R. Kelly, ex cantante di «I believe I can fly», condannato a 30 anni: «Adescò minori»

R. Kelly, ex cantante di «I believe I can fly», condannato a 30 anni: «Adescò minori»
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Mercoledì 29 Giugno 2022, 21:24 - Ultimo aggiornamento: 22:04

Il cantante R. Kelly è stato condannato da una giuria di New York a 30 anni, il massimo della pena chiesto dall'accusa, per aver adescato donne e bambini e per aver guidato per oltre due decenni una rete criminale a Chicago che reclutava donne sottoponendole ad abusi sessuali e psicologici. L'ex star 55enne, autore tra l'altro del pezzo "I believe I can fly" per il quale ha vinto un Grammy bel 1996, era stato riconosciuto colpevole lo scorso settembre dopo che l'accusa l'aveva descritto come uno «stupratore seriale e un predatore che manteneva il controllo sulle sue vittime con qualsiasi trucco». La sua squadra di avvocati, la stessa che è riuscita a far rimettere in libertà il comico Bill Cosby dopo una condanna per molestie sessuali, aveva cercato invano di ottenere una pena più mite invocando gli abusi che lo stesso cantante avrebbe subito anche in famiglia durante l'infanzia.

Kelly era «un Pifferaio Magico che adescava minori con i suoi soldi e la sua celebrità», ha detto una delle vittime identificata solo col nome di Angela, la prima a testimoniare oggi al tribunale di Brooklyn: «Con ogni vittima diventavi più malvagio», ha attaccato ancora la donna guardando il cantante negli occhi per tutta la sua toccante testimonianza.

«Usavi fama e potere per allevare ragazze e ragazzi minorenni e asservirli alla tua gratificazione sessuale». Oggi, ha aggiunto la vittima, ci riprendiamo i nostri nomi: «Non siamo più le prede che eravamo una volta». Quarantacinque i testimoni che si sono alternati alla sbarra in questi mesi, di cui 11 vittime dell'ex stella dell'R&B, il cui vero nome è Robert Sylvester Kelly. Cruciale per l'accusa è stato, inoltre, il rapporto di Kelly con la defunta cantante Aaliyah. Il cantante le aveva scritto e prodotto il suo primo album, "Age Ain't Nothin' But A Number", e poi l'aveva sposata quando lei aveva solo 15 anni perché pensava fosse incinta. Il suo ex manager ha ammesso in tribunale di aver corrotto un impiegato dell'anagrafe per ottenere un documento falso che consentisse il matrimonio, che poi è stato annullato. «Le sue azioni sono state sfacciate, manipolative e coercitive.

Non ha mostrato rimorso o rispetto per la legge», si legge nella sentenza. La condanna di Kelly è considerata una pietra miliare per il movimento #MeToo poichè stato il primo grande processo per abusi sessuali in cui la maggior parte delle accusatrici e vittime erano donne afroamericane. Inoltre delle nefandezze di Kelly si era speculato per anni ma nessuno era mai stato in grado di inchiodarlo.

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