Venditti: «Notte prima degli esami? La scrissi dopo la separazione con Simona Izzo, volevo farla finita»

Il cantante romano ieri ha fatto visita al liceo Giulio Cesare: "Ero uno studente bullizzato, il pianoforte mi salvò"

Venditti: «Notte prima degli esami? La scrissi dopo la separazione con Simona Izzo, volevo farla finita»
di Mattia Marzi
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Giovedì 9 Giugno 2022, 07:28 - Ultimo aggiornamento: 16:06

«Mentre percorro la strada dal Giulio Cesare a Trastevere rivivo gli ultimi cinquant'anni della mia vita», riflette Antonello Venditti al telefono. Il 73enne cantautore romano ha appena lasciato in auto il liceo di Corso Trieste che frequentò da ragazzino e dove ieri, di fronte ai maturandi, ha ricevuto dalla Siae una targa con l'incisione dello spartito di Notte prima degli esami che depositò nel 1983. Arrivato al liceo «rubando uno spazio alle prove del tour con Francesco De Gregori» (al via il 18 giugno dall'Olimpico), Venditti è stato accolto dai ragazzi con cori sulle note della stessa canzone: «Un omaggio a un artista che è un pezzo di storia», il commento del direttore generale della Siae Gaetano Blandini. «Vi auguro ogni bene: ricordate che gli anni non si comprano», ha detto il cantautore agli studenti, prima di sedersi al piano.

Antonello Venditti a sorpresa al liceo Giulio Cesare di Roma dedica "Notte prima degli esami" ai maturandi


Cosa ha percepito nei ragazzi?
«Entusiasmo, ma anche timidezza.

Gli manca la sfrontatezza che caratterizzava la mia generazione».


Lei com'era, alla loro età?
«In fondo non così diverso. Ai tempi del liceo, dove tutto cominciò, tra le pene politiche, quelle amorose e il bullismo che subivo, ero introverso. Potevo soccombere. Mi salvò un pianoforte. E non solo all'epoca. Notte prima degli esami, nell'83, la scrissi al piano in una fase molto delicata».

Cioè?
«Volevo farla finita dopo la separazione con Simona Izzo. Fu Lucio Dalla a salvarmi, quando tornai da Milano, dove mi ero trasferito. Mi trovò casa a Trastevere, vicino a lui. Lì scrissi tre canzoni: Ci vorrebbe un amico, che dedicai a Lucio, e Notte prima degli esami».

La terza?
«Grazie Roma: fu un ritorno a casa. Il concerto al Circo Massimo dell'83 fu una benedizione. Mi sentii parte di questa città».


Da allora tanto è cambiato intorno a lei. I pini di Roma (La vita non li spezza, cantava), oggi vengono giù con grande facilità. Cosa ne pensa della crisi della città?
«Roma ha sempre avuto problemi. È un microstato e dovrebbe essere amministrato come tale».

 

Magari con poteri speciali come quelli che il sindaco Gualtieri si è detto pronto a usare per risolvere la crisi rifiuti?
«Se non li avesse chiesti Gualtieri, li avrei chiesti io. Roma è la Capitale: se va giù, va giù l'Italia intera».


Quell'allusione nel testo alla Guerra fredda (Gli aerei volano alto tra New York e Mosca) quanto è attuale, invece?
«Tristemente attuale, direi. È una canzone capace di tornare ciclicamente a parlare del presente».


Nella serie Falegnami & filosofi a voi dedicata, su Discovery+, De Gregori dice che lei stato sempre più pop di lui. È così?
«No. Il successo non lo cerchi: è lui a venire da te. Io ho scritto pezzi come Sora Rosa e Lilly, fatto battaglie in prima linea. Parla la mia storia. Ora preparo un nuovo album».


Quando uscirà?
«Vedrò. Con De Gregori andremo avanti fino a Natale: dopo l'Olimpico e le arene faremo i teatri. Ne parlavamo da anni».


De Gregori la punzecchiò, secondo le interpretazioni dell'epoca, in Piano bar. Lei pubblicò Francesco («Scusa Francesco / m'hanno ingannato / mi hanno portato via i ricordi»). C'è mai stata rivalità?
«Macché. È come se fossimo una cosa sola. Le nostre due storie nate insieme hanno preso direzioni parallele: si incontrano dopo cinquant'anni».


Ci saranno ospiti all'Olimpico? Ultimo?
«No. Il concerto sarà un racconto della nostra amicizia: saremo noi e le nostre canzoni».

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