Stefano Fresi: «Io, un papà severissimo ma solo nel film»

L'attore parla del suo nuovo film "Tutti a bordo": "Ho rifiutato diversi film: un cinepanettone e una commediaccia in cui avrei dovuto fare il ciccione di turno"

Giovanni Storti e Stefano Fresi in "Tutti a bordo"
di Gloria Satta
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Martedì 27 Settembre 2022, 07:18 - Ultimo aggiornamento: 10:34

Un gruppo di bambini scatenati in treno da Torino a Palermo tra avventure, sorprese, colpi di scena, corse contro il tempo. Un padre affannato che tenta di imporre le regole e insegue il convoglio attraverso l'Italia in auto con un nonno scorretto ma adorabile, una mamma scettica, un controllore spietato.
E molte risate per tutta la famiglia. Uscirà il 29 settembre con Medusa Tutti a bordo, la nuova commedia diretta da Luca Miniero e ispirata al blockbuster francese Attention au départ. Stefano Fresi è il padre, Giovanni Storti (questa volta senza Aldo e Giacomo) fa il nonno, Giulia Michelini la mamma, Carlo Buccirosso il ferroviere terribile. Fresi, 48, romano, taglia forte e talento poliedrico, compositore e attore pronto a girare un nuovo film top secret in attesa che sbarchi su Rai1 la miniserie drammatica Vivere non è un gioco da ragazzi, racconta la sua esperienza in Tutti a bordo, ultimo tassello di una carriera che, dopo il successo di Smetto quando voglio, non si è più fermata.

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È stato difficile lavorare con un esercito di marmocchi?
«No, si sono dimostrati disciplinatissimi anche perché il regista li ha trattati da professionisti.

Sono stato felice di recitare con Storti con cui ho legato subito e ho finalmente ritrovato Giulia Michelini: in passato avevamo girato insieme la puntata pilota di una serie che però non si è più fatta».


Si riconosce nel padre rigido del film?
«Nemmeno un po'. Per mio figlio Lorenzo, 12 anni, sono un papà diverso e felice di esserlo. Privilegio l'ascolto e, anche se ritengo fondamentali le regole, cerco di applicarle sempre in accordo con mia moglie».


Che bambino è stato?
«Fortunatissimo. Sono cresciuto in un quartiere difficile, la Centocelle che negli Anni Ottanta era crocevia dello spaccio e oggi è invece una bella zona residenziale in cui torno ogni volta che posso. Ho avuto dei genitori fantastici che, pur consigliandomi sommessamente di prendere una laurea, hanno sempre sostenuto la mia passione per la musica e il teatro».

 


Soddisfatto della sua carriera cinematografica?
«Certo, anche se continuo a sentirmi innanzitutto un musicista. Oggi ho la fortuna di vivere della mia passione e di poter scegliere i film da girare».


Ha detto molti no?
«Sì, specialmente all'inizio. L'ultimo giorno di riprese di Smetto quando voglio, Edoardo Leo mi disse: Adesso ti chiameranno tutti, stai attento a non accettare brutti film. E io mi sono tatuato quel consiglio sul cuore».


Che progetti ha rifiutato?
«Un paio, con cui peraltro avrei potuto estinguere il mutuo di casa: un cinepanettone e una commediaccia in cui avrei dovuto fare il ciccione di turno».


Le hanno mai chiesto di dimagrire per un film?
«Il peso lo sto perdendo ora per il ruolo segreto che mi preparo a interpretare. Dimagrisce Christian Bale e tutti s'inchinano al genio, ora sul set cambio aspetto anch'io: per un attore è normale. Ma sono sempre stato a mio agio con la mia fisicità, anzi ci ho giocato. Mai sentito il bisogno di essere magro. Mi piaccio così. Il problema semmai è degli altri».


È sempre vegano crudista?
«Ma no, in passato ho frequentato un corso per un paio di mesi. Finita là. Ora la carne la mangio, magari non tutti i giorni e non per forza rossa. Non sono vegano, non c'è nessun pericolo che mi pappi Villa Borghese».


Che cosa si augura per il futuro?
«Ho fatto tante di quelle cose belle, tra cui il musical ancora inedito The Land of Dreams, che ho poche aspirazioni. Forse amerei lavorare con Paolo Virzì e Paolo Sorrentino, ma il mio vero sogno è un altro».


Quale?
«Vorrei andare nelle scuole a dire ai ragazzi quanto sia importante vedere i film nelle sale. Un rito irrinunciabile se ami il cinema, altro che divano di casa».


È vero che il pubblico ha voltato le spalle al cinema italiano?
«Non credo proprio, la nostra commedia continua ad essere lo specchio della società. O puro intrattenimento, come Tutti a bordo. Il segreto è fare dei film buoni. Sempre».

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