Alluvioni, la regia a Roma: fallito il modello regionale. Il governo studia una task-force centrale (e arriva un commissario per l'emergenza)

Arriva un commissario per l’emergenza. Il nodo dei rimborsi al 100% per le aziende

Alluvioni, regia a Roma: fallito il modello regionale Si studia una task-force centrale. Domani il Cdm
di Francesco Bechis
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Lunedì 22 Maggio 2023, 00:02 - Ultimo aggiornamento: 12:09

 Una struttura di missione per monitorare e coordinare gli interventi delle Regioni contro il dissesto idrogeologico. E un commissario straordinario per farsi carico dell’alluvione in Emilia-Romagna. Portano a Roma tutte le strade vagliate dal governo per uscire dall’emergenza. Mentre prosegue la mappatura dei danni causati dalle esondazioni, a Palazzo Chigi si studia un riassetto delle strutture preposte alla prevenzione delle calamità. Nella consapevolezza che in Emilia-Romagna come nelle altre regioni colpite in questi anni qualcosa, nella governance dei fondi, non ha funzionato. 

LA SVOLTA

Per questo prende piede nell’esecutivo l’idea di recuperare almeno in parte la struttura di missione istituita dal governo Renzi con il piano “Italia Sicura” poi smantellata da Giuseppe Conte al suo arrivo a Palazzo Chigi. Ovvero la task force di tecnici - geologi, metereologi, geometri e architetti - che in quattro anni di attività, dalla Capitale, ha messo il turbo ai cantieri contro il dissesto idrogeologico aprendone 1445 per finanziamenti complessivi da 1,4 miliardi di euro. Per poi finire sacrificata sull’altare dello “spoil system” grillino.

Il modello di una struttura centrale riaffiorerà nelle prossime settimane in un ddl al vaglio di Palazzo Chigi. Dunque non nel Consiglio dei ministri convocato domani che sarà esclusivamente dedicato alla fase emergenziale.

Sul tavolo come anticipato venti milioni di euro per riattivare i collegamenti essenziali per i comuni isolati e finanziare i soccorsi. Poi la sospensione fino a fine anno di tasse e tributi, dall’Imu all’Iva, il rinvio dei procedimenti giudiziali e l’incremento della garanzia del Fondo centrale per le imprese fino al massimo consentito dalla normativa Ue. Un decreto “tampone” e ad ammetterlo è la stessa premier Giorgia Meloni in visita nelle aree colpite in Emilia-Romagna, «dobbiamo lavorare sugli indennizzi e la ricostruzione ma serve prima una stima completa». Ci vorrà tempo. A tracciare un primo, desolante quadro dei danni dell’alluvione ci ha pensato ieri il governatore Stefano Bonaccini che ha avuto uno scambio con Meloni al casello di Forlì e durante il vertice nella prefettura di Ravenna. Per riattivare la viabilità principale servono 620 milioni di euro, ha fatto sapere il presidente dem alla premier chiedendo al governo, tra l’altro, rimborsi del 100 per cento per gli immobili devastati dalle esondazioni: fabbriche e impianti agricoli, caseifici e magazzini resi inagibili. È stato fatto per il terremoto emiliano-romagnolo del 2012 e dal governo non chiudono all’idea. Dal Mef, coperture permettendo, potrebbe arrivare un disco verde. Oggi Meloni incontrerà e sentirà i ministri in prima linea, da Urso a Giorgetti, Pichetto e Lollobrigida per disegnare una mappa dei danni e degli interventi urgenti da portare in Cdm domani. 

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I LIMITI REGIONALI

Fin qui il lavoro per tamponare l’emergenza. Poi sarà il turno della ricostruzione e a questa missione il governo intende dedicarsi inaugurando però un cambio di paradigma nella gestione dei fondi. Nel centrodestra, soprattutto tra i meloniani, la tragedia dell’Emilia-Romagna ha suonato la sveglia. Perché, al netto dell’imprevedibilità di ogni calamità naturale, è rivelatrice di un modello che ha mostrato tutte le sue carenze. 

 

Dall’Emilia al Piemonte fino alla Basilicata, la Corte dei Conti ha più volte acceso i riflettori sull’incapacità delle Regioni di mettere a terra gli ingenti fondi contro il dissesto, spesso restituendoli al mittente. E con queste stesse remore il ministro al Pnrr Raffaele Fitto, nonostante i mal di pancia dei governatori dem, ha chiesto tempo per la redistribuzione del Fondo di sviluppo e coesione tra le Regioni. Sono 25 miliardi di euro per il periodo 2021-2027, più di 100 milioni destinati all’Emilia-Romagna, buona parte dei quali da spendere in interventi per rafforzare gli argini di fiumi e torrenti. Ma la capacità di spesa dimostrata dalle Regioni nella programmazione 2014-2020 è desolante: solo un euro su quattro è stato utilizzato. Gli altri sono rimasti nel cassetto. Insieme alla prevenzione contro il dissesto. 

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