Beppe Grillo copre Di Maio: ok al terzo mandato. «Fronte repubblicano»

«Fronte repubblicano». E Beppe copre Di Maio: ok al terzo mandato
di Simone Canettieri
4 Minuti di Lettura
Domenica 11 Agosto 2019, 11:04 - Ultimo aggiornamento: 16:39

«Una boccata d'ossigeno». Luigi Di Maio accoglie il post di Beppe Grillo come una «copertura totale», soprattutto in vista dell'assemblea congiunta dei parlamentari in programma domani. « Beppe è con noi ed è sempre stato con noi», esulta infatti il Capo politico, scrollandosi di dosso le critiche interne che da mesi lo rincorrono. Grillo, con un doppio salto carpiato, nel suo post ermetico (La coerenza dello scarafaggio) apre alla deroga al secondo mandato per tranquillizzare i big (a partire da Di Maio) che sarebbero esclusi dal ritorno alle urne: «Io non vorrei che la gente abbia confuso la biodegradabilità con l'essere dei kamikaze. Noi ci muoviamo sinuosi nel mondo e i nostri nemici pregano che la coerenza, solo la nostra, sia una sorta di colonna vertebrale di cristallo: non vi preoccupate sono talmente coerenti che si spezzano piuttosto che sopravvivere! Questo pensano, pure molti sprovveduti al nostro interno».

Beppe Grillo non vuole il voto: «No ai barbari». ​Di Maio: «Beppe è con noi»

Manovre anti-voto, ecco il piano
 





GLI SCENARI
Questo è il piano B, poi c'è lo scenario a cui stanno lavorando tutti nel M5S - dall'ultimo dei peones ai ministri e capigruppo -: trovare un accordo con il Pd, o almeno con più parlamentari dem possibili. Da unire a quelli di Leu e a pezzi di Forza Italia, più il gruppo misto. Obiettivo: governo di transizione, con dentro il taglio dei parlamentari e dunque il voto chissà quando.

Anche se «per me sarebbe comunque a perdere», dice un big pentastellato al Senato, convinto che non solo l'«operazione» non si farà ma che, se anche dovesse andare in porto, sarebbe solo il prolungamento di un'agonia che nel frattempo darebbe maggiore forza a Matteo Salvini. Tra i mille dubbi di queste ore, intanto, c'è appunto la copertura di Grillo: «Dobbiamo fare dei cambiamenti? Facciamoli subito, altro che elezioni, salviamo il paese dal restyling in grigioverde dell'establishment, che lo sta avvolgendo».

I contatti tra grillini e Pd a trazione renziana (e non solo) sono frenetici. Nicola Morra, presidente della commissione antimafia e uno dei pochi ammessi al vertice di sei ore di venerdì scorso, parla di «nuovo corso». In questo momento tutte le anime del M5S sembrano essersi compattate nel tentativo di abbocco con i dem. «Ciao, ma davvero vuoi lasciare il Paese a Salvini? Qui serve un Comitato di liberazione nazionale», scrivono nelle chat i pentastellati ai nuovi amici renziani che fino all'altro ieri detestavano. Tra i più attivi Francesco D'Uva, capogruppo alla Camera e Sergio Battelli, tesoriere M5S. «Ma figurati sono loro che ci stanno cercando perché non vogliono andare a casa», rispondono tanti deputati e soprattutto senatori M5S in piena sindrome da areggeme che t'areggo. E così nel M5S è tutto «un citofonare Lega» per sapere con chi prendersela davanti ai provvedimenti bloccati e che non vedranno mai la luce. I peones grillini - così come quelli renziani - sono pronti a tutto. E adesso che c'è anche il bollino di Grillo si può (quasi) stare sereni. Tanto che anche Alessandro Di Battista, l'unico sulla carta danneggiato da un altro governo, tira un sospiro di sollievo: «Per Ale l'importante in questo momento è rimanere uniti».

In questo caos, tra fatalismo e scongiuri, ci sono poi i ministri grillini. Alcuni di loro si sono un po' risentiti per non essere stati invitati al vertice di venerdì convocato da Di Maio (gli unici presenti erano Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro, immancabili). Tutti gli altri sono in vacanza: Giulia Grillo sulle montagne del Trentino, Barbara Lezzi nel suo Salento, Sergio Costa nel Cilento e così via. «Luigi poteva anche coinvolgerci», è lo sfogo generale. Ma sono appunto dettagli. La corsa del M5S è affannosa. Di Maio assicura che con Dibba e Casaleggio la sintonia è totale per ritornare al voto. Ma prima: il taglio dei parlamentari, oggetto dello sprint M5S con la raccolta firme già nell'assemblea di domani. Intanto Rousseau sta per accendere il motore: gli iscritti potrebbero votare un eventuale accordo per un'altra maggioranza che porti al governo o la deroga al secondo mandato.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA