Tajani: «Il governo a Bruxelles non baratti più flessibilità con una delega di serie B»

Tajani: «Il governo a Bruxelles non baratti più flessibilità con una delega di serie B»
di Marco Conti
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Domenica 9 Giugno 2019, 12:43 - Ultimo aggiornamento: 13 Giugno, 11:54
Presidente Tajani, come giudica il governo italiano nella trattativa in corso per la nuova Commissione europea?
«L'Italia è completamente isolata in Europa. Lo scontro con tutti non giova. Soprattutto le polemiche sterili con la Francia e la Germania che non hanno portato da nessuna parte. Poi c'è ora il problema della manovra correttiva che la Commissione ha chiesto. Anche questo non aiuta certamente il nostro Paese nella trattativa in corso. Il rischio è di rimanere isolati mentre a Bruxelles si compiono scelte importanti».

Il profilo un po' defilato di Giuseppe Conte non può aiutare la trattativa?
«Ma in Europa sanno chi conta, e sono i due vicepremier. Sono loro che decidono e l'atteggiamento nei confronti dell'Italia si può dire che dopo il 26 maggio è peggiorato».

Perché?
«C'è troppa aggressività nelle affermazioni. Inoltre i francesi il feeling di Di Maio per i gilet gialli non lo hanno certo dimenticato».

L'Italia nella scorsa legislatura occupava cariche importanti. Lei presidente del Parlamento, la Mogherini rappresentante della politica estera Ue e Draghi alla Bce. E ora?
«Dipende da come verrà condotta la trattativa, ma peserà molto il recente passato».

Di Maio e Salvini spingono per un commissario economico, ci riusciranno?
«Per l'Italia sarebbe molto importante. Anche perché siamo la seconda manifattura europea e un nostro commissario potrebbe portare competenze importanti oltre che tutelare l'economia reale».

Ma sarà possibile?
«Occorre vedere se Conte sarà in grado di dare rassicurazioni. e credo che un passaggio importante sarà ciò che il governo farà per evitare la procedura d'infrazione. Mi auguro comunque che riescano ad assicurare al Paese almeno una delega nella Commissione all'altezza della storia del nostro Paese e che non facciano come Renzi».

Ovvero?
«Renzi scambiò il via libera all'operazione Sophia, e relativo arrivo dei migranti nei nostri porti, con un po' di flessibilità. Spero che altrettanto non faccia Conte accontentandosi di una delega minore nella Commissione pur di aver un atteggiamento più morbido sulla procedura d'infrazione».

Pesa non avere nessuno dei due partiti di governo nelle due principali famiglie europee?
Certamente, è una conferma dell'isolamento. Il M5S non ha al momento un gruppo politico e la Lega è ai margini. Conte non può contare sulle sponde dei due partiti perché a Bruxelles sono fuori da ogni trattativa. Vediamo se riuscirà ad avere interlocutori, ma per ora vedo dilettanti allo sbaraglio messi ai margini e con loro, purtroppo, il nostro Paese».

Salvini non va ai vertici con i suoi colleghi europei e Di Maio fa altrettanto. Secondo lei è un modo per marcare le distanze dall'Unione?
«Gli assenti hanno sempre torto. L'Italia è il secondo Paese più industrializzato e non si capisce come pensano di cambiare o di incidere se non partecipano a nessuna riunione».

Siamo anche senza ministro per le Politiche Comunitarie. Può essere un problema?
«Il compito principale di quel dicastero è far attuare dal Parlamento le normative comunitarie e seguire da vicino le vicende europee. Può essere certamente un problema per un Paese che deve difendere i suoi interessi».
Che ne pensa dei mini-Bot?

«Sono un argomento che contribuisce a spaventare la Commissione e gli investitori, oltre al fatto che il M5S è alleato con Farage e la Lega con la Le Pen. Il problema dell'Italia e del suo enorme debito pubblico, è l'affidabilità. Se poi ci mettiamo a minacciare di stampare moneta in proprio, i rischi aumentano».
Forse il tema viene agitato per fare pressione?
«E' dilettantismo, l'Italia è nella zona euro e legata con altri paesi. Pensare che possiamo metterci a stampare altro debito è assurdo».
Il sistema dello spitzenkandidat regge? Weber è ancora il candidato del Ppe alla guida della Commissione?
«Certamente e il Parlamento europeo non credo cederà facilmente al criterio di nominare l'esponente del partito che ha vinto le elezioni».
 
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