Il dibattito sulla richiesta avanzata dalla Santa Sede di modificare il testo del Ddl Zan che «violerebbe il Concordato», continua a essere al centro delle discussioni e oggi, dopo le condanne di Fedez, Elodie e Vladimir Luxuria sulla posizione e interferenza del Vaticano, si aggiunge invece il plauso di Paolo Brosio. «La Chiesa ha fatto bene perché nell'articolo 1 del ddl Zan - afferma il giornalista - si mette in dubbio addirittura l'identità di genere che è quella su cui si basa la famiglia cristiana». A detta sua perciò «Accogliendo il principio dell'identità di genere per cui uno non corrisponde al sesso che ha in natura ma alla percezione che ha di sé, si va incontro a situazioni paradossali. C'è già la legge Mancino che prevede una tutela contro gli atti di discriminazione e di violenza, poteva essere allargata agli atti discriminatori contro i gay, i trans e i disabili».
Riassumendo: il Vaticano che ha un debito stimato di 5 miliardi di euro su tasse immobiliari mai pagate dal 2005 ad oggi per le strutture a fini COMMERCIALI dice all’Italia “guarda che con il DDL Zan stai violando il #Concordato” 🤦🏻♂️
— Fedez (@Fedez) June 22, 2021
Paolo Brosio contro il Ddl Zan: «Situazioni paradossali»
«Nell'articolo 4 del ddl Zan è tutelato il diritto di parole - continua Brosio - tranne in quei casi in cui la manifestazione del pensiero possa determinare atti discriminatori. Quindi se io nell'ora di religione cattolica dico che la famiglia che vuole Cristo è quella naturale composta da mamma papà e bambino io divento immediatamente perseguibile e posso essere portato in Tribunale alla sbarra. Il ddl Zan quindi è una legge bavaglio».
«L'articolo 7 del ddl Zan introduce anche l'educazione gender nelle scuole e a me non sta bene per niente.
L’ intervento del #Vaticano contro il #DDLZan non è una difesa del #Concordato ma un attacco pericoloso all’articolo 7 della nostra Costituzione sulla laicità dello Stato, siamo una democrazia non una teocrazia
— vladimir luxuria (@vladiluxuria) June 22, 2021
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