Navalny, la dichiarazione d'amore alla moglie Yulia: «Così mi hai risvegliato dal coma dopo l'avvelenamento»

Navalny, la dichiarazione d'amore alla moglie Yulia: «Così mi hai risvegliato dal coma dopo l'avvelenamento»
di Paolo Ricci Bitti
4 Minuti di Lettura
Martedì 26 Gennaio 2021, 13:45 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 13:13

Una dichiarazione d'amore, una delle più potenti di sempre. È quella di Alexei Navalny che raccontava come fosse stata la moglie Yulia a farlo uscire dal coma causato dall'avvelenamento con il gas nervino nell'estate 2020.

L'avvocato attivista anti-corruzione, componente del Consiglio di coordinamento dell’opposizione russa, leader e fondatore del Partito Democratico del Progresso-Russia del futuro, era fra i più autorevoli accusatori di Putin e del suo governo. 

Navalny, 47 anni, già vittima di attentati nel 2017 e nel 2019,  il 20 agosto del 2020 fu colpito da un collasso mentre stava viaggiando in aereo da Tomsk (Siberia) a Mosca. L’aereo atterrò a Omsk per permettere il ricovero del politico in terapia intensiva. In una situazione di forte tensione, le autorità russe concessero successivamente il trasferimento di Navalny all’ospedale Charité di Berlino dove venne accertato l'avvelenamento da gas nervino, circostanza confermata anche da laboratori indipendenti. La dichiarazione d'amore alla moglie Yulia Navalnaya (la coppia ha avuto due figli, Daria e Zakharè) era stata affidata a un post su Instagram

La dichiarazione d'amore 

«Yulia e io abbiamo "saltato" un anniversario il 26 agosto - i 20 anni dal nostro matrimonio - ma sono persino contento di non averlo potuto celebrare quel giorno e di poterne scrivere adesso, quando ho imparato un po' di più sull'amore di quanto sapessi prima. 

Naturalmente si è visto cento volte nei film e letto nei libri: una persona giace in coma e l'altra amorevolmente lo riporta in vita con il suo effetto e le sue cure incessanti. Ovviamente per noi è accaduto questo,  secondo i canoni dei film classici sull'amore e sulle persone in coma. Ho dormito e dormito e dormito. Yulia è venuta a trovarmi in ospedale, mi ha parlato, mi ha cantato canzoni, mi ha fatto sentire tanta musica.

Non mentirò, non ricordo niente.

Ma dirò cosa ho provato. Difficilmente può essere definito un "ricordo", piuttosto, un insieme delle primissime sensazioni ed emozioni. Tuttavia, era così importante per me che è rimasto impresso per sempre nella mia testa. Sto mentendo. Sono già uscito dal coma, ma non riconosco nessuno, non capisco cosa stia succedendo. Non parlo e non so cosa dire. E tutto il mio tempo è dedicato ad aspettare che arrivi qualcuno. Chi deve essere questa persona in arrivo non mi è chiaro. Non so nemmeno che aspetto abbia. Anche se riesco a vedere qualcosa  si tratta di un'immagine sfuocata che non riesco ad associare alle persone che conosco.

Ma questa persona, una donna, è diversa dalle altre che mi assistono in ospedale, lo sento. Quindi mento facendo  finta di conoscerla e la aspetto ogni giorno. Questa donna arriva e diventa il primario del reparto. Mi sistema il cuscino per farmi stare più comodo. Parla con un tono molto comprensivo, è anche allegra e ride. Mi dice sempre qualcosa di nuovo. Quando lei è con me, le allucinazioni angoscianti svaniscono. Sto così bene con lei. Ma poi se ne va e mi sento triste e ricomincio ad aspettarla.


Non dubito per un secondo che ci sia una spiegazione scientifica per questo. Beh, ho colto il timbro della voce di quella donna, ovvero di mia moglie, il mio cervello ha prodotto più dopamina e mi ha aiutato a ricordare, a farmi stare meglio. Ogni sua visita è diventata un forte aiuto sulla via della guarigione e l'effetto "aspettativa"  ha aumentato ancora le possibilità di recupero del mio cervello e del mio fisico. Ma non mi importa quanto siano interessanti o plausibili le spiegazioni scientifiche e mediche. Ora lo so per certo e per esperienza personale: l'amore guarisce e ti riporta in vita. Yulia, mi hai salvato e lascia che sia scritto nei libri di testo sulle Neuroscienze».

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA