Renato Zero: «Basta mode. Giusto prendere posizioni, ma in una piazza senza bandiere»

Renato Zero: «Basta mode. Giusto prendere posizioni, ma in una piazza senza bandiere»
di Valeria Arnaldi
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Sabato 15 Maggio 2021, 06:46 - Ultimo aggiornamento: 06:48

«Ho le valigie sempre pronte. Il beauty case è in ordine. Sono pronto a ripartire». Renato Zero, celebrati i suoi settant'anni con tre album per un totale di 39 inediti, ma senza ancora realizzare il progetto di festeggiarli insieme al suo pubblico, è pronto a tornare sul palco. Intanto, non trascura nuovi impegni, non solo nella musica. È testimonial della campagna 5 per mille della Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS (https://5x1000.policlinicogemelli.it). «La salute dipende anche dal popolo - dice - se reclama maggiore attenzione a sanità e cure, per le istituzioni dovrà suonare la sveglia. La sanità va sostenuta. Al Gemelli ho visto una realtà d'eccellenza per medici e ricercatori. Sono nato con una anemia emolitica e in ospedale ho dovuto passare i primi mesi di vita. Conosco bene quegli odori. Oggi frequento molto i reparti, ho tanti amici medici e pazienti».

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IL CARDIOLOGO
Tra gli amici, Antonio Rebuzzi, già primario Unità coronarica del Policlinico Gemelli e suo cardiologo, come Zero ha raccontato, nel 2016, dal palco del festival di Sanremo. «Ci conosciamo da tanti anni - afferma Rebuzzi - aveva problemi cardiaci, gli ho fatto una angioplastica.

Renato è la prova che lavoriamo bene. Basta vederlo esibirsi». E ascoltarlo. Zero, infatti, già nel 1982, nel brano Contagio, parlava di pandemia: «L'epidemia che si spande/L'isolamento è un dovere oramai/Dare la mano è vietato». «È stata una brutta visione - commenta Zero - che mi rimangerei tanto volentieri, però ho l'abitudine di gettare lo sguardo avanti, al di là del calendario, e spesso mi viene spontaneo azzardare qualche pronostico. Preoccuparsi di cosa succederà tra vent'anni, credo sia un diritto di tutti».


GLI INFLUENCER
Intanto, guarda alla musica, oggi. «Anche la musica guarisce, quindi la sua salute è importante. Bisogna stare attenti a insegnare ai giovani a non trascurare melodie, armonia, qualità. Se facciamo una programmazione musicale con la scadenza, come gli yogurt, non avremo più canzoni come Il cielo in una stanza. Io dico che, tutto sommato, il benessere a tutti i costi indebolisce. Noi artisti, dovremmo cercare di fare qualche ruzzolone ogni tanto. Se ci presentiamo sempre con il vestitino della domenica, se non abbiamo respirato il marciapiede, non siamo credibili in quello che facciamo». Un richiamo a chi segue troppo le mode o si fa incantare dai successi facili? «Bisogna fare amicizia con la gente. Gli influencer, oggi, dicono cosa bisogna fare o seguire. Evidentemente non hanno chiaro che ognuno ha il diritto di scegliere la propria pelle - prosegue - ma liberamente, e lo dice uno che di pelli ne ha cambiate molte, ma sempre senza imposizioni. Noi artisti siamo come bussole, a volte siamo nella posizione di sostenere talune ragioni. Io l'ho sempre fatto con le mie canzoni, mai con operazioni di marketing. Arte e libertà sono sorelle gemelle. La libertà più importante è quella della piazza, ma senza bandiere».
Come per Bauli in piazza, appunto, dove Zero si è fatto sentire per l'intero settore. «La cultura deve essere patrimonio di tutti, è determinante per i popoli, tutti hanno diritto di accedere a questo universo. Quello che mi sento di contestare alle misure prese in questo periodo è che forse si sarebbe potuto trovare un modo diverso per garantire la cultura e, al contempo, igiene e sicurezza, in modo che non soffrissero attività e fantasia. L'arte porta conforto alle persone. Penso che, seppure in modo ridotto, con la giusta organizzazione, noi artisti avremmo potuto continuare ad esistere».


L'EVOLUZIONE
Il tema è politico. E culturale. «La musica viene sempre trattata con leggerezza. Si vede già dal nome, come si fa a parlare di musica leggera? Se si sente un arrangiamento di Ennio Morricone per Sapore di sale di Gino Paoli, faccio davvero fatica a pensare che si possa usare la definizione musica leggera». Verso cosa metterebbe in guardia, pensando al domani? «Dovremmo iniziare un processo di evoluzione, anzi, dovremmo averlo avviato già ieri. Guardo alla sanità e alle sue eccellenze. Penso al Gemelli, dove la qualità è davvero molto alta e potrebbe essere presa a modello anche da altre strutture». C'è molto da fare. «La pandemia ha insegnato tante cose - sottolinea Rebuzzi - L'Unità Coronarica del Gemelli attualmente è attrezzata con un minireparto Covid. Bisogna ripensare gli ospedali in vista di possibili future pandemie». Conclude Zero: «Per il domani, i tre pilastri sui quali ragionare per il Paese, dovrebbero essere sanità, scuola, cultura».

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