Giorgio Panariello e il senso di colpa per la morte del fratello: «Per anni l'ho aiutato, poi ho smesso, altrimenti mi sarei perso anch'io»

Giorgio Panariello e il senso di colpa per la morte del fratello: «Per anni l'ho aiutato, poi ho smesso, altrimenti mi sarei perso anch'io»
di Paolo Travisi
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Mercoledì 18 Novembre 2020, 14:13

«Stavo per mettere in scena uno spettacolo in cui raccontavo gli aneddoti della mia vita, quelli divertenti ma anche cose brutte, d'altronde a 60 anni si fa il bilancio della propria vita» racconta Giorgio Panariello, intervenendo a Deejay Chiama Italia, la trasmissione radiofonica condotta da Linus e Nicola Savino, per parlare del suo libro, Io sono mio fratello. «Quindi avrei parlato anche di mio fratello Franco, della nostra infanzia, ma con il lockdown lo spettacolo è saltato, così ho capito che il ragionamento poteva essere più esteso. Ho approfittato del lockdown per scrivere il libro» considera ancora Panariello, raccontando la drammatica vicenda di suo fratello, morto dieci anni fa.

Per anni, il popolare attore toscano, ha vissuto con il senso di colpa per la morte del fratello, e nonostante il successo per la sua carriera artistica, ha portato dentro fantasmi e dolore, che nella scrittura del libro, lo hanno riportato agli anni dell'infanzia. «Il mio senso di colpa non veniva dal successo, ma da un altro fatto, più in là rispetto alla mia carriera. Io sono nato un anno prima di Franco e sono stato adottato dai miei nonni, con mia madre avevo un rapporto distante, ci vedevamo per le feste, i compleanni. Dopo di me è nato Franco, ma i miei nonni non potevano prendere un altro bambino in carico, allora Franco è stato affidato ad un collegio e ci vedevamo ogni tanto» ha raccontato Giorgio Panariello in collegamento telefonico con Linus e Nicola Savino.

«Ecco, il mio senso di colpa è legato a quello. Se lui fosse nato al mio posto, i miei nonni lo avrebbero adottato e non sarebbe andato alla deriva. Invece crescendo ha cominciato a farsi, a vivere ai margini, per strada come un barbone.

Quando è iniziato il successo, Franco veniva a trovarmi in camerino, io avevo i vestiti puliti, da bere, le patatine, poi uscivo col mio macchinone e lui stava per strada. Negli anni ho cercato di aiutarlo, poi ad un certo punto non ho più potuto, perché mi sarei perso anch'io come lui» ammette Panariello, che in altre interviste ha raccontato di essersi fermato prima del baratro della droga.

Poi, quando la situazione è migliorata, la notizia inattesa e tragica. «Quando lui si è disintossicato, ha trovato un lavoro, stava bene, all'improvviso se n'è andato. Era andato ad una cena dove ha esagerato ed i suoi amici anziché chiedere soccorsi, forse per paura, lo hanno abbandonato ai lati di una strada. Franco è morto lì, da solo, per ipodermia».

Infine Giorgio Panariello, ha parlato delle persone che gli sono state più vicine, dopo la tragica fine del fratello. «Leonardo Pieraccioni era il suo comico preferito. Stava con me al funerale e poi, a sorpresa, c'era anche Renato Zero, mi è rimasto vicino anche dopo. Renato è diventato parte della mia famiglia».

Nel corso della trasmissione, Panariello, ha annunciato anche che sta lavorando ad un nuovo spettacolo. «Siccome non posso fare uno spettacolo a teatro, non voglio perdere il contatto con il pubblico, così farò uno show con Marco Giallini. Ci siamo sentiti ed abbiamo trovato delle affinità, c'è qualcosa in lui che mi assomiglia, anche lui ha una storia tragica alle spalle, ho capito che potremmo diventare una strana coppia».

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