Giustizia, lo strappo dei magistrati: «Sciopero contro la legge Cartabia»

I pm propongono eventuali altre forme di protesta qualora «le criticità non verranno elise»

Giustizia, lo strappo dei magistrati: «Sciopero contro la legge Cartabia»
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Sabato 30 Aprile 2022, 18:29 - Ultimo aggiornamento: 2 Maggio, 13:51

L'associazione nazionale dei magistrati ha indetto un giorno di sciopero contro la riforma della giustizia. Con 1.081 voti favorevoli, 169 contrari e 13 astenuti l'assemblea nazionale dell' Anm ha deliberato così un giorno di stop per protestare contro la riforma Cartabia dell'ordinamento giudiziario, approvata alla Camera e ora all'esame del Senato. È prevista, fanno sapere, anche la possibilità di ulteriori forme di protesta se non ci saranno aperture.

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«Noi non possiamo pensare che la discussione si sia chiusa. Noi vogliamo la riforma si tratta solo di correggere alcune strutture. Lavoreremo per questo e chiediamo al Senato di riflettere su alcuni aspetti. Speriamo ci sia ancora tempo e per questo ci stiamo impegnando», ha sottolineato il presidente dell' Anm Giuseppe Santalucia dopo il voto. Santalucia ha definito la riforma inutile e dannosa. «Abbiamo assistito all'accentuazione delle criticità della riforma» e oggi «siamo qui per trovare forme di protesta che siano anche attraverso atti» che manifestino all'esterno «le ragioni» delle nostre obiezioni alla riforma Cartabia che «sarà inutile e credo anche dannosa», ha detto nel suo intervento di apertura all'assemblea che ha deciso lo sciopero. «Siamo quelli che pagheremo di più le inefficienze del servizio giustizia», ha aggiunto.

Tra i parlamentari presenti all'assemblea delle toghe - in corso alla Pontificia Università San Tommaso D'Aquino Angelicum - Giulia Bongiorno della Lega che ha detto che la riforma non deve essere una «occasione persa» e per questo si batte per modificarla nel passaggio al Senato. Poi ci sono Enrico Costa di Azione che ha invitato le toghe a non «drammatizzare» sugli effeti delle «riforme in campo», Giulia Sarti di M5s, Anna Rossomando del Pd, Catello Vitiello di Iv. Presente anche il presidente delle camere penali Giandomenico Caiazza.

 

La nota - «Non scioperiamo per protestare, ma per essere ascoltati, non scioperiamo contro le riforme, ma per far comprendere, dal nostro punto di vista, di quali riforme della magistratura il Paese ha veramente bisogno.

Per questa idea di Paese ci troviamo costretti a scioperare, per questa idea della Magistratura, che non è solo nostra, ma è quella contenuta nella nostra splendida Costituzione. Proponiamo, pertanto, all'assemblea di proclamare una giornata di astensione, delegando la G.E.C. ad individuare tempestivamente la data e le concrete modalità organizzative, tenendo conto dello sviluppo dei lavori parlamentari in corso». È questo uno dei passaggi centrali della mozione unitaria e collettiva votata dall'assemblea nazionale dell'Associazione nazionale magistrati che prevede un giorno di astensione dal lavoro ed eventuali altre forme di protesta qualora «le criticità non verranno elise».

«Proponiamo che, ferme restando le ulteriori forme di proteste già deliberate dal Comitato direttivo centrale, durante tale giornata vengano celebrate assemblee aperte a tutti i rappresentanti delle istituzioni e ai cittadini, dove si dia lettura della presente mozione o di un documento dai contenuti analoghi, e che tale documento venga pubblicato su tutte le piattaforme di comunicazione telematiche. Deleghiamo il Cdc, - conclude la mozione approvata a stragrande maggioranza - qualora non vi fossero modifiche idonee ad elidere le criticità del progetto di riforma, a prevedere tempestivamente nuove forme di protesta, non esclusa l'astensione».

 

L'intervento del presidente dei penalisti - «Non sono qui per captatio benevolentiae. Noi abbiamo un'idea comunque critica di questa riforma. La consideriamo ancora blanda, lacunosa ma con dei passi avanti che sono stati importanti e che abbiamo apprezzato. E questo giudizio sicuramente muove da punti di vista diversi se non opposti ai vostri. Però non posso non rappresentarvi la sensazione della pretestuosità di alcune delle argomentazioni che sento più diffusamente proposte sui temi caldi e che quindi ci fanno sospettare che le ragioni siano altre». Lo ha affermato il presidente dell'Unione delle Camere penali, Gian Domenico Caiazza, intervenendo all'assemblea generale dell'Anm. «Io non posso sentire un magistrato, oltreché un amico, della qualità intellettuale e professionale di Eugenio Albamonte - ha spiegato Caiazza -, portarmi come esempio della possibile distorsione l'esito del processo di "Mafia capitale", per dirne una, o la sezione di Genova di Anm che scrive un documento ricordando le sentenze sul danno biologico del '74-'75, sulle quali per di più ho fatto la tesi di laurea con Stefano Rodotà. E sono sentenze che sono state fortemente confermate tre anni dopo dalla Corte di Cassazione diventando giurisprudenza costante». «Ma perché pretestuosità? Perché la riforma del fascicolo - ha aggiunto Caiazza -, che per il resto esiste, come ha ricordato bene Costa, con quegli stessi criteri, valutazione degli esiti, significa valutazione di che cosa è successo nei gradi successivi, oggi lo fate con le cause a campione o quelle proposte da voi, e nella riforma si intende acquisire l'intera attività del giudice. Se si acquisisce l'intera attività del magistrato, la sentenza creativa, le sentenze creative, le 20 sentenze creative, ovviamente, non vengono nemmeno rilevate dalla statistica. Non è possibile rilevarle. Perché dovete fare, ci chiediamo con franchezza e con amicizia, questi discorsi pretestuosi? Perché bisogna dire qualcosa che non è? O dobbiamo immaginare, ma questo sarebbe l'ultimo dei consessi dove questo può accadere, che si vogliano delle norme che esistono formalmente ma che non funzionano nel concreto, cioè quella direttiva del 2007 che prevede le valutazioni ma che non le fa».

Bongiorno (Lega): «La riforma non va chiusa così» - Per me la riforma non va chiusa così: la mia idea è che si tratta di una riforma blanda, serve invece che sia molto più incisiva, va migliorata al Senato e si possono prendere in considerazione anche alcuni spunti tecnici che ho sentito qui oggi». Lo ha detto Giulia Bongiorno della Lega intervenendo all'assemblea dell'Anm sottolineando che «il cuore del problema politico è se al Senato si cambierà o meno questa riforma: perchè da un lato c'è l'esigenza delle imminenti elezioni del Csm e di chi vuole che si svolgano con le nuove norme, io invece credo che le riforme devono essere incisive altrimenti è meglio non farle»

Costa (Azione): «Sciopero? Era già scritto, noi avanti» - «Lo sciopero dei magistrati contro le valutazioni di professionalità è sbagliato e, se possibile, incrina ulteriormente la fiducia dei cittadini nei loro confronti. Era un finale già scritto, evidente di fronte ad una immotivata drammatizzazione quotidiana dei toni. Il Parlamento non si farà condizionare». Lo ha dichiarato in una nota Enrico Costa, deputato e vice segretario di Azione.

Sarti (M5S): «Modifiche rischiose» - «Il pericolo è che se si riaprirà il dibattito in Senato sulla riforma dell'ordinamento giudiziario, nei numeri non ci sarà una maggioranza come quella che finora è riuscita ad evitare la responsabilità diretta dei magistrati e l'azzeramento del passaggio di funzioni. La complessità delle posizioni e l'eterogeneità delle posizioni ha portato e porta il Parlamento a fare riforme fatte anche di cose che siamo riusciti ad evitare». Lo ha sottolineato Giulia Sarti di M5s nel suo intervento, molto applaudito, all'assemblea dell'Anm. «Spero che se non sarà al Senato, sarà nei decreti attuativi» che potranno esserci modifiche, dice Sarti.

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