Autonomia, l'ok di Salvini a Mattarella: «Testo migliorabile alle Camere»

Autonomia, l'ok di Salvini a Mattarella: «Testo migliorabile alle Camere»
di Simone Canettieri
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Martedì 5 Marzo 2019, 08:49 - Ultimo aggiornamento: 14:42

ROMA «Ci stiamo lavorando, tutto è migliorabile». Il vicepremier Matteo Salvini apre alla possibilità di emendare l'Autonomia differenziata. Il leader della Lega, lasciando la Camera dopo una conferenza stampa, aggiunge altri particolari: «Bisognerà anche sentire il Capo dello Stato - dice a Il Messaggero - di sicuro se qualcuno ha due o tre idee buone e migliorative del testo va ascoltato. A una condizione: che in aula poi non si smonti un lavoro di sette mesi».

La linea del Colle che punta a coinvolgere il parlamento affinché non si arrivi a uno Spacca-Italia, con danni per il Sud e per la Capitale, prende quota. I presidenti delle Camere, Roberto Fico ed Elisabetta Casellati, dopo aver chiesto nei giorni scorsi un «consiglio» al presidente Sergio Mattarella stanno cercando il veicolo migliore per fare in modo che la riforma sia discussa e modificata, qualora ce ne fosse bisogno, dalle Aule. Un intervento legislativo che dovrà arrivare - e anche il premier Giuseppe Conte la pensa così - prima che avvenga l'intesa tra Palazzo Chigi e le tre regioni interessate (Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna).

Su questo punto il M5S non intende arretrare. Non a caso, i principali paletti alla riforma arrivano dai dicasteri pentastellati (Ambiente, Sanità e Trasporti). Una questione di doppio merito: il Sud per il Movimento di Luigi Di Maio, soprattutto in questa fase, è un serbatoio di voti intoccabili. Motivo per il quale anche Forza Italia potrebbe spaccarsi. Con una parte di azzurri pronti a rivedere il testo in Aula in maniera profonda. A lanciare l'allarme è stato il presidente dell'europarlamento Antonio Tajani, ma ci sono decine di senatori e deputati di FI, provenienti dall'Italia centro-meridionale, intenzionati a non concedere sconti alla riforma cara alla Lega. Una porzione di forzisti, importante e cospicua, che si oppone al fronte del Nord: che va dall'emiliana Anna Maria Bernini, capogruppo al Senato, passando per il governatore azzurro-sovranista Giovanni Toti, fino agli eletti veneti e lombardi.

L'ESAME
La prova delle autonomie sarà anche il primo esame per il neo segretario del Pd Nicola Zingaretti. Nel duplice ruolo di leader e governatore del Lazio, dunque parte in causa. Che proprio ieri da Torino, in compagnia di Sergio Chiamparino, ha detto: «Ho iniziato ad ascoltare i presidenti delle giunte regionali del centrosinistra, il prossimo passo sarà mettere in campo una nuova proposta di tutto il centrosinistra sul tema delle autonomie». Zingaretti dovrà trovare un equilibrio tra le posizioni di Stefano Bonaccini (anch'egli parte in causa) e i barricaderos Michele Emiliano e Vincenzo De Luca, pronti a tutto pur di non far passare l'Autonomia. L'apertura di Salvini tiene conto delle difficoltà di chiudere la partita prima delle Europee. Tanto che il governatore lombardo Attilio Fontana ammette: «Non sono tanto preoccupato dal ritardare, ma dall'imboscare e impaludare la cosa».

Da Fratelli d'Italia, il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli aggiunge un altro spunto: «Il nostro ordinamento prevede due procedure sulla materia: quella di rango costituzionale con le 4 letture tra Camera e Senato oppure quella prevista dall'articolo 116 della Costituzione, limitatamente ad alcune materie e dopo aver normato l'applicazione dell'articolo citato. Se si vuole utilizzare questa procedura semplificata occorre quindi approvare prima una legge che regolamenti l'uso del 116. Questo devono chiedere i presidenti delle Camere al Governo».
 

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