Valeria Solesin, la mamma: «Nel suo ricordo un simbolo di fratellanza»

L'intervista alla mamma della giovane uccisa nell'attentato al teatro Bataclan di Parigi la sera del 13 novembre 2015

Valeria Solesin, la mamma: «Nel suo ricordo un simbolo di fratellanza»
di Nicola Munaro
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Sabato 27 Novembre 2021, 06:18

Luciana Milani è la mamma di Valeria Solesin, la studentessa veneziana uccisa nell'attentato al teatro Bataclan di Parigi la sera del 13 novembre 2015 e unica vittima italiana della follia del terrore. Ieri Luciana Milani era a casa sua, a Venezia, quando l'eco delle parole pronunciate dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, durante l'incontro bilaterale con il presidente della Francia, Emmanuel Macron, hanno risuonato fino nella città d'acqua.

Il premier Draghi ha voluto ricordare Valeria nella cerimonia ufficiale con il presidente Macron, ne eravate a conoscenza?
«Mi ha fatto piacere, certo. È stata una sorpresa e un onore sentire il capo del Governo fare il nome di Valeria durante l'incontro con la Francia. È stato del tutto inaspettato, sapevo del vertice in programma ma nulla di più, nessuno ci ha avvertiti».


Che significato ha per voi?
«Si tratta di un gesto importante che può rappresentare una fratellanza tra le due nazioni e non solo.

Il ricordo di quanto accaduto al Bataclan, ma non solo lì perché quella sera tutta Parigi è stata attaccata, può essere il fondamento sul quale basare un'esperienza di comunione di tutta Europa, da quell'atto si può ripartire. Quanto accaduto è un fatto europeo e non tocca solo le nazioni che sono state in qualche modo coinvolte».

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La memoria, quindi...
«Nel suo discorso il premier Draghi ha ricordato Valeria non solo come vittima dell'orrore dell'attentato, ma come una studentessa italiana che si era distinta a Parigi grazie agli studi che stava facendo. E nello stesso modo Valeria viene ricordata ogni anno e ad ogni occasione possibile dalla Francia: non solo come una vittima ma come una ragazza che si era fatta onore con lo studio. Questo mi dà un senso di fratellanza».


Lei ha partecipato al processo in corso a Parigi per gli attentati di quella notte, ha testimoniato con parole pesanti, forti. Tornerà in aula?
«Sì, mi piacerebbe tornare ad assistere al processo. Non più come parte attiva, lo spazio per le testimonianze delle parti civili si è concluso».


C'è un'udienza in particolare alla quale vuole assistere?
«Quella dedicata all'audizione dei parenti degli imputati. Penso sia un passaggio nevralgico del dibattimento per cercare di capire le personalità di chi ha agito, di chi ha pianificato e fiancheggiato quanto successo. I giudici stessi sono molto attenti a questi aspetti: si proverà a capire le circostanze che hanno portato gli imputati alla radicalizzazione e la loro personalità pregressa. Lì vorrei esserci».

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