Virginia Sanjust condannata, la nonna Antonella Lualdi: «Mi ha devastato casa per 10 euro, l'ho perdonata. Il calcio? Tifo Lazio»

L’attrice dopo la condanna della nipote: «Ha solo bisogno d'affetto»

Virginia Sanjust condannata, la nonna Antonella Lualdi: «Mi ha devastato casa per 10 euro, l'ho perdonata. Il calcio? Tifo Lazio»
di Valeria Di Corrado
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Mercoledì 8 Marzo 2023, 01:03 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 12:36

«Virginia voleva 10 euro, ma non li avevo. Ha avuto una reazione violenta, perché l’ha presa come una mancanza di affetto nei suoi confronti. E io in quel momento non l’ho capito. Ma l’ho già perdonata». Il cuore di una nonna è grande, e quello della diva della “Dolce vita” Antonella Lualdi ancora di più; anche se sua nipote Virginia Sanjust di Teulada, per ottenere da lei del denaro, aveva devastato il suo elegante appartamento in zona Ponte Milvio, l’8 marzo di tre anni fa.

La 45enne, ex annunciatrice e conduttrice di Rai 1, lunedì scorso è stata condannata a un anno e cinque mesi di reclusione dal Tribunale di Roma, al termine di un processo celebrato con rito abbreviato e, quindi, usufruendo dello sconto di un terzo della pena. Era accusata di tentata estorsione e danneggiamento, per aver ripetutamente preteso dalla nonna «la consegna di somme di denaro» - si legge nel capo d’imputazione - e, al suo rifiuto, avere minacciato «di distruggere l’abitazione» dell’anziana, che per paura si era rifugiata nella sua camera da letto, chiudendo a chiave la porta.

Come una furia, Virginia Sanjust di Teulada aveva distrutto mobili e suppellettili: «È vero che ho sfasciato casa di nonna, ma ritengo che la mia persona valga più delle case», si era giustificata. Antonietta De Pascale (il cui nome d’arte è appunto Antonella Lualdi) aveva deciso di denunciarla. Oggi l’attrice, considerata negli anni ‘50 una star al pari di Lucia Bosè e Gina Lollobrigida, ha 92 anni e vive solo per la Lazio, la sua grande passione.

Lo sa che sua nipote è stata condannata per tentata estorsione?
«Non ne sapevo nulla. Mi dispiace, anche perché per me la cosa si era chiusa lì. Non la chiamerei estorsione. Mi aveva chiesto semplicemente 10 euro, ma non li avevo. Così ha avuto una reazione violenta. Io in quel momento ero sola. Non ho mai avuto a che fare con queste cose. Mi è dispiaciuto che abbia preso questa piega».

È vero che Virginia le aveva sradicato delle lampade, staccato i quadri dalle pareti e rotto i vetri delle finestre?
«Sì, è vero. Ma non si è scagliata contro di me. Io in quel momento avevo mal di testa e non volevo parlare. Lei si è innervosita e l’ha presa come una mancanza di affetto nei suoi confronti. Voleva forse essere coccolata e io non l’ho capita. Non ci posso credere che mia nipote rischi di andare in carcere per 10 euro». 

In carcere certamente non andrà, però lei all’epoca l’ha denunciata.
«L’ho fatto perché ero presa un attimo dalla rabbia. Non volevo che mi trattasse male. Poi ora non vivo più a Roma, sto da amici nel nord Italia».

Si è trasferita per evitare altri “assedi” da sua nipote?
«Voglio stare tranquilla. Non ho più voglia di lottare e combattere».

L’ha più sentita da allora?
«No, non ho voluto sapere più nulla, perché queste cose mi turbano. So che ha avuto un esaurimento nervoso e da un paio di anni suo figlio si occupa di lei. Bisogna trovare il modo di curarla: è una ragazza dolcissima e buona. Viene da una famiglia perbene: mia figlia Antonella e suo marito (il barone romano Giovanni Sanjust di Teulada, morto nel 2014 travolto da un trattore nella sua azienda agricola di Capalbio, ndr) le hanno dato un’ottima educazione. Ha avuto un momento di difficoltà, a causa probabilmente dello stressante lavoro che faceva in tv».

Quindi l’ha perdonata?
«Certo, sono passati già tre anni. Certe cose si dimenticano. Poi adesso mi dedico solo alla mia grande passione: la Lazio».

Lei è molto tifosa?
«Sì, è una squadra che amo da sempre. E diventa un impegno anche tifare: vedere le partite, andare agli allenamenti. Per esempio, oggi (ieri, ndr) devo seguire la Coppa Uefa. Anche mio marito (l’attore Franco Interlenghi, scomparso nel 2015, ndr) tifava per la Lazio. Mi ricordo quando frequentavamo Pier Paolo Pasolini e Federico Fellini: li invitavamo a casa nostra, perché oltre al lato intellettuale coltivavamo anche questa passione sportiva. Giulietta (Masina, ndr) suonava la chitarra».

Pasolini per che squadra tifava?
«Era un po’ romanista, un po’ laziale, non si sbilanciava. Adorava il calcio e quelli che ci giocavano. E poi in calzoncini corti aveva il “physique du rôle”, non era così magro come sembrava. Mi ricordo i pranzi con Pier Paolo a Fregene, i nostri incontri a via Margutta dove avevo girato l’omonimo film. E poi tutti insieme andavamo spesso a vedere gli allenamenti a Formello».

Ci va ancora ora?
«Sì, ogni tanto ci vado. Simone Inzaghi, quando allenava la Lazio, mi ha visto spesso lì. Gli avevo anche regalato il mio libro».

Ricorda con nostalgia quei tempi?
«Con molta nostalgia. Era una vita dolce, più spensierata».

 

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