Paris Hilton, la biografia choc: «I miei genitori mi chiusero in comunità, ho vissuto violenze e umiliazioni. Il video hard? Non ho più avuto una vita normale»

L'ereditiera è appena uscita con la sua autobiografia Paris: The Memoir. In cui svela un'inedita se stessa. Fra ricordi dolorosi e momenti pop

Paris Hilton, la biografia choc: «I miei genitori mi chiusero in comunità, ho vissuto violenze e umiliazioni. Il video hard? Non ho più avuto una vita normale»
di Andrea Palazzo
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Martedì 18 Aprile 2023, 06:41 - Ultimo aggiornamento: 19:56

Il complesso di tutti i famosi senza talento è anche il suo. Dover spiegare al mondo che la celebrità non è mai gratis. A svelare il lato oscuro del suo successo, stavolta è Paris Hilton: «Se ho giocato con la maschera della bionda svampita, era solo per dimenticare gli orrori del passato», così si racconta, a 42 anni, nell'autobiografia Paris: The Memoir" (edita da HarperCollins negli Usa) l'erede dell'omonimo impero alberghiero, antesignana degli odierni influencer grazie al voyeurismo suscitato dal suo status di sexy miliardaria. L'attenzione morbosa dei media esplose nel 2004 con il famigerato video hard lanciato su internet contro la volontà di Paris dal fidanzato di allora. «Dopo quell'esperienza non sono più riuscita per anni ad avere una normale vita sessuale, non mi fidavo di nessuno», ricorda la Hilton, che in epoca pre-MeToo fu bersaglio di gag sghignazzanti e attacchi misogini.

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OBIETTIVI
«Volevo solo essere famosa e piacere a tutti - dichiara - così la gente avrebbe comprato i prodotti che sponsorizzavo». D'altronde il nonno Barron l'aveva fatta fuori dall'asse ereditario nel 2007 perché non apprezzava il suo stile di vita e lei, da vera "self-made woman", ha messo in piedi un patrimonio di 300 milioni di dollari tra profumi e cosmetica, ben prima di Instagram e TikTok.

Ora Paris ci fa sapere che «è arrivato il momento di raccontare la mia verità» svelando le sue confessioni intime, una mossa obbligata per evitare l'imminente oblio secondo i più maliziosi commentatori in America. E nel libro scritto insieme al ghostwriter Joni Rodgers scopriamo abusi, disagi comportamentali e un'adolescenza passata in istituti correttivi che sembrano campi di prigionia.

 


LA PROFEZIA
«La ragazzina diventerà una grande star», aveva predetto a sua mamma anche Andy Warhol e lei a 15 anni aveva abbandonato la scuola, dopo aver scoperto i party e la vita notturna di New York, rincorsa dai paparazzi che immortalavano sui tabloid i suoi vagabondaggi spericolati. «Mi chiamavano scapestrata e irresponsabile, ma si sbagliavano» si difende la Hilton, che addebita quello stile di vita sfrenato alla sindrome del disturbo da deficit di attenzione che l'ha tormentata tutta la vita. Si fa fatica, però, a non immedesimarsi nelle ansie dei genitori che se la vedevano tornare all'alba ogni giorno e stupisce che lei neghi in modo risoluto di aver mai assunto droghe. Come in un romanzo d'appendice, l'unica alternativa per un'adolescente fuori controllo è il collegio. Ma i due anni passati in comunità terapeutiche per teenager problematici sembrano la trama di un film horror. Rigidi programmi di rieducazione che implicavano sevizie psicologiche, ammanettamenti, violenze e umiliazioni. «Volevano farci il lavaggio del cervello», racconta Paris che ricorda le suppliche ai genitori di portarla via, mentre gli arcigni istitutori raccomandavano ai familiari di non farsi impietosire dalla ragazzina bugiarda.
«Lavorerò solo per avere successo e fare in modo che nessuno controlli mai più la mia vita». A sentire Paris, la creazione del personaggio della party girl senza cervello è stata la terapia per superare il trauma di quell'isolamento coatto. Anche se nel libro, quasi agiografico, omette di spiegare perché non abbia scelto altre strade e si paragona costantemente al prototipo della bionda nevrotica dalla vita spezzata, Marilyn Monroe. Non potevano mancare i racconti dei 45 giorni di carcere per guida in stato di ebbrezza e della copertina su Playboy realizzata con vecchie foto - ancora una volta senza il suo consenso - dopo che lei aveva rifiutato di posare nuda. Come sempre, Paris rivendica per sé lo status di vittima, attenta a evitare ogni responsabilità personale rispetto ai guai in cui si cacciava: «Con questo libro ho ripreso in mano la narrazione della mia vita, ero stufa delle manipolazioni dei media», rispetto ai quali nega ogni complicità. La parola narrazione sembra la preferita del suo vocabolario: non importa quale sia la realtà, tutto sta nel come raccontarla al pubblico dei fan e dei suoi clienti.


IL MATRIMONIO
Nel frattempo, l'ereditiera si è sposata nel 2021 con il ricco imprenditore Carter Reum e a gennaio ha annunciato al mondo un figlio nato con la maternità surrogata, tenuta segreta fino al parto: «Volevo proteggere il bambino dai riflettori» racconta, ma quando ha presentato il neonato a sua madre - totalmente ignara - ha fatto riprendere l'incontro dalle telecamere del suo nuovo show, Paris in love. Malgrado i proclami, l'autobiografia - già in testa alle classifiche Usa - sembra un furbo riposizionamento della businesswoman per farle fare il grande salto come paladina del MeToo e dei teenager vulnerabili. E quando si finisce il libro non è davvero chiaro dove finisca il personaggio e dove inizi la donna, ma forse non lo sa più nemmeno lei.

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