Morta Chiara Samugheo, la fotografa delle dive. «Instancabile, elegante, ironica e innamorata del suo lavoro»

Il suo archivio è conservato a Parma. Diventò un modello per la moda e il cinema degli anni '80

Morta Chiara Samugheo, la fotografa delle dive: «Instancabile, elegante, ironica e innamorata del suo lavoro»
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Giovedì 13 Gennaio 2022, 20:41 - Ultimo aggiornamento: 20:54

È morta oggi a Bari Chiara Samugheo, grande fotografa delle dive negli anni Sessanta e Settanta del Novecento, da Liz Taylor a Monica Vitti, da Shirley MacLane a Sophia Loren, Claudia Cardinale, Gina Lollobrigida. Lo confermano all'ANSA fonti vicine alla famiglia.

«Professionista esigente e lavoratrice instancabile, elegante, ironica e innamorata del suo lavoro, è soprattutto per la sua grande umanità che sarà impossibile dimenticarla», così la definiscono allo Csac, il centro studi di Parma a cui Samugheo aveva donato donato il proprio archivio. 

Nata a Bari il 25 marzo 1935 (ma in molti sostengono che fosse del '25: la sua data di nascita è stato uno dei segreti meglio conservati della sua vita), vero nome Chiara Paparella, era tornata nel capoluogo pugliese al termine di una intensissima vita professionale trascorsa tra Milano, Roma e Nizza, amica di giornalisti e intellettuali, da Enzo Biagi a Pierpaolo Pasolini, da Alberto Moravia a Giorgio Strehler

Fu il giornalista Pasquale Prunas, a lungo suo compagno di vita, a consigliarle di prendere un nome d'arte scegliendo per lei quello di Samugheo, un comune dell'entroterra sardo.

L'approdo alla fotografia per il cinema arriva dopo un primo periodo dedicato alla cronaca e a reportage sociali: "Le baraccate di Napoli", "Gli scugnizzi napoletani", "La regina delle zingare in carcere", "Le invasate". Poi il successo che l'ha portata a firmare le copertine delle grandi riviste internazionali e ad affermarsi come la prima fotografa professionista italiana.

Quello che la differenzia dai suoi colleghi è la capacità di creare con il suo soggetto un dialogo e una profonda intimità, facendoli trapelare dalle sue fotografie. Giocando sull'essenzialità delle linee, sui contrasti cromatici forti, su sontuose acconciature, ha rinnovato in modo eclatante il ritratto di studio, che diventerà un modello per la successiva fotografia di moda e cinema degli anni '80. Buona parte del suo immenso archivio fotografico, che conta più di 165 mila scatti, è conservato al Centro Studi e archivio della comunicazione dell'università di Parma. L'ultima mostra, che volle dedicare a Raffaella Carrà, è stata allestita ad Avellino lo scorso autunno con la curatela di Gianluca Marziani.

«La scomparsa di Chiara Paparella, in arte Samugheo, lascia questo Paese orfano di una grande fotografa, di un'anima eclettica e di una donna che ha fatto dell'emancipazione e delle sue passioni una bandiera di vita, tanto da lasciare Bari, la sua città natale, giovanissima, per inseguire i suoi sogni». Lo dice Antonio Decaro, sindaco di Bari, commentando la morte della celebre fotografa. «Forse questa città, la sua città - dice Decaro - , non ha saputo darle il riconoscimento che meritava dopo una vita in cui, complici la sua sensibilità e un utilizzo sapiente della luce, è riuscita a cogliere nei suoi scatti tanto la forza e la potenza degli ultimi quanto l'essenza di personaggi destinati a diventare leggendari. Grazie al suo talento è riuscita a imporsi e far conoscere il suo nome in Italia e in tutto il mondo, che oggi la ricorda e le rende omaggio».

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