Paolo Rossi, il telefono non si è spento. La moglie: «Arrivano ancora centinaia di messaggi»

Paolo Rossi, il telefono non si è spento. La moglie: «Arrivano ancora centinaia di messaggi»
di Francesca Pierantozzi
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Venerdì 15 Luglio 2022, 06:45

Il display non si è mai spento da quel 9 dicembre 2020. Prima erano messaggi di addio, cuori, lacrime, parole di condoglianze, poi, piano piano, visto che quel numero continuava a squillare, e che i messaggi davano «consegnato» o «letto», la gente ha continuato a scrivere: pensieri, ricordi, parole di affetto. Federica Cappelletti l'IPhone grigio del marito ha continuato a tenerlo carico: «Il telefono di Paolo è rimasto sempre attivo, l'ho fatto per custodire e tramandare la sua memoria attraverso i messaggi di persone che hanno inviato ricordi e pensieri». Paolo è Pablito, è Paolo Rossi. Aveva 64 anni quando è morto, un anno e mezzo fa: è rimasto nel cuore di tutti, non solo per quei gol, non solo per la notte di Madrid, ma anche per il fisico, la capacità di rialzarsi, la seconda vita meno timida di cronista. Tutto questo gli amici, i compagni, i tifosi, hanno continuato a dirglielo. Poi è arrivato lunedì scorso, l'11 maggio: 40 anni esatti da quella finale in Spagna che diede all'Italia qualcosa in più di una terza stella sulla maglia, quella vittoria portata sulle spalle magroline di un attaccante che era nato ala destra e che sembrava sempre uscire da nessuna parte. E allora lunedì, su quel telefonino mai spento si sono riversate tonnellate di parole.

I RICORDI

Semplici come era semplice Pablito: «Grazie, grazie, grazie, rimani il mio eroe».

A scrivere ci sono padri che vorrebbero che i loro figli fossero un po' come lui, oppure insegnanti o presidi che amerebbero che la sua storia fosse portata nelle scuole. A volte sono sfoghi, a volte solo il segno di affetto. Per Federica e le due figlie, Maria Vittoria e Elena Sofia, è semplicemente «un modo per tenerlo con noi». A volte rispondono con un cuore, ma quasi sempre non servono risposte: perché chi in questo anno e mezzo ha continuato a tenere vivo il numero di Paolo Rossi, lo ha fatto più per tenere vivo un sogno, un pezzo di vita. Ogni occasione è stata un pretesto, le feste come Natale, Capodanno, oppure il giorno del compleanno, il 23 settembre.

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L'ANNIVERSARIO

Poi è arrivato l'11 luglio 2022, uno di quegli anniversari tondi che piace celebrare, che danno l'occasione di ripetere la festa, di risentirsi come in quella notte che gli italiani si sono ripassati tante volte, che non è stata cancellata da nessun'altra vittoria per quanto altrettanto prestigiosa. Ed allora ecco che spontaneamente in migliaia sono riandati su quel numero e hanno inviato un pensiero, un'emozione, un ricordo. Come se la tristezza per la morte fosse passata, e restasse di nuovo solo la complicità o l'ammirazione. «I messaggi sono arrivati a tutte le ore, a centinaia ha raccontato Federica Non soltanto dall'Italia, ma anche dagli Stati Uniti, da Messico e Argentina, una valanga d'amore che ci ha piacevolmente travolto». Paolo fu il simbolo di quel mondiale, lo sa la memoria collettiva, lo sanno i tifosi, lo sa pure la Zecca dello Stato, che ha coniato una moneta da collezione dedicata al 40 esimo anniversario Italia Campione del Mondo con Paolo Rossi raffigurato nel momento di esultanza che riconosceremmo tra mille.

 

Nessuna sorpresa dunque che per ricreare anche solo per un momento quell'esultanza lì, è alla sua segreteria ancora con la sua voce che si sono rivolte tante persone. Federica spiega che Paolo resta anche sulla chat degli ex campioni del mondo, dove tanti messaggi di omaggio e affetto sono arrivati anche per gli altri della spedizione che non ci sono più, come Enzo Bearzot e Gaetano Scirea. Federica non ha dubbi: è quello che avrebbe voluto Paolo, continuare a essere presente, a stare al gioco di chi vorrebbe che quei momenti si potessero rivivere come in una moviola infinita. «Avrebbe partecipato ai vari eventi organizzati per commemorare l'anniversario», assicura la moglie, lo avrebbe fatto «con la sua semplicità e il suo sorriso».

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