25 aprile, il centrodestra: «Non lasciamolo alla sinistra». Meloni all'Altare della Patria con Mattarella, ​Tajani alle Fosse Ardeatine

Per la Festa della Liberazione schierati i ministri. Nordio: «Sia una ricorrenza europea». Tajani alle Fosse Ardeatine

25 aprile, il centrodestra: «Non lasciamolo alla sinistra». Meloni all'Altare della Patria con Mattarella, Tajani alle Fosse Ardeatine
di Mario Ajello
4 Minuti di Lettura
Lunedì 24 Aprile 2023, 08:04 - Ultimo aggiornamento: 11:41

«Non lasciamo il 25 aprile alla sinistra». Tra Palazzo Chigi e via della Scrofa, dove le dichiarazioni di La Russa di questi giorni pur continuamente rettificate sono state poco gradite, la destra meloniana ha deciso una strategia che viene definita di tipo "entrista" sulla festa della Liberazione. Ovvero, dimostrare nei fatti - per noi conta quello che si fa ed è bene parlare meno, è la linea di Giorgia - che Fratelli d'Italia non solo non è indietro rispetto a Lega e Forza Italia nel modo di approcciarsi alla festa della Liberazione ma è anche più avanti di quanto il centrodestra ha mostrato in altre stagioni (al netto del discorso di Berlusconi ad Onna che però risentiva molto del momento, ossia del bisogno di unità nazionale sulle macerie del terremoto abruzzese).

Nella strategia Meloni, la pacificazione storica è ciò che serve e la partecipazione di tutti i ministri di FdI agli eventi di martedì prossimo starà a dimostrare che la sua destra considera un momento patriottico quello del 25 aprile del 43 e occorre fare di tutto per invertire il trend in uso nei decenni del secondo 900 e nei primi decenni del millennio in corso. Se la sinistra si era appropriata del 25 aprile, fino al punto di farla percepire come un data comunista nel calendario laico della nazione, adesso per FdI deve diventare un punto di comune riconoscimento post-ideologico nell'identità repubblicana dell'Italia. Ecco, si tratta di superare lo strappo che il Pci fece dopo la sconfitta alle elezioni del 18 aprile del 48, quando - per rivalsa e per sottolineare che la Resistenza almeno come valore aveva bisogno di ricominciare contro un Paese caduto preda dell'oscurantismo cattolici della Dc, il che non era vero affatto - si appropriò senza mollarla più della ricorrenza della Liberazione. Che oltretutto era stato Alcide De Gasperi nel 47, da presidente del consiglio, ad istituire come festa nazionale.
E così, il giudizio di Meloni in queste ore è coincidente con quello espresso dal ministro forzista e vicepremier Tajani: «Gli eroi della liberazione d'Italia non sono un patrimonio di questo o di quel partito, ma sono un patrimonio dell'Italia».

E proprio per questo, per dimostrare la condivisione di una festa di tutti, che martedì i ministri di FdI saranno sparsi ovunque lungo lo Stivale. Meloni all'Altare della Patria con il presidente Mattarella, e con loro oltre a Lorenzo Fontana - il leghista di origini di destra che sul 25 aprile sta dicendo parole assai apprezzate a sinistra, così come quelle del presidente veneto Zaia - anche Ignazio La Russa prima della trasferta praghese tra lager e monumento a Jan Palach. Con loro il meloniano Francesco Rocca, presidente del Lazio, che poi sarà alle Fosse Ardeatine insieme a Tajani che è stato il primo ad annunciare il suo omaggio nel luogo della strage nazista.

Gli eventi

E ancora ministri di FdI: Crosetto e Santanché saranno nel cuneese, al fianco di Mattarella. Il ministro delle imprese, Adolfo Urso, andrà alla manifestazione della comunità ebraica nella zona di Porta San Paolo, e sul 25 aprile ha una posizione chiara e inequivocabile: «E' la data cui l'Italia ha ritrovato la libertà». Le agende raccontano di Raffaele Fitto che sarà a una cerimonia a Lecce. Di Luca Ciriani che andrà alle celebrazioni di Pordenone. Di Nello Musumeci che deporrà un fiore ai caduti nei cimiteri alla periferia di Catania. Unico assente, giustificato, il ministro dell'Agricoltura, in missione all'estero. Nordio ieri sera in tv da Fazio: «Se fosse per me il 25 aprile, o una data comunque lì vicina, dovrebbe diventare non solo una Festa nazionale ma una Festa europea perché la Resistenza non fu un fenomeno esclusivamente italiano, al contrario».
Il 25 aprile dunque, nella strategia FdI, come momento di pacificazione nazionale. Anche se per ora i suggerimenti in materia provenienti da Gianfranco Fini, padre nobile del melonismo, non sono stati per il momento assunti dal gruppo dirigente del partito della destra. Fini chiede uno strappo in più, dice che l'espressione antifascismo come valore e punto di riferimento esplicito può venire sdoganata dai Fratelli d'Italia. «Giorgia Meloni dica, perché so che ne è convinta, che libertà e uguaglianza sono valori democratici, sono della Costituzione, sono valori antifascisti. Non capisco la ritrosia a pronunciare questo aggettivo. La capisco ma non la giustifico». Così Fini. E ancora lui: «Spero che Giorgia colga questa occasione per dire senza ambiguità e reticenze che la destra italiana i conti con il fascismo li ha fatti fino in fondo quando è nata An». Ma, appunto, la riconsiderazione della storia italiana è nei fatti, secondo la leader di FdI, ed è nell'approccio "entrista" e tutt'altro che di estraneità che sia che lei sia il suo governo stanno adottando per il 25 aprile. Dove la sinistra, questa la speranza, dovrà restare priva dei soliti motivi pretestuosi per fare polemica.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA