Italiani sotto i 60 milioni, Delrio: «Subito l'assegno unico per i figli fino a 21 anni»

Italiani sotto i 60 milioni, Delrio: «Subito l'assegno unico per i figli fino a 21 anni»
di Mario Ajello
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Domenica 29 Novembre 2020, 07:38 - Ultimo aggiornamento: 12:22

Presidente Delrio, il numero degli italiani è sceso sotto la soglia dei 60 milioni. Dobbiamo preoccuparci tanto?
«La situazione è grave. C'è un problema generale che riguarda l'Italia ormai da diversi anni ed è quello della denatalità. Si tratta della questione fondamentale dei prossimi venti anni. Tutti i progetti di crescita che facciamo non riusciremo a sostenerli, se hanno una infrastruttura demografica debole. Questo è uno dei motivi per cui la commissione Ue ha dedicato un commissario speciale per le politiche della natalità e della demografia».

Covid e crisi demografica: popolazione italiana sotto quota 60 milioni


Dunque il Covid è solo un elemento aggiuntivo, e speriamo temporaneo, dello spopolamento?
«Ma certo. Perché il quadro demografico è preoccupante ormai da tempo. L'Italia ha il tasso di natalità più basso d'Europa e uno dei più bassi del mondo. Questa decadenza dura dagli anni 80 in poi.

Ed è un segnale di mancanza di speranza da parte delle giovani coppie. In media abbiamo 1,29 bambini per ogni donna. Con questo tipo di natalità c'è un saldo negativo tra nati e morti. E' in corso una sorta di suicidio collettivo della nostra società».


Lei ha 9 figli. Ma la media giusta per gli italiani quale dovrebbe essere?
«Almeno la media di 1,8 o 2 bambini per donna. Nel 2050 avremo 6 milioni di persone in meno in età da lavoro. Spariranno per ragioni demografiche. Per questo motivo la Banca d'Italia dice che nei prossimi 20 anni rischiamo di perdere 15 punti di Pil solo a causa delle mancate nascite».


Le risposte a questa decrescita quali devono essere?
«Sono di due tipi. La prima è quella del non fare nulla o solo piccoli aggiustamenti. La seconda è quella di mettere in campo grandi riforme, come hanno fatto la Francia, la Germania, la Svezia. Paesi che sono riusciti a invertire il tasso di natalità».


A noi invece non resta che guardare sconsolatamente alla cifra citata ieri dal Messaggero: 250mila residenti in meno nei primi otto mesi di quest'anno?
«In 5 anni ne abbiamo perduti 850mila. Siamo dentro una crisi senza precedenti».


E' una crisi di sfiducia?
«Ma certo. Ed è la sfiducia quella che porta a non fare figli. Le donne non sono libere di scegliere. Sono lasciate sole di fronte ai carichi familiari. Sono spesso costrette a decidere tra una maternità desiderata e un lavoro».


Ed è qui la stortura?
«Non è solo una stortura, è una vera e propria vergogna. E' incivile che in un Paese non si possano conciliare i figli con il lavoro. Questa è mancanza di libertà. Le statistiche dicono che l'80 per cento dei giovani vorrebbe avere figli. Il desiderio sano di maternità e di paternità esiste. Quelle che non esistono sono le politiche per sostenerlo».


Perciò avete inserito nella legge di bilancio l'assegno unico? «Sì, e dal 2021 diventerà realtà. Significa che lo Stato decide di essere al fianco delle famiglie, dando fino a 200 euro mensili per ogni figlio, dalla nascita al compimento dei 21 anni. Naturalmente, l'assegno è più pingue per i più poveri e lo è meno per i più ricchi».


Finora si è andati avanti con i bonus e con aiuti parziali e confusi. Ora si cambia?
«I bonus sono stati utili ma l'assegno unico razionalizza la serie di misure temporanee. E ha anche un altro vantaggio. Le misure finora escludevano le famiglie di lavoratori autonomi e anche le famiglie di persone incapienti, visto che si trattava di detrazioni. Quindi i bonus facilitavano solo alcune categorie di cittadini e non altre. Ora invece si è introdotto un metodo di equità con l'assegno disponibile per tutte le famiglie. Ma ci sono altre qualità in questa riforma».


E cioè?
«Secondo alcuni economisti, l'assegno unico è la più grande riforma degli ultimi decenni per combattere la diseguaglianza. La povertà incide molto più nei nuclei familiari più numerosi. Con l'assegno avremo molti meno minori in nuclei familiari poveri. Circa il 15 per cento in meno. Naturalmente, l'assegno si inserisce nella politica generale di rafforzamento dei servizi alle famiglie, per i nidi e per tutto il resto».


Dalla crisi del Covid si esce con misure così?
«Credo proprio di sì. Servono riforme strutturali. Il virus sta creando una crisi di speranza. Le riforme epocali come l'assegno unico, che è proiettato proprio al recupero di speranza e di fiducia, sono quelle che aiutano il Paese veramente a risollevarsi».

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