Record sull'Himalaya: l'alpinista nepalese Nirmal Purja scala le 14 vette più alte del pianeta in soli 7 mesi

Nirmal Purja ai piedi dello Shisha Pangma
di Stefano Ardito
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Martedì 29 Ottobre 2019, 17:23 - Ultimo aggiornamento: 30 Ottobre, 00:25
L’alpinismo sulle vette dell’Himalaya ha un nuovo, straordinario protagonista. Si chiama Nirmal Purja, è nato 38 anni fa in un villaggio del Nepal, poche ore fa ha raggiunto un record straordinario. Alle 8.58 di stamattina, mentre in Italia era notte fonda, Nirmal ha completato sugli 8028 metri dello Shisha Pangma, in Tibet, la più veloce collezione degli “ottomila” mai compiuta da un alpinista. L’obiettivo del suo “14x7 Project Possible” era di salire le 14 cime più elevate della Terra in sette mesi. Alla fine l’alpinista ha impiegato 189 giorni, poco più di sei mesi.

L’altoatesino Reinhold Messner, il primo a salirle tutte, aveva impiegato sedici anni tra il 1970 e il 1986. Il polacco Jerzy Kukuczka, detentore del record precedente, ci aveva messo 11 mesi. La prima grande vetta toccata da Nirmal e dai suoi compagni di avventura è stata quella dell’Annapurna, 8091 metri,  che è stato raggiungo il 23 aprile. Un mese dopo, il 22 maggio, salendo e scendendo in velocità dagli 8848 metri dell’Everest, l’alpinista nepalese ha scattato una foto che ha fatto il giro del mondo, e che mostra un impressionante ingorgo di persone sotto allo Hillary Step. A causa della fine dell’ossigeno nelle bombole, quel giorno, alcuni degli alpinisti fotografati hanno perso la vita.
Nelle scorse settimane, il ritardo nella concessione del permesso per salire lo Shisha Pangma da parte delle autorità della Repubblica Popolare Cinese è sembrato poter impedire l’impresa. Poi l’autorizzazione è arrivata.
 
Il comunicato che annuncia la vittoria è arrivato in Europa nella notte tra lunedì e martedì. «Missione compiuta! Nirmal e il suo team hanno raggiunto la vetta dello Shisha Pangma. I componenti della squadra sono Mingma Sherpa, Galjen Sherpa e Gesman Tamang», ha twittato l’alpinista. Nella stessa ascensione, anche Mingma ha completato la sua collezione degli ottomila.

Nirmal Purja, nato nel distretto di Myangdi, nel Nepal centrale, è cresciuto a Chitwan, nella parte più bassa e piatta del paese. Poi, per dieci anni, ha indossato la divisa dei militari di Sua Maestà Britannica, prima nei Gurkha (i reparti formati da nepalesi) e poi nello Special Boat Service, i reparti speciali di Londra.

Nei suoi anni in divisa ha ricevuto il soprannome di Nims, con il quale viene spesso indicato anche oggi. Per avviare il suo “14x7 Project Possible”, l’alpinista ha avuto come sponsor principale la Bremont, un’azienda britannica che produce orologi di lusso.

In un’intervista al New York Times, Nirmal Purja si è raccontato come lo “Usain Bolt degli 8000”. In più occasioni, insieme ai suoi compagni di spedizione, Nims ha rischiato la vita per soccorrere altri alpinisti in difficoltà.
Fino a oggi, però, Nirmal Purja ha raccontato poco di sé, e ha concesso solo rare interviste ai media di lingua inglese. Lo stile da lui scelto, con utilizzo dei respiratori a ossigeno oltre i 7500 metri di quota e spostamenti in elicottero tra un campo-base e l’altro, è stato criticato dai puristi.

“Questo non è alpinismo, è outdoor d’alta quota” spiega Agostino Da Polenza, primo italiano a salire il K2 dopo Compagnoni e Lacedelli e organizzatore di decine di spedizioni himalayane. Reinhold Messner, che si è fatto fotografare insieme a Nirmal Purja ai piedi dell’Everest, non ha invece avanzato obiezioni.
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