Balneari, stop proroga concessioni dal 2023 e freno al caro-ombrellone: via libera dal Cdm

Ok definitivo del Consiglio dei ministri, all'unanimità, all'emendamento al ddl sulla concorrenza

Balneari, stop proroga dal 2023 e freno al caro-ombrellone: le gare legate a investimenti
di Alberto Gentili
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Martedì 15 Febbraio 2022, 14:44 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 12:11

Dopo anni di attesa e con la pistola puntata della maxi-multa dell’Unione europea, arriva la riforma delle concessioni balneari: 1° gennaio del 2024 saranno assegnate con gara pubblica. A spingere sull’acceleratore è stato Mario Draghi, con la sponda decisiva dei ministri leghisti Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia, che già dall’autunno scorso avrebbe voluto mettere fine alla lunga querelle. Le novità non sono poche. Nella riforma ci sono la tutela delle piccole imprese familiari, l’indennizzo al concessionario uscente, il divieto di proroghe e rinnovi automatici. Previsti anche interventi contro il caro-ombrellone e l’obbligo di consentire l’accesso al mare.
Al via libera il governo è arrivato senza eccessivi patemi, grazie alla mediazione condotta da Draghi assieme a Garavaglia (Turismo) sostenuto da Giorgetti (Sviluppo). Tant’è che il provvedimento, tenuto coperto fino all’ultimo momento, è stato approvato all’unanimità dal Consiglio dei ministri. Superando due soli ostacoli. Il primo: all’inizio della riunione la forzista Maria Stella Gelmini (Regioni) ha proposto di rinviare il via libera a venerdì «per approfondimenti». Ma Draghi ha tirato dritto: «Il varo deve avvenire oggi».

 

IL MONITO DI DRAGHI
Ai ministri il premier ha poi chiesto l’impegno a far approvare in fretta in Parlamento la delega e i decreti legislativi delegati entro l’anno. Il secondo: il 5Stelle Stefano Patuanelli (Agricoltura) ha chiesto una sospensione di mezz’ora «per valutare bene il testo». Una richiesta apparsa ai colleghi un modo per certificare l’esistenza in vita del Movimento. La prova: il confronto è ripreso senza ulteriori intoppi. Ma la vera novità che porta con sé la riforma dei balneari, è la manifesta saldatura tra Draghi e Giorgetti, ancora una volta in rotta di collisione con il suo capo (non a caso Salvini in serata boccia l’intesa parlando di «miglioramenti» in Parlamento). E per nulla disposto il ministro dello Sviluppo, di sponda con il premier, a trasformare l’ultimo anno di governo nel campo di battaglia elettorale della Lega e degli altri partiti. 
«Il testo adottato con il protagonismo dei ministri leghisti», sottolineano a sera a palazzo Chigi, «è il migliore possibile: concilia le esigenze di concorrenza con alcune forme di tutela dei concessionari, in particolare i piccoli che hanno in queste attività la principale forma di sostentamento».

Le norme, che prorogano al 31 dicembre 2023 le concessioni in essere e premiano nelle gare chi garantirà investimenti e la tutela del paesaggio, entreranno nel disegno di legge sulla concorrenza fermo al Senato. E verranno dettagliate, entro 6 mesi, da vari decreti legislativi che tra l’altro dovranno fissare il tetto massimo di concessioni di cui si può essere titolari.
 

LO SCUDO PER I PICCOLI
Una delle novità più attese è lo “scudo” per le aziende familiari titolari di una sola concessione che negli ultimi 5 anni hanno «utilizzato» il lido «quale prevalente fonte di reddito».

Previsto inoltre un indennizzo, da definire con decreto legislativo, «da riconoscere al concessionario uscente» sia per gli investimenti compiuti, sia per l’avviamento dell’attività.

La riforma punta poi a favorire le piccole imprese, salvaguardando l’occupazione: «in sede di affidamento della concessione» si terrà conto «dell’eventuale frazionamento in piccoli lotti delle aree demaniali, al fine di favorire la massima partecipazione delle microimprese e piccole imprese, indicando un numero massimo di concessioni». E andrà garantita con clausole ad hoc «la stabilità occupazionale del personale impiegato nell’attività del concessionario uscente».

La durata delle concessioni balneari, che non potranno essere rinnovate o prorogate automaticamente, dovrà coprire «un periodo non superiore a quanto necessario per garantire al concessionario l’ammortamento e l’equa remunerazione degli investimenti autorizzati». In più, una quota del canone dovrà andare a «tutela delle coste» e al miglioramento delle spiagge libere. E qui si inserisce anche la norma contro il caro-ombrelloni, tenendo «in «adeguata considerazione, ai fini della scelta del concessionario, la qualità e le condizioni del servizio offerto agli utenti». Obbligo poi di consentire il «libero e gratuito accesso» alla battigia.
Non mancano i distinguo. Salvini, pur essendo noto a tutti che alla stesura del testo avesse lavorato Garavaglia, ne ha preso le distanze. E ha fatto sapere che «da domani lavorerà a migliorarlo in Parlamento». Immediata la risposta del Pd con Antonio Misiani: «Assistiamo ancora una volta a una inammissibile doppiezza e inaffidabilità della Lega». Durissima Giorgia Meloni: «Oggi Draghi ha compiuto un atto di esproprio a danno di 30 mila imprese balneari».

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