Pezzali e Cecchetto, si lascia la coppia d’oro anni '90: addio al sodalizio che lanciò gli 883

Il caso alla vigilia dei concerti di domani e sabato a San Siro per i 30 anni di carriera dell’artista

Pezzali e Cecchetto, si lascia la coppia d’oro anni '90: addio al sodalizio che lanciò gli 883
di Mattia Marzi
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Giovedì 14 Luglio 2022, 06:45 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 19:21

Non una separazione come quella di Totti e Ilary, ma quasi. Se non altro per il peso dei nomi coinvolti, per quello che hanno rappresentato per la musica pop italiana degli ultimi trent'anni e soprattutto per il rapporto che li legava. Quello tra Max Pezzali, Claudio Cecchetto e Pier Paolo Peroni, triade da oltre 6 milioni di copie vendute e 22 Dischi di platino vinti insieme dal 92 a oggi, si è interrotto clamorosamente alla vigilia dei due concerti più importanti della carriera dello stesso Pezzali: quelli che domani e sabato vedranno il 54enne cantautore esibirsi sul palco dello Stadio San Siro, a Milano, davanti a un totale di 100 mila spettatori. Dando vita a un gigantesco karaoke all'interno dello stadio sono stati davvero installati maxi schermi sui quali scorreranno i testi delle hit per celebrare i suoi trent'anni di carriera, ritrovando peraltro accanto a sé il suo alter-ego ai tempi degli 883, Mauro Repetto.

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LA FESTA
Per Pezzali sarà una festa dal retrogusto amaro. Cecchetto, che trent'anni fa scoprì gli 883 (grazie alla cassetta con il provino di Non me la menare), al telefono conferma con grande imbarazzo che la rottura si è consumata: «Ci sono state serie incomprensioni. Preferirei non parlarne. Ora la devo lasciare», dice, facendo sapere che forse a San Siro - da spettatore - ci sarà. Magari per provare a salvare il salvabile. Solo due settimane fa il 70enne talent scout, che del progetto San Siro canta Max è stato ideatore insieme a Peroni, raccontava sui social le prime riunioni con Clemente Zard di Vivo Concerti che organizza gli show con un accordo «firmato simbolicamente su un tovagliolo per prometterci complicità e impegno». Poi poche righe che oggi suonano come un addio: «Grazie Max per come siamo riusciti ad essere, l'uno per l'altro il motore del viaggio che ci ha portati fino a qua». Non si sa se dietro la fine del rapporto ci siano visioni diverse del progetto o questioni economiche, magari con qualcuno che si è messo tra loro. «Abbiamo solo rimandato di un anno. Se dovessero saltare ancora, i soldi saranno restituiti», aveva detto Pezzali, commentando la decisione di non rimborsare i fan dopo che i concerti, originariamente in programma nel 2020, furono rinviati a causa delle restrizioni legate alla pandemia.
«Spiegare cosa è successo? Non posso farlo per questioni legali, mi dispiace», taglia corto Pier Paolo Peroni, ormai ex manager della voce di Sei un mito.

Insomma, non è finita bene. Peccato, in questi trent'anni quello tra Pezzali, Cecchetto e Peroni aveva dimostrato di essere molto di più che un semplice sodalizio tra artista, produttore e produttore-manager: insieme componevano il nucleo di una grande famiglia allargata, di cui facevano parte mogli, figli, amici. Sempre inseparabili. Fino a oggi.

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LA LEGGE
Peroni, motore di una quantità impressionante di successi, con Cecchetto lanciò gli 883 dopo aver seguito Jovanotti da Roma a Milano ai tempi di Deejay Television (fu responsabile della programmazione del canale): «Credo di aver passato più tempo con lui che con mia moglie e i miei genitori, tra ristoranti, Autogrill, concerti», disse di Pezzali in un'intervista. Si consolerà con i diritti Siae delle hit che Pezzali canterà a San Siro: molte, da Nessun rimpianto a La dura legge del gol, portano la sua firma. La moglie Syria negli anni ha collaborato a più riprese con il cantautore. Ieri al telefono non ha nascosto grande delusione e rammarico per come sono andate le cose: «Eravamo un'unica famiglia. Ora non lo siamo più. I rapporti si sono interrotti da un mese. Non ce lo aspettavamo, dopo tutto quello che c'è stato in questi anni», dice la cantante, che nelle scorse settimane sui social aveva fatto pure allusioni a pugnalate alle spalle. È la dura legge del pop (e dei soldi?).
 

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