Alemanno assolto per Mondo di Mezzo: «Mi hanno dato del criminale, ma erano soltanto falsità: grave danno per Roma»

Alemanno assolto per Mondo di Mezzo: «Mi hanno dato del criminale, ma erano soltanto falsità: grave danno per Roma»
di Fabio Rossi
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Venerdì 9 Luglio 2021, 09:04 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 22:24

«Una cosa che ho imparato da questa vicenda è che in politica la scelta della squadra è fondamentale: a me è bastato sbagliare un paio di persone per arrivare al disastro». Gianni Alemanno accoglie la sentenza «che mette fine a sette anni di gogna durante i quali sono stato definito prima mafioso e poi corrotto», ma che «ha coinvolto pesantemente tutta la città, con un Comune arrivato a un passo dallo scioglimento per mafia».

Il Mondo di Mezzo/ Quelle accuse che hanno solo infangato la Capitale

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Quali sono stati i momenti più difficili, in questi anni?
«L'incubo è iniziato il 2 dicembre 2014 con l'avviso di garanzia per associazione a delinquere di stampo mafioso e la perquisizione a casa. Poi le prime sentenze, che avevano addirittura superato le richieste del pm, fino ad arrivare a una condanna a sei anni. A un certo punto non sapevo più a cosa credere».
Aveva ancora fiducia nella possibilità di essere assolto?
«Avevo grande fiducia nella Cassazione, anche se venivo da sette anni di gogna mediatica. La sentenza ha completamente demolito un impianto accusatorio in cui tutta la città è stata infangata in maniera violentissima».
Le accuse, oggettivamente, erano gravi.
«In tutto il mondo è circolata l'immagine di una Roma mafiosa, di un sindaco accusato di essere mafioso. E alla fine nulla di questo era vero».
Le resta però l'accusa di traffico di influenze illecite.
«Le accuse residue, che affronteremo nel nuovo processo d'appello, non hanno nulla a che fare con la mia funzione di sindaco, che esce immacolata da ben cinque procedimenti penali».
Che spiegazione si è dato di quanto è successo?
«Si è creato una specie di vortice in cui si sono messi insieme gli attacchi della sinistra contro l'unico sindaco di centrodestra che finora ha avuto la Capitale, una narrazione fascio-mafiosa molto di moda che aveva creato un clima surreale, il crollo del Popolo della Libertà. Purtroppo a volte si creano dei teoremi ideologici e ce ne si innamora. Avrò anche commesso degli errori, ma quello che è successo è inconcepibile».
Quali sono stati i suoi errori?
«Ho sbagliato nella scelta di alcune persone. Questa vicenda mi ha insegnato che la selezione della squadra è fondamentale. Anche se è stato sufficiente sbagliare una o due scelte per arrivare a questo disastro».
A chi si riferisce?
«Lasciamo perdere, a questo punto è inutile rivangare. Ma si può chiaramente intuire chi intendo».
Quali sono i messaggi che le hanno fatto più piacere?
«Quelli di Ignazio La Russa e Francesco Storace, che mi sono sempre stati molto vicini, ma anche quello di Giorgia Meloni».
Tornerà a un ruolo di primo piano in politica?
«La politica non è solo essere eletti o assumere ruoli di primo piano, ma soprattutto un impegno sociale, culturale, che da parte mia non mancherà mai. Ma non ci sono ambizioni personali, per quanto mi riguarda».
La considera come una rivalutazione postuma della sua amministrazione, che all'epoca si attirò tante critiche?
«La mia amministrazione è stata demonizzata, ma ora tutto viene riportato alla realtà. Basta vedere i dati dell'Agenzia per il controllo dei servizi pubblici di Roma: la qualità della vita nei nostri cinque anni è stata nettamente superiore a quello che è venuto dopo, da Marino alla Raggi. Con questa vicenda abbiamo creato un danno di immagine alla città che potevamo risparmiarci: la conseguenza è stata l'antipolitica. Ora abbiamo una città devastata, e ai miei tempi non era così».
Crede che il centrodestra sia pronto a tornare a governare Roma, dopo l'ultima esperienza?
«Penso proprio di sì. La candidatura di Michetti può essere quella giusta per convincere i romani».
 

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