Autonomia, stop dei sindaci: «Niente fughe in avanti». Rinviato l’esame della legge

Salta il parere della Conferenza unificata sul testo di Calderoli. Posizioni distanti. Il presidente dell’Anci scrive al ministro: «Serve più tempo, dobbiamo confrontarci»

Autonomia, stop dei sindaci: «Niente fughe in avanti». Rinviato l esame della legge
di Andrea Bassi
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Mercoledì 22 Febbraio 2023, 00:32 - Ultimo aggiornamento: 08:54

 Lo stop è arrivato in zona Cesarini. A poche ore dal primo importante passaggio della legge sull’Autonomia nella Conferenza unificata alla quale partecipano le Regioni, il governo e i Comuni. Sono stati questi ultimi a chiedere al ministro degli Affari Regionali, Roberto Calderoli, di evitare «fughe in avanti» su un tema così «importante» e «divisivo». Così il parere sulla legge Quadro che avrebbe dovuto dare la Conferenza unificata è stato cancellato dall’ordine del giorno. Se ne riparlerà a marzo, come ha confermato il governatore della Regione Toscana Eugenio Giani, componente dell’ufficio di presidenza della Commissione, parlando ieri a un convegno della Uil sul tema dell’autonomia differenziata. 

A scrivere a Calderoli per rinviare la discussione, è stato il presidente dell’Anci, il sindaco di Bari Antonio Decaro.

Nella sua lettera, Decaro ha posto la necessità «di avere più tempo a disposizione». Su argomenti così «impattanti per l’assetto costitutivo della nostra Repubblica», si legge nella lettera, è necessario che il parere «sia reso dopo un processo di ascolto quanto più ampio possibile all’interno della nostra associazione che rappresenta quasi 8 mila sindaci». Decaro chiede «il coinvolgimento di tutti i soggetti istituzionali» evitando «fughe in avanti o tempi accelerati». 

IL COINVOLGIMENTO

I Comuni, insomma, lamentano di non essere stati coinvolti abbastanza fino ad oggi in un processo che avrà impatti rilevanti anche su di loro. Il tenore della lettera lascia intendere che i tempi di questo “ascolto” dei sindaci, non saranno brevi. Per adesso il parere sull’autonomia è stato ricalendarizzato al primo marzo, anche per attendere gli esiti del congresso per l’elezione del nuovo segretario del Partito Democratico. Ma non è escluso che l’esame possa ancora slittare. Il governo ha bisogno che il parere della Conferenza unificata sia unanime, altrimenti il progetto Calderoli partirebbe zoppo. Non solo. Il provvedimento prima di essere trasmesso al Parlamento dovrà tornare in consiglio dei ministri per la sua approvazione definitiva e il governo dovrà tenere conto dei rilievi che saranno fatti dalle Regioni e dai Comuni. Alcuni dei paletti che potrebbero essere richiesti li ha elencati ieri lo stesso governatore della Toscana Giani. Il primo è che le intese dovranno tenere conto delle specificità locali. Non è possibile, insomma, che ogni Regione possa chiedere tutte le 23 materie senza spiegare perché un determinato servizio può essere svolto meglio, e a costi minori, dai governatori piuttosto che dallo Stato centrale. La seconda richiesta di modifica riguarderà sicuramente il ruolo del Parlamento, che non potrà essere ridotto, come secondo i critici fa la legge Quadro di Calderoli, a un semplice «passacarte». Il terzo punto riguarda i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni che, ha spiegato Giani, non dovranno prescindere da una valutazione economica. 

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I PASSAGGI

Ma se la legge Quadro rallenta il suo iter, anche la definizione dei Lep segna il passo. Se ne deve occupare la Cabina di regia politica guidata dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Il lavoro della Cabina di regia dovrebbe essere affiancato da una segreteria tecnica di 12 membri che non è stata ancora nominata. Così come è ancora senza presidente la Commissione tecnica sui fabbisogni standard che ha un ruolo centrale nella parte tecnica. Per ora sono solo circolati i nomi di un “comitato” di esperti scelti da Calderoli (ma non previsti dalla legge), tra i quali, tra le altre cose, spiccano diversi nomi scelti tra coloro che avevano “negoziato” per il Veneto le intese con lo Stato del 2018 (poi cassate per la sollevazione generale). 
Intanto ieri contro l’autonomia si è schierato anche il leader della Uil Pierpaolo Bombardieri. Si tratta, ha detto, di un progetto che «non colma i divari» tra le diverse aree del Paese. «Siamo di fronte a una norma incostituzionale - ha spiegato Bombardieri - e bisogna avere il coraggio di dirlo. Non possiamo accettare divergenze a livello di scuola, di sanità, di infrastrutture, di politiche energetiche, di contratti di lavoro. Su tutti questi capitoli servono decisioni di carattere nazionale». Il governatore campano Vincenzo De Luca ha accusato il governo di bloccare i 73 miliardi di euro dei Fondi per la Sviluppo e la Coesione, di cui 5,6 miliardi destinati alla Campania.

 

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