«Da adolescente ero arrabbiata, mi sembrava tutto ingiusto ciò che era capitato: mia madre è morta quando ero una bambina e, dopo la sua morte, mio padre non c’era mai. Il soprannome “gramigna” mi fu affibbiato da una zia, diceva che crescevo come una selvaggia», racconta Nancy Brilli in un'intervista al Corriere della Sera «Di fronte a un’ingiustizia da parte di persone prepotenti, non sono una che subisce. Reagisco ai soprusi, anche a quelli subiti da persone a me vicine. Una mia amica veniva picchiata dal marito, ma non diceva niente, subiva zitta e buona. Un giorno sono andata a casa sua molto risoluta e ho aggredito quel maledetto: mi sono beccata uno schiaffo da lui, ma sono riuscita a portare via la mia amica».
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La madre morta
«Io non riuscivo a capire la sua malattia.
Autolesionismo
Un'adolescenza non facile. «A 18 anni sono arrivata all’autolesionismo: provocarmi tagli, graffi, strapparmi i capelli... un modo per provare dolore fisico e placare la sofferenza interiore. Negli anni ho tentato di sbloccarmi con l’ipnosi e dopo vari tentativi sono riuscita un po’ a superare almeno l’angoscia. Solo grazie alla nascita di mio figlio Francesco ho accettato l’idea di avere un futuro: prima di lui, potevo morire in qualunque momento, mi andava bene così... poi, con il suo magnifico arrivo nella mia vita, ho deciso di andare avanti».
Gli amori
Mamma con due matrimoni alle spalle, una lunga convivenza e una storia d’amore burrascosa... «Con Massimo Ghini ci siamo sposati per allegria, e siamo amici. Il secondo matrimonio, con Luca, è stato importante e lui sarà sempre presente nella mia vita. Con Roy De Vita è rimasta un’idea di famiglia. Ivano Fossati era eccessivamente geloso: una volta mi allenta uno spintone e gli ho mollato un calcio molto forte. Io, nelle discussioni, cerco di essere ragionevole, ma se mi parte la brocca... Fa parte del mio carattere romano».
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