Spaghetti Politics, ecco chi c'è dietro al post condiviso da Chiara Ferragni (e ha 21 anni)

Spaghetti Politics, ecco chi c'è dietro al post condiviso da Chiara Ferragni (e ha 21 anni)
di Francesco Malfetano
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 30 Settembre 2020, 13:59

«Non sono né una blogger, né un'influencer. Sono una studentessa con la passione per la politica che sta cercando il suo posto nel mondo. Quando ho detto ai miei genitori che Chiara Ferragni mi ha ricondiviso però, hanno capito che faccio sul serio». Michela Grasso ha 21 anni, è di Gallarate, nel varesotto, ma studia scienze politiche ad Amsterdam, e ha quasi 100 mila follower su Instagram. Nulla di eccezionale se si guarda a questo numero con gli occhi della generazione Z, abituata ad avere tonnellate di seguaci sui social. Decisamente atipico se però si considera che l'account in questione si chiama "SpaghettiPolitics" e, come recita la descrizione della pagina, vuole «Capire cosa diavolo sta succedendo in Italia e nel mondo». Quasi eccezionale invece, se si scopre che c'è un suo post sulla vicenda drammatica di Willy Monteiro, dietro la prima vera posizione politica presa da Chiara Ferragni. Lei sì influencer, con più di 21 milioni di follower, che ha sposato il punto di vista di Spaghetti Politics sull'accaduto, ricondividendone il pensiero che rimarcava come il «fascismo» fosse la «cultura predominante nella vita di queste persone». «Io racconto solo quello ho attorno - dice però Michela, che in pieno stile social sdogana da subito il "tu" - e parlo il linguaggio dei miei coetanei su Instagram».

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Michela, quindi? Com'è essere accostata alla Ferragni?
«Sono sempre stata una grandissima fan dei Ferragnez. Quando Chiara mi ha ricondiviso però non me ne ero accorta, mi ha scritto una mia amica. Io ho pensato ad uno scherzo perché lo dicevo sempre, "Pensa se mi condivide in una storia quante persone in più potrei raggiungere". Poi è successo veramente».

Si. In poche ore sei passata dall'avere un account da 20 mila follower a uno da 97 mila. Il tutto con un account che parla di politica ai ventenni. Com'è nato?
«A me piace capire le dinamiche di cosa succede e poi sono cresciuta in una famiglia in cui la politica ha sempre avuto un ruolo importate. La passione me l'hanno passata mia mamma e i miei nonni. Poi ho aperto la pagina e anche se all'inizio pensavo fosse solo un modo di passare il tempo e spiegare quello che succede in Italia ai miei colleghi universitari, ora è diventata quasi un blog in cui posso esprimere la mia opinione. Certo ho dovuto spiegare di cosa si trattava a mio nonno, ma quando ha visto che sono finita sui giornali ha capito».

Quand'è che hai iniziato?
«Due anni fa, al primo anno di università qui ad Amsterdam. Spesso volevo parlare in classe di ciò che succedeva in Italia, ma per farlo con i miei colleghi trovavo poche fonti in inglese. Così ho pensato di farlo io, per poter condividere con i miei amici che non parlano in italiano e ora ho molti ragazzi che vivono all'estero che mi ringiraziono perché li aiuto a condividere la loro realtà con gli amici stranieri. Alla fine però i follower sono aumentati, anche in Italia, e allora adesso sento la responsabilità di scrivere in italiano. Posso dire a più gente come la penso, è una bella cosa».

Come si parla di politica alla tua generazione? Una che ha una soglia dell'attenzione piuttosto bassa e si appassiona a pochi temi ma in modo viscerale?
«Bisogna usare il linguaggio dei social. I miei amici sono molto meno inclini a leggere un articolo se l’intero articolo non li interessa. È vero che la nostra soglia dell'attenzione è di un minuto, massimo due. Sono quindi fondamentali le infografiche, le immagini e la lunghezza. Bisogna condensare tutto in poco spazio. Le stories sono a tempo, per cui devono essere di facile lettura, veloci, ed essere abbastanza informative. L'obiettivo è dare uno spunto, poi apporfondiamo magari nei post o nelle caption». 

Solo questo? 
«Si, sono tutti un po’ stufi di sentirsi raccontare tutte le news. Per questo preferiamo si indaghi un po’ nelle questioni sociali o cose che ci interessano davvero come il cambiamento climatico o il razzismo. Poi bisogna mettere le persone davanti ad un’evidenza. Questo sta succendo, però tu non lo sai. Alla fine questo è ciò che faccio perché io mi sento in dovere di informare una persona se questa mi dice che non conosce un certo argomento». 

Però con immagini e poche parole.
«Si, soprattutto le immagini, ma bisogna conoscerle. L’algoritmo di Instagram, preferisce post che hanno visi al suo interno, quindi si cerca di usare più foto possibile. Poi bisogna modificarle perché se non hanno un design interessante non vengono condivise. Per questo io impiego almeno un'ora e mezza per fare un post. Non sono una vera esperta di grafica, ma ci provo». 

Come ti vedi tra qualche anno? Vuoi tornare in Italia?
«Spero che la pagina possa crescere perché, non appena  finisco la tesi, verso gennaio, mi piacerebbe avere un sito, magari dei collaboratori che scrivano qualcosa, dargli la possibilità di mettersi in gioco e mostrare che anche ai giovani interessa la politica. E si, voglio farlo in Italia, vorrei tornare».

Però l'idea è anche tornare sui canali tradizionali.
«Si perchè ti da più autorità. Ma senza social è difficile oggi avere un sito che funziona bene, bisogna integrarli. Poi anche averlo sul curriculum è un bello step, un primo passaggio per iniziare a farlo diventare un lavoro»

E cosa ti piacerebbe fare poi?
«Vorrei lavorare nell’informazione, nel giornalismo.

Questa pagina per me è un buon inizio per capire se davvero può funzionare».

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