Paolo Brosio contro il Ddl Zan: «È una legge bavaglio, mette a rischio il concetto di famiglia cristiana»

Paolo Brosio contro il Ddl Zan: «È una legge bavaglio, mette a rischio il concetto di famiglia cristiana»
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Mercoledì 23 Giugno 2021, 16:34 - Ultimo aggiornamento: 24 Giugno, 10:05

Il dibattito sulla richiesta avanzata dalla Santa Sede di modificare il testo del Ddl Zan che «violerebbe il Concordato», continua a essere al centro delle discussioni e oggi, dopo le condanne di Fedez, Elodie e Vladimir Luxuria sulla posizione e interferenza del Vaticano, si aggiunge invece il plauso di Paolo Brosio«La Chiesa ha fatto bene perché nell'articolo 1 del ddl Zan - afferma il giornalista - si mette in dubbio addirittura l'identità di genere che è quella su cui si basa la famiglia cristiana». A detta sua perciò «Accogliendo il principio dell'identità di genere per cui uno non corrisponde al sesso che ha in natura ma alla percezione che ha di sé, si va incontro a situazioni paradossali. C'è già la legge Mancino che prevede una tutela contro gli atti di discriminazione e di violenza, poteva essere allargata agli atti discriminatori contro i gay, i trans e i disabili».

 

 

 

Paolo Brosio contro il Ddl Zan: «Situazioni paradossali»

 

 

«Nell'articolo 4 del ddl Zan è tutelato il diritto di parole - continua Brosio - tranne in quei casi in cui la manifestazione del pensiero possa determinare atti discriminatori. Quindi se io nell'ora di religione cattolica dico che la famiglia che vuole Cristo è quella naturale composta da mamma papà e bambino io divento immediatamente perseguibile e posso essere portato in Tribunale alla sbarra. Il ddl Zan quindi è una legge bavaglio».
 

 

«L'articolo 7 del ddl Zan introduce anche l'educazione gender nelle scuole e a me non sta bene per niente.

Perché uno deve indottrinare dei bambini piccoli? Il Vaticano ha depositato presso l'Ambasciata italiana presso la Santa sede una denuncia formale sulle possibili conseguenze che questa legge può avere nel catechismo della Chiesa cattolica». «Con l'approvazione del ddl Zan gli insegnamenti della Chiesa possano essere oggetto di vessazioni, indagini e condanne e non è giusto perché c'è un accordo tra lo Stato e la Chiesa che sancisce che la Chiesa possa agire liberamente nei suoi principi», conclude.

 

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