Uzi Lvke, chi è il rapper romano oggi al Concertone: «Ho imparato a convivere con l'asma, ho sofferto troppo e ora canto la mia rivincita»

Dall'infanzia difficile a Corviale alla collaborazione con Achille Lauro, passando per la lotta contro l'asma che ha ispirato il singolo "Non passa l'aria". L'intervista.

Uzi Lvke, chi è il rapper romano oggi al Concertone: «La lotta all'asma, mio padre assente: ho sofferto troppo e ora canto la mia rivincita»
di Mattia Marzi
4 Minuti di Lettura
Lunedì 1 Maggio 2023, 10:29 - Ultimo aggiornamento: 11:34

Dall’infanzia difficile tra le palazzine di Corviale al palco del Concerto del Primo Maggio di Piazza San Giovanni, dove oggi si esibirà di fronte a migliaia di ragazzi (diretta dalle 14 su Rai3 e Rai Radio2): è la rivincita di Uzi Lvke, vero nome Luca Sampieri, rapper romano classe 1998 che si prepara a far ascoltare sul palco del Concerto del Primo Maggio il suo singolo “Non passa l’aria”. «La canzone è ispirata alla mia lotta contro l’asma, una malattia di cui si parla forse ancora poco», dice Uzi Lvke, che con il singolo - nato grazie alla collaborazione con FederAsma, organizzazione di volontariato che dal 1994 riunisce associazioni italiane di pazienti che sostengono la lotta alle malattie respiratorie, e con il supporto non condizionato di Chiesi Italia - supporta Dunfiato, campagna di sensibilizzazione sull’asma. 

Quando ha cominciato a soffrirne?
«Quando avevo 4 anni.

Un giorno mia madre mi trovò steso sul letto, cianotico. Mi caricò sulle spalle e mi portò al pronto soccorso. La diagnosi del medico fu chiara. A scuola mi portavo in classe l’inalatore. Gli altri ragazzini mi prendevano in giro».

Perché?
«Per mancanza di educazione e di cultura su una malattia di cui si è sempre parlato poco. Quando avevo crisi respiratorie mi attaccavo all’inalatore: ridevano di me».

Come reagiva?
«Non mi sono mai fatto mettere i piedi in testa. Ma senza violenza: rispondevo a parole. Tirando fuori l’attitudine della strada, da marciapiede».

Quanto è invalidante la malattia?
«Lo è stata parecchio. Oggi ho imparato a conviverci, anche grazie alle cure. Questo pezzo è il mio sfogo, ma anche un modo per educare sulla necessità di affrontare con coraggio e senza vergogna la malattia».

Da che realtà familiare e culturale proviene?
«Mamma è sempre stata una grande lavoratrice. Mi ha cresciuto da sola. Con fatica, perché non è facile crescere tre figli da sola».

La periferia è diventata cool, oggi?
«Lo sarà anche, ma quando parti dalla borgata la strada è tutta in salita. Io ho alle spalle una lunga gavetta. Ho iniziato a fare musica da adolescente grazie agli educatori del Luogo Comune, storico centro di aggregazione giovanile di Corviale. Dai primi passi sui palchi dei centri sociali di strada ne ho fatta».

Quando ha capito che la sua musica aveva cominciato a girare?
«Quando nel nel 2018 il video di ‘Corviale Freestyle’, che avevo girato con alcuni amici, superò le 10 mila visualizzazioni in un giorno su YouTube. Achille Lauro, anche lui cresciuto a Corviale, mi contattò per entrare a far parte della sua scuderia. Accettai».

La svolta?
«Con ‘Tararì tararà’, oltre 400 mila visualizzazioni su YouTube: mi ha permesso di attirare l’attenzione delle case discografiche. Ho appena firmato un contratto con Warner, tra le tre principali etichette italiane. Spero di fare bene».

Fa come Achille Lauro, che in una sua canzone, “1969”, racconta di voler ricomprare la casa che pignorarono alla madre a causa dei debiti?
«A noi ci hanno tolto molto di più. Non voglio entrare nei dettagli. Dico solo che le cose materiali non possono ripagare tutta la sofferenza subita: ci sono cose che non potrò mai restituire a mia madre. Ma una cosa posso farla: regalarle un grande futuro. Ho le chiavi della mia vita in mano».

I rapporti con Lauro oggi come sono?
«Lavorativamente parlando abbiamo preso strade diverse. Avevamo visioni diverse sul mio percorso. Non ci siamo trovati più».

A chi dedicherà l’esibizione sul palco del Concertone?
«A tutti i miei amici. Dal primo all’ultimo. Anche a quelli che non ci sono più, perché se ne sono andati troppo presto. E poi naturalmente a mia madre, la mia fan dal giorno zero».

© RIPRODUZIONE RISERVATA