Crisi governo, Calenda: «Lega e FI chiariscano: per andare avanti serve un sostegno leale»

Il leader di Azione: «Il premier infastidito anche da chi grida “al voto, al voto”. Il Pd rinunci a Conte»

Crisi governo, Calenda: «Lega e FI chiariscano: per andare avanti serve un sostegno leale»
di Ernesto Menicucci
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Sabato 16 Luglio 2022, 00:24 - Ultimo aggiornamento: 14:32

Carlo Calenda quante possibilità vede che il premier possa restare? 
«Io credo che sia molto difficile ricompattare la situazione. Conte e il Movimento Cinquestelle hanno voltato le spalle all’italiano che tutta la comunità internazionale, politica e finanziaria, apprezza. Una follia. E tuttavia ritengo che Draghi si sia infastidito anche dell’atteggiamento del centrodestra che, un minuto dopo le sue dimissioni, ha cominciato a gridare al voto, al voto». 


Come si fa a convincere Draghi ad andare avanti? 
«Non so come si faccia a convincere il presidente Draghi a cambiare idea.

Ricordo però che proprio pochi giorni fa è stato lo stesso presidente a sottolineare, chiaro e tondo, che se stare in un governo è una sofferenza è meglio non starci. L’unico modo di tenere Mario Draghi a palazzo Chigi è che i leader dei partiti più responsabili gli assicurino un sostegno leale su un’agenda di riforme molto precisa. E non so neppure se sarà sufficiente. E comunque questo ragionamento implica che nella Lega prevalga la linea dei governisti, quindi degli esponenti più responsabili, e che il Pd rinuncia ad avere Conte in maggioranza, il che francamente non mi pare probabile. Senza queste condizioni eviterei la figuraccia di andare a chiedere a Draghi alcunché». 


Per lei il governo sarebbe più forte con o senza i 5 stelle?
«A Roma si dice “Chi nasce tondo nun po’ morì quadrato”. Per capirci meglio: chi nasce populista non cambia natura, tale è e tale resta. Lo dico per spiegare che la linea di Azione è netta: si vada avanti con Draghi senza Cinquestelle fino a fine legislatura. Di tutto abbiamo bisogno tranne che di correre alle elezioni in mezzo a una crisi che diventerebbe subito uno tsunami, per poi ritrovarci con l’ennesima maggioranza incapace di governare». 


E Lega e Fi? Li ritiene affidabili come partner?
«Lega e Forza Italia devono chiarirsi le idee. Lo dicevo prima: Draghi si è risentito anche dell’atteggiamento di Salvini che un giorno sì e l’altro pure ha messo paletti, posto condizioni, praticato distinguo. Non mi pare un atteggiamento credibile per chi vuole stare in una maggioranza di unità nazionale. Quanto a Forza Italia, che in Europa governa contro i populisti e in Italia ci va a braccetto, mi pare che stia rinsaldando l’asse con Salvini. Difficile fidarsi di chi propone le stesse ricette populiste dei Cinquestelle».


Se Draghi conferma le dimissioni?
«È ovviamente uno scenario che non auspico. Ma se così fosse Draghi dovrebbe restare fino alle elezioni portando il Paese al voto e restare in carica per l’ordinaria amministrazione, come succede dovunque». 
Ora che l’asse Pd-Cinquestelle sembra venire meno, Azione sarebbe disposta ad allearsi con i dem?
«Non sono affatto convinto che l’asse Pd-Cinquestelle verrà meno. Io posso orgogliosamente rivendicare di non aver mai fatto un governo politico con i Cinquestelle contrariamente a Pd, Italia Viva e Lega. Se si va al voto sono convinto che il Pd metterà in campo una coalizione in cui dentro ci sarà tutto e il suo contrario: da Di Maio a Renzi fino a Conte. E la parola d’ordine sarà: “Dobbiamo battere la destra” mentre invece l’obiettivo dovrebbe essere quello di governare il Paese». 

 


Ci sarà un terzo polo alle prossime elezioni? 
«Noi saremo in campo con Più Europa e tante liste civiche e personalità della società civile che hanno fatto molto bene alle ultime elezioni amministrative. Avremo un’agenda riformista che prosegua il lavoro serio e responsabile fatto dal presidente Draghi e agli elettori spieghi cosa fare, con quanti soldi, in che modo pensiamo di governare. Starà agli italiani scegliere se vogliono continuare con il bipopulismo fatto solo di rumore che è naufragato in questa legislatura surreale o provare un’alternativa più seria». 


Che scenario vede con il voto in autunno?
«L’Italia si trova nel pieno di una crisi energetica, è a rischio il Pnrr, è a rischio lo spread, la capacità di avere un tetto al prezzo sul gas, la credibilità del nostro Paese. L’Italia rischia di tornare a essere percepita come un Paese instabile e inaffidabile. E tutto questo accade perché Conte non vuole l’inceneritore a Roma...».
 

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