Rugby Italia, Nanni Raineri da Colleferro a nuovo ct della nazionale femminile: prende il posto di Andrea Di Giandomenico che lascia dopo 13 anni da leggenda. Chi è

Rugby Italia, Nanni Raineri da Colleferro a nuovo ct della nazionale femminile: prende il posto di Andrea Di Giandomenico che lascia dopo 13 anni straordinari
di Paolo Ricci Bitti
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Martedì 6 Dicembre 2022, 20:16 - Ultimo aggiornamento: 20:31

Nanni Raineri, un ct del Lazio e con uno scudetto della Roma sul petto è da festeggiare parecchio anche perché gli è stata affidata la nazionale più brillante della storia del rugby italico, quella femminile, quella che dal quinto posto del ranking mondiale guarda dall'alto gran parte del mondo ovale e tutte le altre formazioni azzurre. E poi che enorme, gigantesca responsabilità prendere il ruolo tenuto per 13 anni dall'abruzzese-emiliano Andrea Di Giandomenico che meriterebbe già da vivo un monumento in cui specchiarsi per come ha saputo far lievietare le azzurre con il poco che passa il movimento italiano se paragonato a Inghilterra, Nuova Zelanda, Francia e Canada che ci precedono in virtù di tradizioni, cultura, organizzazione e denari, tanti denari, che non possiamo nemmeno sognare.

Avanti allora, al posto del ct più vincente di sempre, con Giovanni "Nanni" Raineri, 46 anni, da Colleferro, trequarti centro e mediano di apertura fulmineo, terribile nei placcaggi nonostante il formato e dalle mani da pianista.

Per 23 volte in nazionale dal 1998 (sgoccioli dell'era Georges Coste) al 2003, e due scudetti, uno pesantissimo per la Roma nel 2000 e un altro per il Calvisano. Senza dimenticare la promozione che conquistò, da allenatore, con l'Aquila Rugby 1936: nella stagione 2013/2014 la portò dalla serie A (di fatto la B) all'Eccellenza (la massima divisione). Stante le difficoltà di quella stagione in una piazza storica per il rugby e con ancora le rovine del terremoto del 2009 attorno al Fattori, quella promozione sta alla pari con i due scudetti. 

Ma Raineri è un tipo che fin da ragazzo, in campo e fuori, ha fatto della tenacia la sua cifra: veramente nessun fronzolo, in testa solo il rugby da giocare con passione e rigore o da allenare sempre al massimo, imparando da ogni compagno e da ogni allenatore, andando a faticare sui manuali e sul campo anche in capitali mondiali del rugby quali Stellenbosch in Sud Africa dove un italiano è guardato sempre con occhi severi da chi è in cattedra dalla seconda metà dell'Ottocento.

Raineri, giocatore anche dell'Unione rugby capitolina, in questi ultimi anni è stato formatore all'Accademia Under 18 di Torino e poi al Centro di Formazione Permanente di Milano. 

Gli verrà chiesto di migliorare ancora in uno scenario già pregiudicato dalle storture causate dal professionismo: Inghilterra e Francia prosperano grazie a imponenti gruppi di giocatrici a tempo pieno, vertici di movimenti che si contano in centinaia di migliaia di praticanti e dalla presenza del rugby nelle scuole. Poi la Nuova Zelanda che non ha la vastità dei numeri e delle risorse delle prime due, ma è la Nuova Zelanda che infatti è riuscita nell'impresa di battere le inglesi nella finale della recente coppa del mondo. Ma giocate 10 volte quel match e l'Inghilterra, che è restata imbattuta per quasi tre stagioni, ne vincerà nove. Poi il Canada e anche gli Usa che contano su numeri e fisicità impressionanti.

E l'Italia? Ecco la genialità di Di Giandomenico che ha portato le azzurre per la prima volta ai quarti di finale dei mondiali e anche al secondo fantastico posto nel Sei Nazioni 2019. Diamanti per un movimento racchiuso in qualche migliaio di giocatrici sparse in poche isole e con le migliori che solo da due stagioni hanno ottenuto dalla federazione borse di studio che le aiutano a mettere insieme il pranzo con la cena e con gli allenamenti e con gli studi e con il lavoro.

Fatto sta che il rugby femminile, iniziato in tutto il mondo a metà degli anni Ottanta, sta ingessandosi in gerarchie che si sperava fossero limitate solo ai maschi. Ma a Raineri, come detto, non difetta la tenacia. Il bocca al lupo.

Il nuovo ct

«Sono felice ed emozionato per questa opportunità che la Federazione mi ha affidato. Il gioco femminile d'élite è uno dei pilastri su cui poggia il rugby internazionale, sono fiero di assumere la guida tecnica della quinta squadra al mondo, consapevole della responsabilità che deriva da questo incarico e della difficoltà di confermare quanto raggiunto sino ad oggi. Ho già iniziato a visitare le Società, so che mi e ci aspetta molto lavoro ma ho trovato tanto entusiasmo nei nostri Club e tante ragazze che, ispirate da quanto abbiamo ottenuto in questi anni, sono pronte ad alzare la mano ed a farsi trovare pronte se meriteranno la convocazione. Uno dei miei obiettivi è quello di alzare la cultura della prestazione, non solo sul fronte tecnico ma anche della preparazione e dell'alimentazione, non solo durante i raduni ma nella quotidianità delle atlete. Andrea Di Giandomenico è stato il mio formatore, ha svolto un lavoro incredibile in questi anni alla guida delle Azzurre: è un privilegio prendere il suo posto e so che potrò contare sul suo supporto e sui suoi consigli, che rappresenteranno per me un bene prezioso soprattutto nella fase iniziale del mio incarico».

Il presidente Innocenti

«La Nazionale femminile è oggi determinante nelle nostre strategie per l'Alto Livello, su cui vogliamo continuare a investire e che vogliamo consolidare nell'élite internazionale - ha detto il presidente della Fir Marzio Innocenti-. Giovanni è un tecnico emergente che ha svolto un percorso di crescita all'interno delle nostre strutture, con una solida conoscenza del gioco ed il forte desiderio di emergere sul palcoscenico dei test-match. Ha di fronte a sé una sfida impegnativa ed un ampio ricambio generazionale da gestire nella prima fase della propria gestione ma siamo fortemente convinti delle sue doti di leader, della sua visione e della sua conoscenza del Gioco e certi che saprà guidare la Nazionale Femminile verso nuovi traguardi».

I 13 anni da leggenda di Andrea Di Giandomenico

Andrea Di Giandomenico - si legge nella nota della Fir - lascia la conduzione tecnica della Nazionale Italiana Femminile a conclusione del ciclo culminato con la qualificazione delle Azzurre ai quarti di finale della Rugby World Cup 2021 e che ha portato il tecnico aquilano a guidare per tredici anni la nazionale femminile. Di Giandomenico continuerà ad operare nell'ambito della formazione di allenatori e allenatrici, ruolo che ricopre nell'ambiente federale dal 2016.

Classe 1975, già giocatore e capitano del Reggio Emilia, dove abita, il debutto come ct delle Azzurre risale al 5 febbraio 2010 ad Ashbourne, in occasione dell'incontro del Women's Six Nations Irlanda v Italia: nella sua carriera, saranno complessivamente novantatré i test-match con la Nazionale, di cui sessantadue nel Women's Six Nations e nove nelle due edizioni della Coppa del Mondo a cui ha preso parte, con il nono posto del 2017 in Irlanda e la quinta piazza in Nuova Zelanda lo scorso ottobre, primo tecnico a guidare una Nazionale FIR ai quarti di finale iridati. Il CT italiano più vincente di sempre, Di Giandomenico ha contribuito al raggiungimento del secondo posto nel Women's Six Nations 2019 - miglior piazzamento in assoluto di una selezione italiana nel Torneo - collezionando tre vittorie, un pareggio e una sconfitta; in occasione della Coppa del Mondo del 2021 (la seconda della sua gestione, giocata nel 2022 a causa della pandemia da Covid-19) il gruppo è giunto ai quarti di finale della rassegna iridata, traguardo mai raggiunto prima da una squadra azzurra. Di Giandomenico ha contribuito anche allo sviluppo della Nazionale Seven femminile, di cui è stato responsabile tecnico dal 2009 al 2016.

Parallelamente, Di Giandomenico ha ricoperto il ruolo di formatore in ambito federale sia in rapporto alla preparazione degli atleti (come tutor nei Centri di Formazione e, dal 2016, come Responsabile Tecnico del Centro di Formazione U18 di Milano) che dei tecnici (dal 2016, Assistente Responsabile per la formazione Allenatori).

Di Giandomenico

​«È imprescindibile ringraziare anche in questa occasione tutte le persone che mi hanno sostenuto in questo lungo percorso professionale: la Federazione, in primo luogo per la fiducia riposta, le possibilità offerte e, infine, il costante supporto; gli staff con cui ho avuto il piacere di collaborare negli anni; i club che mi hanno sempre accordato la loro fiducia e loro, le principali protagoniste di questo straordinario progetto sportivo, le ragazze. Abbiamo condiviso un bel pezzo di strada, un percorso che ha contribuito profondamente alla mia formazione. La costruzione dei rapporti, in qualsiasi ambito professionale e umano, dà significato all'esperienza e aiuta a sviluppare la facoltà di scegliere a cosa pensare, per orientare le azioni assecondando gli obiettivi prefissati. Porterò con me questi insegnamenti nello svolgimento dei futuri incarichi e custodirò intimamente tutte le emozioni vissute in questi anni», ha detto il tecnico.

Il Presidente federale Marzio Innocenti ha dichiarato «Negli oltre dodici anni alla guida della Nazionale Femminile Andrea ha costruito un gruppo straordinario, dentro e fuori dal campo, ottenendo risultati che hanno dato e danno prestigio al rugby italiano. Per il suo lavoro parlano il secondo posto al 6 Nazioni del 2019, le qualificazioni a due Rugby World Cup consecutive, i quarti di finale all'ultima rassegna iridata. Ha avuto un ruolo capitale nell'accrescere la consapevolezza del movimento verso il rugby femminile e, attraverso i risultati, ad attrarre bambine e ragazze verso il Gioco. Anche nei momenti più difficili, sportivamente o durante la pandemia, non ha mai perso di vista la rotta. Per lui si chiude un capitolo fondamentale, come uomo e come tecnico, ma potrà continuare ad offrire un importante contributo al rugby italiano nei nuovi incarichi che andrà ad occupare».

Daniele Pacini, Direttore Tecnico FIR, sottolinea come «l'impronta sul gioco che Andrea ha trasmesso alle Azzurre durante la sua permanenza alla guida del gruppo è lo specchio dell'identità tecnica Italiana, alla quale ha dato in questi anni un grande contributo non solo attraverso la squadra Nazionale femminile, anche tramite la formazione di allenatori ed allenatrici. I risultati ottenuti in occasione della Rugby World Cup 2021, senza dimenticare i precedenti, sono un imprescindibile biglietto da visita, ma vanno ben oltre il risultato sportivo, tenendo in considerazione come si siano realizzati. Ringrazio Andrea per quanto ha lasciato al movimento femminile, non solo Italiano, e lo aspetto per le nuove sfide che come Federazione affronteremo assieme».

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