Nel day-after del via libera del governo all’autonomia differenziata voluta dalla Lega, esplode la rivolta. I governatori del Sud vanno all’attacco: «Così spaccano il Paese». Il Pd, i 5Stelle, Cgil e Uil annunciano «mobilitazioni di piazza» contro una riforma che «crea cittadini di serie A e B». Il Forum del Terzo Settore invoca lo stop del «regionalismo delle disuguaglianze». E mentre qualche crepa si apre già nella maggioranza, con Silvio Berlusconi che parla di «miglioramenti in Parlamento», perfino nel governo si agitano le acque. E non poco.
Federalismi di parte/ I buchi neri di una riforma che l’Italia non merita
Autonomia, sulla sanità stop di Schillaci
Dal ministro della Salute, Orazio Schillaci arriva un mezzo altolà: «Per la Sanità è necessario che le Regioni siano in qualche modo guidate dal ministero della Salute.
Sul piede di guerra pure il fronte sanitario. Ecco Filippo Anelli, presidente dell’Ordine dei medici: «La riforma mette a rischio la tenuta del Servizio sanitario nazionale e aumenterà la disuguaglianze tra le Regioni, quelle più povere avranno servizi inferiori. C’è forte preoccupazione». Ed ecco Pierino Di Silverio, segretario del sindacato dei medici ospedalieri: «L’autonomia è un provvedimento di disgregazione sociale, va nel senso di una disintegrazione di ciò che resta di un welfare che in Italia è già ai minimi termini e in profonda crisi». Insomma: «La Sanità diventerà un affare da ricchi, e la qualità delle cure dipenderà dalla fortuna di nascere in una parte ricca del Paese». In allarme pure Francesco Perrore, presidente dell’Associazione degli oncologi: «L’autonomia è una strada che aumenterà le disuguaglianze tra Nord e Sud e penalizzerà i pazienti». Più o meno la posizione di Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Terzo Settore: «C’è il rischio concreto del “regionalismo delle disuguaglianze”».
Attilio Fontana, governatore leghista della Lombardia, prova a tranquillizzare: «Non ci sarà nessun territorio che soffrirà, anzi le aree più svantaggiare potranno rilanciarsi». Al tentativo si unisce Luca Zaia, presidente del Veneto: «Questa non è la secessione dei ricchi e tanto meno un’operazione occulta per distruggere parte del Paese». Peccato che sono tanti i governatori di parere opposto. Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna e candidato alla segreteria del Pd, la mette così: «L’autonomia differenziata è un pasticcio clamoroso. Bisogna mobilitarsi per fermarla ed evitare che si spacchi il Paese». Enzo De Luca, governatore della Campania, incalza: «Chi come Meloni parla sempre di Nazione, ora ne avvia la distruzione. L’autonomia divide l’Italia sui grandi servizi di civiltà: sanità pubblica e scuola pubblica statale». La sintesi: «Si condanna il Sud al degrado». All’attacco si unisce Michele Emiliano, presidente della Puglia: «Calderoli dice che l’autonomia servirà a superare le differenze tra Nord e Sud. La smetta di prenderci in giro, ma forse crede che siamo tutti deficienti».
LE REPLICHE
Non tarda la replica di Matteo Salvini e del padre della riforma, Roberto Calderoli. Dice il segretario leghista: «Se in alcune Regioni il livello di assistenza sanitaria è scadente è per l’incapacità di alcuni governatori, penso a De Luca e a Emiliano che chiacchierano e per anni non hanno fatto nulla». E afferma il ministro delle Regioni: «Mi dicano dove è scritto che spacchiamo l’Italia. Piuttosto la riforma deve correre come un pilota da rally». E mentre il Pd con Bonaccini ed Elly Schlein lancia la «mobilitazione in piazza» con i 5Stelle che si associano, scendono sul piede di guerra i sindacati. Il leader della Cgil, Maurizio Landini: «E’ sbagliato e inaccettabile dividere ancor di più l’Italia. Daremo battaglia». Il capo della Uil, Pierpaolo Bombardieri si rivolge a Meloni: «Qui si mina dalle fondamenta la coesione nazionale. Il governo non spacchi il Paese». E la Cisl, con Ivana Barbacci leader del sindacato della scuola: «La salvaguardia dell’unità si garantisce anche attraverso il pieno rispetto del carattere unitario e nazionale del sistema dell’istruzione».