Nek e l'incidente alla mano: «Non tornerà più quella di prima, ma suonare mi sta aiutando»

Lunedì il cantautore emiliano arriva a Roma con il tour legato al suo ultimo album 5030

Nek e l'incidente alla mano: «Non tornerà più quella di prima, ma suonare mi sta aiutando»
di Mattia Marzi
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Sabato 14 Gennaio 2023, 08:25 - Ultimo aggiornamento: 08:50

«Mi sento fortunato ad avere alle spalle qualcosa come trent'anni di carriera: la vera sfida per chi fa questo mestiere è resistere negli anni», riflette Nek dall'altra parte del telefono. Lunedì sera il cantautore emiliano, partito all'inizio degli Anni '90 da Sassuolo alla conquista del pop italiano, arriva a Roma con il tour legato al suo ultimo album, 5030, uscito a dicembre, che lo ha visto rispolverare alcuni dei brani più significativi della sua carriera, riarrangiati per l'occasione. Cinquanta come le candeline che Filippo Neviani è il suo vero nome ha spento sulla torta all'inizio dell'anno scorso (una cifra tonda già superata: il 6 gennaio ha compiuto 51 anni). Trenta come gli anni che sono passati da quando nel 93, appena ventunenne, si presentò in gara tra i giovani al Festival di Sanremo con In te, l'inizio di questo lungo viaggio: «Ho preparato una scaletta piena di hit», anticipa.

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Qualche titolo?
«Ci sono praticamente tutti i miei successi: Laura non c'è, Almeno stavolta, Se io non avessi te, Lascia che io sia, Se una regola c'è, Sei grande, Sei solo tu, Fatti avanti amore».


Quando un artista ha almeno una decina di canzoni che tutti conoscono è da considerarsi un classico: lei si percepisce così?
«Sì.

E lo considero un privilegio. Oggi è semplice arrivare al successo, ma mantenerlo non lo è affatto. Dei due anniversari che hanno ispirato il titolo mi spaventa più quello dei trenta, perché ora bisogna farne altri trenta: l'insidia è mantenere l'asticella o alzarla e non è facile (ride). Il concerto è un greatest hits che ripercorre questi tre decenni di musica e vita».


Max Pezzali a Mauro Repetto la scorsa estate hanno scongelato il marchio 883. Jovanotti ha fatto ballare le spiagge italiane con le sue hit, da L'ombelico del mondo a Ragazzo fortunato. A Sanremo vedremo le reunion di Paola e Chiara e degli Articolo 31. Lei, intanto, continua a collezionare sold out valorizzando il suo repertorio. Qual è il messaggio principale nascosto dietro il revival degli Anni '90?
«Che la musica degli artisti della mia generazione ha un grande pregio: quello di riuscire a unire le generazioni. Ai miei concerti ci sono spettatori di tutte le età: adulti, bambini, giovani e meno giovani. E cantano tutti».


Sanremo è alle porte: davvero non ha pensato di festeggiare il trentennale di carriera tornando sul palco dell'Ariston?
«Quando con Francesco Renga ci siamo rivisti in studio per incidere il duetto su Dimmi cos'è chi lavora con noi ha postato le foto a ridosso dell'annuncio dei nomi dei big e si è creata un po' di confusione. Ma non c'era il Festival nelle intenzioni: magari l'anno prossimo».


A Roma ha invitato qualche ospite? Magari Giuliano Sangiorgi, romano d'adozione, con il quale ha reinciso Cuori in tempesta?
«Avrei voluto ci fosse, ma per una serie di motivi non siamo riusciti a incastrarci, per ora. Vediamo. Io tengo le dita incrociate: Giuliano è un amico».


All'indomani del primo concerto del tour a Milano, lo scorso dicembre, aveva confessato di aver riscontrato problemi con la mano dopo l'infortunio dell'autunno del 2020 (si si tagliò con una sega circolare, ndr): con la pratica qualcosa è migliorato?
«Leggermente. Poco fa stavo suonando sul divano e mi sono reso conto di essere molto più abile, rispetto a un mese fa. Forse continuare a suonare mi sta aiutando, anche se so bene che la mano non tornerà più quella di prima».


Auditorium Parco della Musica, via Pietro de Coubertin 30. Lunedì, ore 21
 

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