Bellanova: «Assurdo contrapporre lavoro e ambiente. Dai dem cultura anti-impresa che allarma»

Bellanova: «Assurdo contrapporre lavoro e ambiente. Dai dem cultura anti-impresa che allarma»
di Barbara Jerkov
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Sabato 7 Dicembre 2019, 00:49 - Ultimo aggiornamento: 10:58

Ancora un vertice fiume, ministro Bellanova, finito in serata con un rinvio dell’introduzione delle nuove tasse. Soddisfatta?
«Abbiamo fatto tutto quello che era in nostro potere. E non mi rassegno. La sugar tax è una aberrazione. Siamo riusciti a farla slittare a ottobre e nei prossimi mesi continueremo a dare battaglia per abolirla. Non ci arrendiamo. Anche perché nel vertice di ieri mattina le risorse disponibili per rimuovere Plastic tax e Sugar tax, gli ultimi due balzelli rimasti dopo le nostre insistenze, erano sul tavolo ma alla nostra richiesta di salvaguardare un pezzo rilevante del nostro sistema produttivo parti della maggioranza hanno risposto niet. Inaccettabile. Inaccettabile innanzitutto perché posta così è sembrata in tutta evidenza un dispetto fatto ad Italia Viva. Ma poi è inaccettabile per le motivazioni addotte: contrapporre in questo modo lavoro e ambiente, mentre quello stesso sistema si è dichiarato disponibile alla transizione e alla riconversione, è da stolti. Significa non conoscere il Paese. Se il Pd pensa che il problema del Paese sono le imprese lo dica con chiarezza. Per me la priorità è tenere insieme lavoro e ambiente. È possibile. Sfido chiunque su questo terreno».

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Il Pd vi accusa di fare il gioco delle multinazionali. Cosa risponde?
«Metterla in questo modo è da miserabili. Io penso ai lavoratori. A quelli delle piccole e medie imprese coinvolti. Oltre a indebolire la nostra battaglia in Europa contro le etichette a semaforo, la Sugar tax allontana investimenti nel Paese e mette a rischio la tenuta di un settore in calo da 10 anni. Ci sono a a rischio più 5mila occupati senza considerare l’indotto. Circa l’80% delle Pmi passerebbe da un utile a una perdita, con un risultato operativo negativo. Quando alle multinazionali, dovremmo preoccuparci di attrarre gli investimenti, invece che metterli in fuga: questa cultura anti-impresa che sta emergendo alla nostra sinistra mi preoccupa alquanto».

Lo stesso Conte ha detto che bisogna abbassare le tasse, ma ogni partito della coalizione ha un’idea diversa dell’imposta da eliminare. Che giudizio da della mediazione del premier?
«La mediazione si fa con i fatti, non a parole. Senza farsi strattonare. Il premier ha detto al Paese che non ci saranno nuove tasse. Adesso ci aspettiamo coerenza». 

Il punto è soprattutto come trovare il mezzo miliardo che servirebbe. Qual è la vostra proposta?
«Le risorse ieri mattina c’erano. Il punto è l’incomprensibile ostilità del Pd e la scelta di dirottarle altrove. Se non esistono totem, non capisco perché Reddito e Quota 100 sono intoccabili». 

Italia Viva non ama particolarmente i vertici, mi pare. Perché non avete partecipato a quello sul Salva Stati?
«Sì, è vero, lo confesso: non amiamo molto i vertici di maggioranza stile prima Repubblica. Il confronto che ci interessa è, come stiamo dimostrando, quello nel merito. I litigi per capire a che punto è la foto di Narni li lasciamo agli altri. Sul Mes abbiamo detto con chiarezza quello che pensiamo ed è bene che se ne discuta in Parlamento». 

Infine la prescrizione: crede possibile un’intesa con M5S, come dice il Pd? Secondo il forzista Costa è solo una perdita di tempo e dovreste convergere sul suo disegno di legge per il rinvio già incardinato alla Camera.
«Il nostro è uno Stato di diritto, il giusto processo deve avere una durata ragionevole e non può durare all’infinito. Populismo e giustizialismo si tengono. Ed io non sono né populista né giustizialista. Noi dobbiamo garantire una giustizia giusta, veloce, efficiente ed efficace e per far questo l’obiettivo deve essere uno solo: lavorare tutti per evitare processi eterni. Giustizia e giustizialismo non sono e non possono essere la stessa cosa».

Un’ultima domanda, ministro. In queste ore tutti, ma proprio tutti, i partiti di maggioranza si accusano l’un l’altro di puntare al voto. Renzi dice: non vorrei, ma se costretti siamo pronti. Quanto può andare avanti il governo in queste condizioni?
«La buona politica è anche costante verifica delle condizioni date. Italia Viva ha voluto questo governo nel solo interesse del Paese. Se questa condizione non è pienamente soddisfatta ci regoleremo di conseguenza».

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