletto di questi giorni, tra giochi di potere e spartizioni di seggi, ci ha lasciati stupefatti. Noi condividiamo con i comuni cittadini una visione della politica diversa». Lo scrive su Fb, il leader di M5s, Giuseppe Conte.

Ore 15.18 - «Ho ascoltato Carlo Calenda. Mi pare da tutto quel che ha detto che l'unico alleato possibile per Calenda sia Calenda. Noi andiamo avanti nell'interesse dell'Italia». Lo scrive su Twitter il segretario del Pd Enrico Letta, commentando lo strappo di Carlo Calenda con i dem.

Ore 15.00 - Ancora Calenda da Lucia Annunziata: «Ora c'è una grande ammucchiata di persone. Da parte mia non c'è stato un equivoco, ma l'ingenuità che il Pd fosse pronto a decidere di rappresentare la sinistra senza correre dietro a Fratoianni, Bonelli e domani ai 5 Stelle, che Letta avesse capito che la coerenza è fondamentale. Che il Pd avesse fatto la sua Bad Godesberg. Ed ho sbagliato». Il rapporto con +Europa ed Emma Bonino? «A un certo punto di questo processo non ho più capito se l'obiettivo comune era cercare una precisa collocazione o mettere tutto e il contrario di tutto. Questa scelta da Azione è una strada molto più difficile di quella di un accordo con il 30% dei collegi, ma la difendo con onore e coraggio e che avvicinerà molte persone che non vanno a votare e che possono capire che
nella politica c'è un elemento ideale che non si mette sempre nel cassetto. Adesso costruiremo liste forti e una proposta netta, diremo: potete votare per. Questa coalizione del Pd è fatta per perdere, c'era l'opportunità di farne una per vincere. La scelta è stata del Pd, e io non posso seguire una strada dove la coscienza non mi porta. Verso Letta c'è delusione per una scelta che potevamo fare, non c'è né animosità né condanna, mi aspettavo un pochino di più da lui. Mi scuso con gli italiani per una cosa che è molto piccola ma per noi è molto grande».

Ore 14.35 - Carlo Calenda: «È una delle decisioni più sofferte da quando faccio politica. Il nostro decadimento è frutto di una politica "contro" e mai a favore. Per anni ci hanno divisi in greggi, destra e sinistra, che non hanno prodotto nulla. Gli italiani non se ne sono riusciti a staccare, questa legislatura poi ha visto tutto e il contrario di tutto. Nel fallimento più assoluto due i punti di rottura: l'ignominia della caduta di Draghi e l'incapacità di scegliere un altro presidente della Repubblica. Non ho mai voluto distruggere il Partito Democratico, ho fatto un negoziato con Letta avendo sempre l'idea di costruire un'alternativa di governo. Il mio incontro con Letta vedeva il ripudio del M5S e il rifiuto di chi aveva giocato contro Draghi. Poi si è trasformato tutto, ora mi trovo accanto gente che ha votato 54 volte contro Draghi o chi come gli ex 5S che hanno demolito ciò che ho fatto io al Mise ma hanno inquinato il dibattito. Ho detto a Letta di rinunciare ai seggi, volevo un'alleanza netta con il 10% dei collegi. La sinistra ha paura di non rappresentare la sinistra e deve cercarla alla sua sinistra, anche quando questa sinistra ha votato la sfiducia a Draghi. Non faccio politica per questo, non mi sento a mio agio. Non c'è dentro coraggio, bellezza, serietà e onore. Pertanto ho comunicato ai vertici del Pd che non intendo avare avanti con l'alleanza. Ci ho creduto e forse sono stato ingenuo ma cosi io non so cosa spiegare non credo che ci sia una possibilità di raccontare alleanze. Letta sapeva perfettamente cosa sarebbe accaduto. Ci deve essere un minimo di coerenza valoriale che sento con Enrico Letta ma non sento con gli altri partecipanti alla coalizione». 

 

Ore 14.00 - Carlo Calenda potrebbe recedere dal patto con il Pd, siglato martedì scorso con il segretario dem, Enrico Letta. È quanto apprende Adnkronos da fonti di centrosinistra. Il leader di Azione a breve sarà ospite di Mezz'ora in più su Rai 3, intervistato da Lucia Annunziata.

Ore 13.50 - «Il Partito Democratico esprime forte apprezzamento per la nota diramata poco fa dalla Segreteria di + Europa, che ribadisce il proprio sostegno al Patto sottoscritto martedì scorso tra lo stesso Pd e la Federazione + Europa/Azione». È quanto fanno sapere fonti del Nazareno.

Ore 13.20 - «La Segreteria di +Europa ribadisce il forte apprezzamento per il patto sottoscritto martedì scorso dalla Federazione +Europa/Azione con il Partito Democratico. In particolare la Segreteria apprezza le parole usate ieri dal Segretario del PD Enrico Letta, che ha ribadito come il patto tra PD e Federazione +Europa/Azione sia un accordo di governo fondato sull'agenda Draghi e sulla collocazione europea e atlantica del nostro Paese, mentre gli accordi con altre liste siano accordi elettorali, finalizzati a non consegnare la vittoria a tavolino dell'alleanza guidata da Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Enrico Letta inoltre ha escluso qualsiasi tentazione di riapertura al M5S di Conte. Se dovessero emergere nuovi elementi di valutazione sul patto, la Direzione di +Europa si riunirà per discuterne e assumere decisioni». È quanto si legge in una nota.

Ore 12.55 - «Sono qui per dirvi che ho deciso di mettermi a disposizione della comunità del Movimento 5 Stelle e del progetto di Giuseppe Conte, candidandomi alle prossime elezioni politiche». Così Chiara Appendino, ex sindaca di Torino, in un post su Instagram. «Il Movimento - aggiunge - è la mia casa politica e sono orgogliosa di farne parte. E quando sei parte di qualcosa devi avere il coraggio di metterti in gioco, anche nei momenti più difficili. Giustizia sociale, crisi economica e ambientale, diritti e donne, lavoro, giovani e precariato - prosegue - sono i temi principali per i quali continuerò a battermi insieme al Movimento. Con la forza dell'unico schieramento politico libero di portare avanti queste battaglie senza compromessi al ribasso». 

Ore 12.30 - «Un "artista" di sinistra, educato e democratico, dice che gli Italiani sono un "popolo di ignoranti" se votano per Lega e destra. Gli rispondiamo con un sorriso, con lavoro e idee per far tornare grande l'Italia. Bacioni... che poi da Makkox a Maalox è un attimo". Lo scrive su Twitter il segretario della Lega, Matteo Salvini, commentando l'intervista dei giorni scorsi sulla la Repubblica del vignettista di Propaganda Live, l'Espresso e Il Foglio.

Ore 10.30 - La campagna elettorale in vista del voto del prossimo 25 settembre entra nel vivo, mentre si studia l'impatto che avrà sul nuovo parlamento la riforma del taglio dei parlamentari: diminuirà la rappresentanza o favorirà la trasparenza? E ancora: quanto è concreta la possibilità che una delle coalizioni in campo possa avere il numero sufficiente di seggi per modificare la Costituzione? Questi gli interrogativi al centro della puntata speciale di «Mezz'ora in più» in onda oggi alle 14.30 su Rai 3. Ospiti di Lucia Annunziata, il segretario di Azione Carlo Calenda; il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, l'ex direttore de La Repubblica Ezio Mauro; lo storico ed editorialista del Corriere della Sera Paolo Mieli; il giudice emerito della Corte Costituzionale Sabino Cassese; Salvatore Vassallo, direttore dell'Istituto di studi e ricerche Carlo Cattaneo.

Ore 10.00 - «Mentre loro parlano di alleanze, il mondo brucia. Dall'Ucraina a Taiwan, dalla striscia di Gaza all'estremismo che torna a crescere in Africa e Afghanistan lancio un appello: in questa campagna elettorale si parli anche di politica estera. È in gioco il futuro del pianeta #Serietà». Così Matteo Renzi su Twitter.

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