Roma, Festa del Cinema, Fanny Ardant e la chirurgia estetica: «Ho visto i risultati sulle altre...»

E sulle donne: «Etichettare un film come l'opera di una donna è restrittivo, sminuisce il suo valore. Bisogna valutarne la qualità»

Roma, Festa del Cinema, Fanny Ardant e la chirurgia estetica: «Ho visto i risultati sulle altre...»
di Gloria Satta
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Domenica 17 Ottobre 2021, 13:47 - Ultimo aggiornamento: 14:00

La nuova sfida di Fanny Ardant: portare sullo schermo la storia d'amore tra una donna di 70 anni e un uomo di 45 evitando gli stereotipi, il giudizio morale e ogni morbosità. Missione compiuta: nel delicato, intenso e prezioso film di Carine Tardieu Les jeunes amants (i giovani amanti), presentato in anteprima mondiale alla 16esima Festa di Roma e in sala nel 2022, la grande attrice francese 72enne racconta il sentimento «insopprimibile» che travolge un'architetta in pensione e un medico molto più giovane (Melvil Poupaud) con moglie e figli. Dapprima respinto dalla donna, quell'amore (che il viso luminoso di Fanny esprime in tutte le sue sfumature) finirà per imporsi. E durerà «finché noi due respireremo la stessa aria», dice l'uomo. Protagonista 40 anni fa di La signora della porta accanto di François Truffaut, una delle storie d'amore più travolgenti della storia del cinema, all'Auditorium l'attrice è stata molto applaudita. Sottilissima, ultra-chic in tailleur nero, ogni dito un anello, ha poi raccontato le sue emozioni.

 


È vero che all'inizio non voleva girare il film?
«Proprio così. La storia mi era molto piaciuta ma in quel momento non amavo il mio corpo e non volevo girare le scene di intimità, mai fatte nemmeno da giovane. La regista mi ha poi spiegato che al centro del film non era il sesso ma il legame spirituale tra i due protagonisti. Il loro è l'incontro di due anime. E mi ha convinta».
Donna anziana con uomo più giovane: il film rompe un tabù?
«Non la vedo così. Penso piuttosto al coraggio del mio personaggio che prima lotta contro il sentimento che prova e poi decide di accettarlo, con tutti i rischi che questo comporta. Senza curarsi del giudizio della società e superando la paura con l'aiuto dell'uomo che rispetta le sue esitazioni perché è intelligente e profondo».
Amare significa aver paura, secondo lei?
«Sempre. E non c'è distinzione fra i sessi. Temere di amare è come mettere fine alla propria vita, mentre bisogna prendersi i propri rischi. Se hai paura è segno che sei innamorato. E io adoro le storie d'amore».
La società accetta che una donna della sua età possa innamorarsi?
«Oggi la società è diventata molto più puritana, se pensiamo che la letteratura francese del 19esimo secolo è piena di amori tra donne mature e uomini giovani... Poi gli americani hanno esportato le cougar (le panterone di mezza età, ndr) ma è un concetto che mette in primo piano il sesso, mentre in un rapporto a due sono molto più importanti le affinità e la voglia di stare insieme. Il film è un inno alla libertà di amare. Ma devi prendertela, senza aspettare che ti venga concessa».
Con che criteri sceglie i suoi ruoli?
«Sono un'attrice poco strategica perché accetto solo i personaggi che amo, anche se rischiano di venire detestati dal pubblico. Meglio una piccola parte in un bellissimo film che il ruolo di protagonista in un film stupido».
Il cinema ha imparato a dare più spazio alle donne?
«Quando nel 1985 girai il film L'estate prossima diretto da Nadine Trintignant, tutti mi chiedevano com'era stato lavorare con una regista.

Domanda sciocca, che ghettizza le donne. Saremo avanti quando nessuno la farà più».


Ma raggiungere la parità non è importante?
«Per quanto riguarda il denaro lo è sicuramente: tutti devono essere pagati allo stesso modo a prescindere dal sesso. Anche l'accesso all'istruzione al lavoro non deve discriminare il genere. Ma etichettare un film come l'opera di una donna è restrittivo, sminuisce il suo valore. Bisogna valutarne la qualità».
La regista Tardieu ha detto di aver scritturato lei perché è l'unica attrice della sua età che non sia ricorsa alla chirurgia estetica: è contraria?
«Non giudico chi fa il lifting, ognuno deve poter scegliere se tenersi la sua faccia o cambiarla. Io non ho chiamato il chirurgo perché ho visto i risultati sulle altre e sono rimasta molto perplessa. Ma un fatto è sicuro: una donna di 70 anni, con il bisturi o senza, non potrà mai tornare ai 30 o ai 40. È meglio lasciar perdere e mostrarsi per quello che si è».
 

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