Una dichiarazione d'amore, una delle più potenti di sempre. È quella di Alexei Navalny che racconta come sia stata la moglie Yulia a farlo uscire dal coma causato dall'avvelenamento con il gas nervino nell'estate scorsa.
L'avvocato attivista anti-corruzione, componente del Consiglio di coordinamento dell’opposizione russa, leader e fondatore del Partito Democratico del Progresso-Russia del futuro, è fra i più autorevoli accusatori di Putin e del suo governo. Ora si trova in carcere a Mosca, dopo essere rientrato volontariamente nel suo paese il 17 gennaio, in attesa del processo per “aver violato i termini di una pena detentiva sospesa".
Navalny, 44 anni, già vittima di attentati nel 2017 e nel 2019, il 20 agosto dell'anno scorso fu colpito da un collasso mentre stava viaggiando in aereo da Tomsk (Siberia) a Mosca. L’aereo atterrò a Omsk per permettere il ricovero del politico in terapia intensiva. In una situazione di forte tensione, le autorità russe concessero successivamente il trasferimento di Navalny all’ospedale Charité di Berlino dove venne accertato l'avvelenamento da gas nervino, circostanza confermata anche da laboratori indipendenti.
La dichiarazione d'amore alla moglie Yulia Navalnaya (la coppia ha due figli, Daria e Zakharè) è stata affidata a un post su Instagram
La dichiarazione d'amore
Yulia e io abbiamo "saltato" un anniversario il 26 agosto - i 20 anni dal nostro matrimonio - ma sono persino contento di non averlo potuto celebrare quel giorno e di poterne scrivere adesso, quando ho imparato un po' di più sull'amore di quanto sapessi prima.
Naturalmente si è visto cento volte nei film e letto nei libri: una persona giace in coma e l'altra amorevolmente lo riporta in vita con il suo effetto e le sue cure incessanti. Ovviamente per noi è accaduto questo, secondo i canoni dei film classici sull'amore e sulle persone in coma. Ho dormito e dormito e dormito. Yulia è venuta a trovarmi in ospedale, mi ha parlato, mi ha cantato canzoni, mi ha fatto sentire tanta musica. Non mentirò, non ricordo niente.
Ma dirò cosa ho provato. Difficilmente può essere definito un "ricordo", piuttosto, un insieme delle primissime sensazioni ed emozioni. Tuttavia, era così importante per me che è rimasto impresso per sempre nella mia testa. Sto mentendo. Sono già uscito dal coma, ma non riconosco nessuno, non capisco cosa stia succedendo. Non parlo e non so cosa dire. E tutto il mio tempo è dedicato ad aspettare che arrivi qualcuno. Chi deve essere questa persona in arrivo non mi è chiaro. Non so nemmeno che aspetto abbia. Anche se riesco a vedere qualcosa si tratta di un'immagine sfuocata che non riesco ad associare alle persone che conosco.
Ma questa persona, una donna, è diversa dalle altre che mi assistono in ospedale, lo sento. Quindi mento facendo finta di conoscerla e la aspetto ogni giorno. Questa donna arriva e diventa il primario del reparto. Mi sistema il cuscino per farmi stare più comodo. Parla con un tono molto comprensivo, è anche allegra e ride. Mi dice sempre qualcosa di nuovo. Quando lei è con me, le allucinazioni angoscianti svaniscono. Sto così bene con lei. Ma poi se ne va e mi sento triste e ricomincio ad aspettarla.
Non dubito per un secondo che ci sia una spiegazione scientifica per questo. Beh, ho colto il timbro della voce di quella donna, ovvero di mia moglie, il mio cervello ha prodotto più dopamina e mi ha aiutato a ricordare, a farmi stare meglio. Ogni sua visita è diventata un forte aiuto sulla via della guarigione e l'effetto "aspettativa" ha aumentato ancora le possibilità di recupero del mio cervello e del mio fisico.
LA SITUAZIONE
(Ansa) La Russia sta cercando di adattarsi alla 'nuova normalità' erede del fine settimana di proteste più intenso dal 2011 a oggi. Con un occhio al fronte interno e uno a quello esterno, stigmatizzando come «interferenze» ogni possibile sostegno a Navalny e soci. Da un lato l'Ue, che sta valutando un altro giro di sanzioni contro Mosca, per quanto al momento non si sia approdati «a nulla di concreto», e dall'altro gli Usa di Biden, accusati a vario titolo di tifare un pò troppo. Putin in persona, poi, è intervenuto sul suo presunto palazzo da mille e una notte, assicurando di non saperne nulla. Il che fa capire quanto abbia colpito a fondo il video di Navalny. «Non è mio né di un mio parente stretto», ha detto lo zar nel corso di un incontro in remoto con degli studenti. «Questa informazione circolava già da oltre 10 anni e adesso si è presentata l'occasione giusta: hanno raccolto tutto e con questo materiale hanno deciso di fare un lavaggio del cervello ai nostri cittadini», ha aggiunto Putin bollando come «illegali e controproducenti» le proteste organizzate dal Fondo Anti-Corruzione, finanche evocando l'assalto di Capitol Hill. «E cosa fanno in America? Li arrestano per terrorismo interno».
Come dire, i tremila fermi (un record) effettuati in Russia non possono essere trattati in modo diverso. Dal canto suo, Leonid Volkov, fedelissimo di Navalny, ha già rincarato la dose, incitando di nuovo i russi a scendere in piazza domenica prossima, 31 gennaio, al grido di «giustizia e libertà, per tutti e non solo per Alexey». Dunque sarà un altro weekend di passione, cartina di tornasole per capire se la Russia si sta 'bielorussizzando'.
La settimana prossima sarà d'altra parte intensa, con l'udienza sulla possibile condanna a oltre tre anni per Navalny prevista per il 2 febbraio e, subito dopo, l'arrivo a Mosca dell'Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell (4-6 febbraio, vedrà il suo omologo russo Lavrov il 5, proprio nel giorno in cui Navalny subirà un altro processo per diffamazione).
L'altro corno del mondo di fuori sono gli Stati Uniti, con l'ambasciata accusata di aver pubblicato dei post a favore delle manifestazioni - Mosca ha detto di aver protestato «con forza» con il capo missione John Sullivan - e i big del tech Usa finiti nel mirino.
«Abbiamo preso nota delle attività su larga scala dei giganti del web Usa: le reti di social media e le piattaforme di hosting video hanno diffuso fake news», ha detto la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova, promettendo una «risposta» al riguardo. Ecco, la risposta, per ora, la si vede sul fronte interno, con una bella raffica di convalide d'arresto per chi ha preso parte alle proteste, multe ai luogotenenti di Navalny nelle regioni e, a quanto pare, una bella operazione ibrida sul social dei giovanissimi, TikTok. Dove, stando a Boris Kantorovich di Avtorskie Media, società che vende pubblicità nei blog, una non meglio precisata «compagnia pubblica» starebbe commissionando video agli influencer con almeno 10mila follower per screditare le proteste e chi vi prende parte.
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