Si sentiva solo, era bullizzato e ha pensato al suicidio. Il cantante romano Antonello Venditti si racconta in un'intervista alla Stampa. Un'adolescenza travagliata, difficile, ma che ha superato anche grazie alla musica. Dopo 50 anni di carriera, Venditti tornerà a esibirsi dal vivo in tutta Italia con Unplugged special 2021: oltre 40 concerti dal 3 luglio con una band di cinque musicisti. Una data scelta anche per via di Euro2020. «Sono talmente rari i momenti di sana socialità e collettività di questi tempi - spiega Venditti -, che mi sembrava un peccato far scegliere al pubblico tra il calcio e il concerto, quasi una mancanza di rispetto. In fondo il calcio, come la musica, sono grandi passioni della vita».
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Venditti, i ricordi dell'adolescenza
Per Venditti la musica «è una compagna di vita da sempre». È stato «un adolescente molto solo» e «bullizzato fino a 16 anni». Il cantante si racconta: «Ero talmente complesso e complessato che ho rischiato il suicidio molte volte. Le canzoni sono nate da quel dolore, anche se a volte, prendi "Marta", mi nascondevo dietro a un altro nome». Alla domanda su cosa prova quando un ragazzo bullizzato si toglie la vita, Venditti risponde: «Eh, mi sento come mi sentivo allora, quando volevo morire.
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Il post pandemia
Alla domanda se cambierà il nostro modo di vivere dopo la pandemia, Venditti risponde «molto». Specificando che «il senso di insicurezza che abbiamo vissuto in questo periodo lo metabolizzeremo con fatica». Lui, ad esempio, ha l'impressione che porterà «sempre la mascherina nei luoghi affollati». Ma il Covid ha lasciato anche alcuni segni sul cantante romano. A impressionarlo di più «le facce da mutanti, in continuo cambiamento, dei virologi e dei politici in tv, le polemiche infinite sui vaccini, sui richiami». Ma «la verità è non siamo in grado di fare previsioni – aggiunge Venditti –. Anche per questo mi godo questi concerti, perché ho paura che potrebbe uscire qualcosa che ci impedirà di nuovo di vivere in pace».
Ddl Zan
«Non ho bisogno di sottoscrivere il decreto Zan – risponde Venditti nell'intervista – ce l' ho dentro. Nel mio profondo sono un anarchico, per me conta il mio diritto naturale, la mia coscienza. Non ho bisogno di regole. Ma mi rendo conto che in questi tempi confusi c' è bisogno di atti formali che ribadiscano la civiltà. Mi sembra così normale che mi pare assurdo doverlo scrivere in una legge».
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