Berlusconi con Putin: «Kiev dica sì a Mosca». Ma poi fa retromarcia

Il Cavaliere a Napoli per la convention di Forza Italia: «Se inviamo armi entriamo in guerra». In serata: «Giusto aiutare chi si difende»

Berlusconi con Putin: «Kiev dica sì a Mosca». Ma poi fa retromarcia
di Gianluca De Rossi
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Venerdì 20 Maggio 2022, 21:44 - Ultimo aggiornamento: 21 Maggio, 11:25

Sarà stata l’aria del golfo o la vista che si ammira da Posillipo sulla città di Napoli e sul suo mare a dare nuove energie a Silvio Berlusconi. Sta di fa fatto che l’ex cavaliere ieri si è lasciato andare a un discorso programmatico: «Ora sento la responsabilità di tornare in campo». E il suo primo pensiero è stato sulla guerra: «No alle armi, l’Ue convinca l’Ucraina ad accogliere le richieste di Putin».

Parole che hanno fatto storcere il naso a molti.

E subito è arrivata la precisazione da FI: «La posizione del presidente Berlusconi e di FI non è cambiata ed è in linea con quella del Ppe, dell’Europa e della Nato. Nessuno in Occidente - neppure gli stessi ucraini - ha immaginato che la guerra per difendere l’Ucraina dovesse diventare una guerra di aggressione alla Russia. In questo quadro l’invio di armi come strumento difensivo a Kiev è doveroso».

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Il leader di Forza Italia, a Napoli per la convention del partito, lasciando il ristorante da Cicciotto, dove ha pranzato a Marechiaro insieme a Marta Fascina (e il suocero), dopo aver gustato un piatto a base di mozzarella, calamari e gamberetti fritti, scialatielli alle vongole, dolci napoletani misti e Fiano di Avellino, ha voluto snocciolare i punti di quella che sembra essere la sua nuova “discesa in campo”, refrain del 1994, dicendo: «Io sono un napoletano nato a Milano, un vulcano di idee, mi hanno sempre detto che sono come il Vesuvio».
 

 

IL CONFLITTO
Silvio Berlusconi, parlando della guerra in Ucraina, ha voluto ancora una volta marcare il terreno: «Non è pensabile immaginare un nuovo equilibrio in Europa orientale senza o contro Mosca, come non è pensabile che tale equilibrio si basi sulla conquista militare, sulla occupazione di Paesi liberi e sovrani che hanno tutto il diritto di tutelare la loro libertà con ogni mezzo necessario». Ma le sue parole sull’invio delle armi restano nell’aria: «Inviarle significa essere anche noi in guerra - ha detto il fondatore di FI -. Cerchiamo di far finire in fretta questa guerra. Se dovessimo inviare armi, sarebbe meglio non farne tanta pubblicità». Poi, ha parlato di pace: «Obiettivo da raggiungere al più presto. Credo che l’Europa unita debba fare una proposta di pace, cercando di far accogliere agli ucraini le domande di Putin», ricordando che le sanzioni alla Russia «hanno fatto molto male all’economia sovietica, si prevede un calo del Pil del 14%, ma hanno fatto male anche a noi. Con il grande dubbio sul gas: un’ipotesi sconvolgente perché ci porterebbe alla chiusura di migliaia di aziende, alla perdita di 3 milioni di posti di lavoro, al dilagare della povertà in Italia e dovremmo andare in giro d’inverno con il cappotto addosso in casa».

CONCORRENZA
Il presidente di Forza Italia ha voluto parlare anche della possibilità di trovare una soluzione sul ddl concorrenza, dopo il richiamo ai partiti di Draghi: «Dobbiamo proteggere gli imprenditori che, partecipando alle gare, dovessero perdere. Bisogna calcolare il valore della loro azienda e rimborsarli. Noi volevamo un po’ più di tempo ma va bene, abbiamo i giorni sufficienti, se dall’altra parte ci sarà razionalità e buon senso per fare tutto entro la fine del mese di maggio».
 

FI E CENTRODESTRA
Berlusconi è certo che il suo partito sia centrale nella coalizione del centrodestra, sostenendo che «senza FI sarebbe un destra-destra». «Federarci? Il centrodestra è federato, noi l’abbiamo fondato, noi l’abbiamo portato avanti», mandando un messaggio agli alleati divisi soprattutto sul futuro della Sicilia. E oggi parlerà alla convention del partito alla Mostra d’Oltremare di Napoli: «FI è passata dall’oltre il 20% al 10%, ora ritrovi forza e voti da parte di coloro che l’avevano già votata. Questo è dovuto al fatto che mi hanno buttato fuori dal Senato. Ho subito questa cosa e l’ha subita FI, sono tornato a fare un discorso in pubblico solo qualche settimana fa a Roma e adesso faccio il secondo discorso a Napoli. Sento la responsabilità di essere ancora in campo come l’ho sentita nel ‘94».

Forza Italia che, parola di Mara Carfagna, ha problemi e nessuno intende nasconderli: «In ciascun partito ci sono dei problemi, ci sono difficoltà, ci sono ostacoli - ha detto la ministra per il Sud -. Noi siamo al lavoro per superarli, ne siamo consapevoli, ma credo che in qualunque partito ci sono problemi e nessuno intende nasconderli». E il fondatore di FI ha voluto toccare una delle “spine” nel fianco del partito, su quel cambio al vertice in Lombardia con Licia Ronzulli coordinatrice e le relative polemiche: «Inserire Ronzulli mi è stato richiesto da tutti i lombardi. Sono stati fuochi d’artificio costruiti dalle televisioni e dai giornali».
 

MARADONA
Silvio Berlusconi, sempre in campo anche nel calcio, presidente di quel Monza che si sta giocando la promozione in serie A, ieri ha seguito quell’omaggio a Maradona, con la visita all’altare pagano del campione argentino, nel cuore dei Quartieri Spagnoli, di Antonio Tajani con il capogruppo del Ppe all’Europarlamento, Manfred Weber e, per completare il rito, l’ex calciatore Giuseppe Incocciati. Tutti in raccoglimento come davanti al sangue di San Gennaro. E chissà se Berlusconi ha chiesto al Santo quel doppio miracolo calcistico che è nei suoi sogni: Milan campione d’Italia e Monza in serie A.
 

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