Calenda sfida il Pd: «No alle primarie». E propone ticket con Barca Ira Pd: «Divisivo»

Calenda sfida il Pd: «La mia candidatura va avanti». Ira dem: «Lui divide e la destra brinda»
di Stefania Piras
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Lunedì 19 Ottobre 2020, 15:24 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 12:47

È determinatissimo ad andare avanti, Carlo Calenda, anche se il perimetro della coalizione è ancora ignoto. Ma più che ai partiti sta pensando ai nomi, alla squadra. Ha proposto infatti di correre in ticket con un altro ministro come lui, Fabrizio BarcaGli ha proposto su Twitter di formare un «ticket» e di lavorare «spalla a spalla» per la corsa al Campidoglio. Lui gli risponde un sì a metà: «Carlo i nostri bagagli tecnici non bastano». 

 E da quella zona grigia e ignota, che sarebbe poi rossa, il centrosinistra si sta allenando a frenare gli entusiasmi dell'europarlamentare. «Per ora a Roma sono candidato io di Azione, se vado col centrosinistra lo deve decidere il centrosinistra», ha detto Carlo Calenda, a L'Aria che tira su La7 a proposito della sua candidatura come sindaco di Roma. E ha fatto partire la prima bordata: «Se ci fosse stato un candidato solido questo problema non si sarebbe posto, penso che sarebbe più facile per il Pd appoggiare uno dei loro, ma uno dei loro non c'è». Il candidato solido sono io, dice neanche troppo tra le righe Calenda. Gli risponde a stretto giro il segretario del Pd capitolino Andrea Casu«Calenda divide e sta costruendo la sua candidatura contro tutto quello in cui il Pd crede: l'apertura e la partecipazione popolare per la scelta del candidato o il Governo di cui siamo parte fondamentale». «Sta facendo tutto da solo, la sua candidatura è una scelta legittima ma non condivisa», dice anche Tobia Zevi, uno dei nove candidati alle primarie Pd. 

Carlo Calenda si candida a sindaco di Roma: «Mi aspetto largo appoggio»

Il Pd vuole celebrare le primarie per scegliere il candidato sindaco con il rischio, corso in precedenza, che esca da quella selezione un candidato apprezzato all'interno della comunità di militanti ma poco conosciuto e incisivo nel bacino, ben più grande, di tutti gli elettori. E visto quel che sta dichiarando, i rapporti, con il Pd partono malissimo. Sentite cosa pensa delle primarie. Calenda: «Alle ultime primarie per Roma hanno votato in 40.000.

Se le primarie si fanno con numeri bassi diventano solo uno scontro tra truppe cammellate. Ne discuterò con loro, per carità, ma è un discorso un pò privo di senso. Gentiloni e Sassoli che ora vogliono come candidati, furono bocciati dalle primarie in cui sostennero Marino che poi il Pd ha levato. Capite?». Sfida diretta e frontale su tabù e totem come Marino e le primarie. E siamo ancora a ottobre. 

Calenda in tv: «Sì ho deciso, mi candiderò per fare il sindaco di Roma»

Alla domanda se manterrà la propria candidatura se il Pd presenterà un proprio candidato, Calenda ha replicato: «io sono in campo fino in fondo per fare un percorso più coesivo possibile. Con l'unità non solo si vince ma si governa. La città si risolleva solo se si è uniti». 

La questione interna che sta appassionando i dem in queste ore è quanto sia abbastanza di centrosinistra Calenda (le analisi del sangue in casa Pd le fanno spesso). Lui risponde con una sfida, elencando tutti i big del partito (anche ex come Renzi) al fianco dei quali ha lavorato. «Ho appena governato 5 anni con Letta, Renzi, Gentiloni - ha detto lui - Non devo dire di me se sono bravo e non ho pessimo carattere, sono passionale, ma per governare Roma serve passione. Se invece la preoccupazione del Pd è se saranno conservati degli assetti della città, allora deve essere chiaro che sarà difficile».

TENSIONE IN CASA PD  Calenda ha pure contestato l'affermazione degli esponenti Dem che lo accusano di aver promosso una scissione nel Pd subito dopo essere stato eletto al Parlamento europeo nelle liste del Pd: «Io sono uscito dal Pd, non dal gruppo Pd del Parlamento europeo Ue, questo per coerenza con il voto. Non ho fatto una scissione, non ho portato via nessuno, sono andato via da solo». Il leader di Azione, che ha criticato il governo sulla gestione della pandemia, ha anche detto che non rinuncerà a dire la sua sull'esecutivo sostenuto dal Pd, critiche comprese: «Che uomo sarei? Ma ad ogni critica corrisponde una proposta dettagliata».

Da quando è sceso in campo come candidato nella Città eterna, l'europarlamentare ha provocato una gran quantità di commenti (freddini), distinguo, precisazioni. Deve sottoporsi al rito delle primarie, dicono in coro tutti, anche e persino chi non si dice fan delle primarie

«Non sono un fan delle primarie, non ho mai sostenuto che fossero un carattere essenziale del Pd a differenza di molti miei compagni di partito. Le primarie sono un mezzo e non un fine». Lo scrive Andrea Orlando su Facebook. «Un mezzo però che in momenti difficili ha saputo mobilitare energie, rompere rendite e sclerotizzazioni e consentito a molti cittadini di partecipare ad una scelta grazie alla passione e al sacrificio di tantissimi volontari -spiega il vice segretario del Pd-. Detto questo, trovo assolutamente legittimo che Calenda si candidi a sindaco di Roma e altresì che decida di non partecipare alle primarie del centrosinistra». «Mi pare invece assai discutibile il tentativo di delegittimare lo strumento con argomenti stravaganti, richiamando i limiti ed incidenti di percorso. Ogni anno, purtroppo,la magistratura dopo ogni tornata elettorale apre inchieste su brogli e tentativi di brogli, voto di scambio e irregolarità di ogni genere. Nessuno si è, per fortuna, azzardato a dire che le elezioni non vanno fatte», conclude Orlando.

Il segretario cittadino del Pd Andrea Casu si mette le mani nei capelli e accusa: «Calenda ci divide!». Ma nella nota diramata che sa di cartellino giallo dice molto di più e ricorda che il Pd è vincolato al governo con il M5s, elemento evidentemente imprescindibile: «Quella di Calenda ad oggi, malgrado aperture e disponibilità nostra è una candidatura che lui sta costruendo contro tutto quello in cui il Pd crede: l'apertura e la partecipazione popolare per la scelta del candidato o il Governo di cui siamo parte fondamentale. Purtroppo ancora una volta divide e la destra brinda».

«La candidatura a sindaco di Roma di Carlo Calenda è una buona notizia. Essa si rivolge ai riformisti, quelli di sinistra e quelli di centro. È augurabile che vengano risposte positive dal PD e dalla tradizionale e vasta area che si raccoglieva intorno a Forza Italia», dichiara Fabrizio Cicchitto (Presidente Riformismo e Libertà).

 E infastidisce i dem anche l'endorsement di Lapo Elkan che su Twitter scrive «Carlo Calenda ama Roma e la porta nel suo cuore da sempre. Non c'è migliore candidato per riportare Roma a brillare in Italia e all'estero. Bisogna ripartire dalle periferie dimenticate da troppo tempo. Ripartire dagli ultimi e dalle loro esigenze». 

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