Autonomia, i sindaci frenano: «Meno potere alle Regioni»

L’Anci chiede modifiche alla legge quadro. Oggi esame del testo in Conferenza unificata

Autonomia, i sindaci frenano: «Meno potere alle Regioni»
di Andrea Bassi
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Giovedì 2 Marzo 2023, 00:06 - Ultimo aggiornamento: 10:59

A un mese esatto dalla sua approvazione “preliminare” in consiglio dei ministri, la legge quadro di Roberto Calderoli sull’autonomia differenziata arriva in Conferenza unificata. Il passaggio non sarà semplice. I sindaci, guidati dal presidente dell’Anci Antonio Decaro, si presenteranno all’appuntamento di oggi con un corposo pacchetto di “emendamenti” alla proposta Calderoli.

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Autonomia, i sindaci frenano

La principale preoccupazione dei primi cittadini è che l’autonomia, così come disegnata dal ministro leghista, comporti una sorta di nuovo “centralismo regionale”.

Si dia, cioè, troppo potere ai governatori a scapito dei sindaci. Ci sono fondi statali ai quali i Comuni attingono e c’è preoccupazione che possano cambiare i criteri di riparto se la competenza dovesse passare alle Regioni. I timori maggiori riguardano il trasporto pubblico locale e i finanziamenti legati alla scuola. Ma non c’è solo questo. Le richieste di modifica sono diverse. Il pacchetto di emendamenti è stato predisposto dopo una lunga discussione nell’Associazione dei Comuni dove sono emerse sensibilità diverse sul tema. Ma nonostante questo i sindaci di tutta Italia sono riusciti ad esprimere una posizione comune sul provvedimento. Il giudizio dell’Anci, dunque, per ora è “sospeso”.

Dove penderà l’asticella dipenderà dalle risposte che darà oggi il governo. Ma la domanda più insistente nelle ore che precedono la Conferenza è: che farà Calderoli di fronte alle richieste di modifica? Le ipotesi sono diverse. C’è chi pensa che il ministro potrebbe provare a fare una forzatura politica. Acquisire cioè, un parere positivo che prenda semplicemente atto della posizione dell’Anci. Ma si tratterebbe, con tutta evidenza, di un vulnus alla legge sull’autonomia. Se invece il parere della Conferenza unificata conterrà dei “rilievi” come chiesto dall’Anci, il testo della legge Quadro dovrà tornare in consiglio dei ministri per una nuova deliberazione prima di essere trasmesso in Parlamento. Si vedrà. Certo che a dare peso al passaggio in Conferenza unificata e, dunque, a un accordo ampio sul testo, era stato lo stesso governo con l’approvazione solo “preliminare” del provvedimento in consiglio dei ministri. 


Ma c’è anche un altro punto rilevante nell’iter bizantino che sta assumendo il processo di cessione alle Regioni del Nord delle competenze dello Stato. Mentre la legge sull’autonomia non è ancora arrivata in Parlamento, il processo che dovrebbe portare al trasferimento delle materie sta andando avanti in gran silenzio. Il ministero ha già prodotto un documento di 81 pagine con il quale ha effettuato una ricognizione di tutte le competenze dello Stato contenute nelle 23 materie elencate dalla Costituzione. Una lista sconfinata di poteri, prerogative e fondi, che Veneto e Lombardia vorrebbero acquisire. Ma soprattutto un elenco che, ancora una volta, ricalca quanto già scritto nelle pre-intese del 2019 bloccate dopo una sollevazione generale. 


LA SQUADRA
Al lavoro di analisi che sta conducendo Calderoli, collabora una Commissione nella quale c’è una presenza in forze della squadra di Luca Zaia, quella che aveva trattato le vecchie intese tra Stato e Regione Veneto nel 2018 e nel 2019. A partire da Mario Bertolissi, costituzionalista dell’Università di Padova, che quella delegazione l’aveva guidata nelle trattative con Roma. O Andrea Giovanardi, docente di diritto tributario, altro membro della delegazione della Regione Veneto. Quest’ultimo sarebbe accreditato da diversi rumors come in corsa per la strategica presidenza della Commissione tecnica per i fabbisogni standard. Si tratta dell’organismo che dovrà decidere le risorse da assegnare alle Regioni per finanziare i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni. Qualche giorno fa l’ex ministro del Sud, Giuseppe Provenzano e l’ex sottosegretario al ministero dell’Economia, Maria Cecilia Guerra, entrambi del Pd, hanno presentato un’interrogazione al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e allo stesso Calderoli, per sapere se queste indiscrezioni fossero vere, chiedendo al governo di «soprassedere» a questa nomina che costituirebbe una evidente «sgrammaticatura» istituzionale. 

 

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