Mr Rain, arrivato terzo al Festival di Sanremo, è un rapper buono. Nei suoi testi non gira tanta droga, non c’è ostentazione di soldi e marchi: «È tutta la vita che mi dicono che non sono un rapper e infatti ho fatto pochissime collaborazioni, ma non mi interessa. Mi sento un outsider. Racconto quello che vivo e voglio essere sincero. Quel mondo non mi appartiene, non mi rappresenta. La musica è un mezzo per portare messaggi positivi. Evito di dare il cattivo esempio», racconta al Corriere della Sera.
Le droghe e la depressione
«Qualche incontro con le droghe l’ho avuto anch’io proprio perché emulavo Eminem, il mio rapper preferito. Quando sei molto giovane sei fragile, sei vulnerabile e ti fai condizionare dalla persona che hai come riferimento. Per questo cerco di dare messaggi positivi»..
Il brano "Supereroi" parla della necessità di chiedere aiuto per uscire da un periodo buio come ha fatto lui:
Gli esordi
«A 16 anni ho caricato il mio primo mixtape su YouTube - racconta - Ho capito che solo scrivendo potevo spiegare quello che sentivo dentro. La musica mi ha aiutato ad alleggerire il carico emotivo. Non avevo soldi per iscrivermi a un corso di produzione per crearmi le strumentali da solo e allora ho iniziato a seguire tutorial di pianoforte, chitarra e Logic, un software. Il mio mood era quello di Macklemore, un modo pop di fare rap e con strumenti veri. Poi ho iniziato anche a farmi i video da solo. Per me immagini e canzone sono un pacchetto unico. A volte addirittura parto dall’idea del video. Mi piacerebbe provare a fare qualcosa al cinema, magari dirigere un corto».
Prima che la musica diventasse una professione ha vissuto fra Desenzano e Brescia: «Ho fatto il portapizze, il giardiniere, aiutato papà che fa il fornaio, aggiustavo pc mettendo in pratica il diploma di perito informatico, foto e video ai matrimoni... Con i guadagni compravo strumenti e tecnologia».
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