Ue, record dell’Italia
per le procedure d’infrazione
Portogallo il migliore

Ue, record dell’Italia per le procedure d’infrazione Portogallo il migliore
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Giovedì 4 Luglio 2019, 18:43
 BRUXELLES Per quanto riguarda l'applicazione delle norme del mercato unico e il livello di apertura e di integrazione di determinati mercati, la Commissione ha valutato gli Stati assegnando tre cartellini: verde per risultati eccellenti nei diversi ambiti, giallo per chi è nella media, rosso per chi si trova in posizione inferiore alla media. In generale i paesi che hanno ottenuto i risultati migliori sono Portogallo, Slovacchia, Finlandia, Svezia e Lituania, mentre Spagna, Italia, Grecia e Lussemburgo hanno totalizzato il numero maggiore di cartellini rossi e gialli. Nel quadro Ue pubblicato dalla Commissione per l'Italia viene evidenziato che per le infrazioni i settori problematici sono ambiente (15 procedimenti), di cui 5 riguardanti la gestione dei rifiuti, 4 l'inquinamento atmosferico, 3 la protezione e la gestione delle risorse idriche; 8 procedimenti riguardanti i trasporti; 8 procedimenti nel settore delle imposte indirette. Complessivamente si tratta del 66% di tutti i procedimenti pendenti. La durata media di un procedimento è 49,2 mesi per i 37 procedimenti non ancora trasmessi alla Corte (ultima relazione: 54,4 mesi). Nonostante la riduzione di 5,2 mesi, l'Italia resta lo Stato membro al secondo posto per la durata dei procedimenti. Anche se recentemente ha risolto 7 procedimenti con una durata media di 3 anni, la durata degli altri procedimenti in corso (in particolare 14, di durata compresa tra 5 e 14 anni) sta aumentando e ha in proporzione un maggior impatto sul calcolo della durata media. La media  Ue è 38,1 mesi. Quanto all'esecuzione delle sentenze della Corte, occorrono 20 mesi per i 7 procedimenti in questa fase e chiusi negli ultimi 5 anni (ultima relazione: 16,4 mesi). C'è un aumento di 3,6 mesi perchè 2 procedimenti con tempi rapidi (4 mesi in media) hanno superato i 5 anni e non fanno più parte del calcolo. L'Italia si posiziona al di sopra della soglia di 18 mesi ma ancora ben al di sotto della media Ue (28,2 mesi). Per quanto concerne il 'deficit di recepimentò, cioè la percentuale di disposizioni non convertite in leggi nazionali nei tempi previsti, nel 2018 è stato dello 0,8% a fronte della metà nel 2017. L'Italia ha raddoppiato il deficit del dicembre 2017. Attualmente è superiore alla media Ue (0,7%), ma è ancora in linea con la soglia dell'1%. Ciò premesso, l'Italia ha recepito 17 delle 23 direttive (74%) con una data di recepimento entro un periodo di 6 mesi prima della data limite per il calcolo (da giugno a novembre 2018 compreso. Ciò dimostra che l'Italia, indica Bruxelles, 'potrebbe anche migliorare ulteriormente il recepimento tempestivo delle direttive sul mercato unicò. Le direttive in sospeso sono 8 (4 nel 2017), compresa quella sui requisiti tecnici per il controllo di tessuti e cellule umani ferma da oltre 2 anni. Il ritardo medio è 9,8 mesi (contro 16 mesi precedenti), con una netta diminuzione di 6,2 mesi e seconda diminuzione più; elevata della durata dei casi, anche se è ancora al di sopra della media Ue (8,4 mesi). L'Italia ha una direttiva da lungo tempo in sospeso (da 2 anni o più), ma la maggior parte delle altre direttive in sospeso (6/7) lo sono da meno di 6 mesi. Infine il deficit di conformità: 1,2% (contro 0,7%) Dopo i 'buoni progressi« compiuti tra novembre 2013 e dicembre 2017, in cui l'Italia ha diviso quasi per 4 il numero di direttive presumibilmente recepite in modo scorretto (da 27 a 7), la tendenza si è invertita. Con 12 direttive di questo tipo, ora l'Italia si trova ben al di sopra della media Ue (0,8%) e in un gruppo di 8 Stati membri il cui deficit è più del doppio dell'obiettivo proposto nell'atto per il mercato unico.
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