Monica Vitti, morta l'attrice icona del cinema italiano: aveva 90 anni. Venerdì la camera ardente, sabato i funerali

Monica Vitti, morta l'attrice icona del cinema italiano: aveva 90 anni. Venerdì la camera ardente, sabato i funerali
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Mercoledì 2 Febbraio 2022, 12:16 - Ultimo aggiornamento: 3 Febbraio, 06:04

È morta Monica Vitti, l’attrice aveva 90 anni. È stata una di quelle attrici che rendono immortale il cinema italiano nel mondo. Lei, Monica l'indimenticabile, icona che va oltre il tempo, e che negli ultimi venti anni è stata nascosta dalla malattia, nell'oblio. Per lei il cinema è sempre stato elisir di vita e anche oggi le restituisce un eterno presente. Sappiamo che la verità è molto più dolorosa, una forma di Alzheimer che l'ha isolata dal mondo e che il marito Roberto Russo - che oggi affida la notizia della sua morte a Walter Veltroni su Twitter - ha difeso con grande rigore e rispetto combattendo contro i «si dice» e le false notizie che a intervalli regolari hanno popolato la rete. Sappiamo che la morte è avvenuta a Roma, e anche che sua ultima apparizione pubblica è stata 19 anni fa (alla prima di Notre Dame de Paris) e che già negli anni precedenti le sue partecipazioni ad eventi ufficiali si erano rarefatte dopo un ritiro dalle scene che data ormai dal 2001, quando fu ricevuta al Quirinale per i David di Donatello.

Monica Vitti, la stella più eclettica del cinema italiano amata dai grandi registi

 

Camera ardente in Campidoglio venerdì, sabato i funerali

La Camera ardente per Monica Vitti, scomparsa all'età di 90 anni, si terrà in Campidoglio venerdì 4 febbraio.

L'omaggio alla grande attrice sarà possibile dalle 10 alle 18.

I funerali di Monica Viti si terranno sabato 5 febbraio nella Chiesa degli artisti a Piazza del Popolo a Roma. Le esequie della celebre attrice si terranno dalle 15.

Monica Vitti, gli esordi

Nata Maria Luisa Ceciarelli a Roma, il 3 novembre del 1931, cresciuta in Sicilia prima della guerra a causa del lavoro del padre (ispettore al commercio), innamorata della recitazione fin dall'adolescenza (quando metteva in scena spettacolini casalinghi per distrarre i fratelli dagli orrori delle bombe negli ultimi anni di guerra), si diploma nel 1953 all'Accademia d'arte drammatica sotto la guida di Silvio d'Amico e con un maestro-sodale d'eccezione come Sergio Tofano. Ci sono già tutti i segni della sua duttilità d'interprete: il primo la spinge in palcoscenico per affrontare grandi ruoli drammatici (Shakespeare, Moliè re, «La nemica» di Nicodemi con cui conquista il pubblico), il secondo la porta a liberare la sua verve istrionica nella riuscita serie di commedie ispirate al personaggio del Signor Bonaventura, allora popolarissimo eroe dei fumetti. Intanto si è data un nome d'arte con cui rimpiazzare il nomignolo di «Setti vistini» con cui la chiamavano amici e familiari per la sua capacità di cambiarsi in fretta e furia come un personaggio di Fregoli.

La scelta del nome d'arte e il debutto

Sceglie un cognome che le ricorda la madre amatissima (Adele Vittiglia) e un nome che le «suona bene» e non va ancora di moda. Debutta al cinema nel '55 con un piccolo ruolo nell'Adriana Lecouvreur di Guido Salvini a fianco di mostri sacri come Valentina Cortese, Gabriele Ferzetti e Memo Benassi, ma 5 anni dopo si incarna nella silenziosa musa di Antonioni per il primo dei quattro film che vanno sotto il segno dell'«incomunicabilità»: L'avventura. Nei successivi quattro anni diventerà una diva internazionale grazie a titoli indimenticabili come La notte, L'eclisse, Deserto rosso, ma l'incontro con Antonioni data già dal 1957 quando presta la voce a Dorian Gray ne Il grido.

Da Antonioni a Sordi, una vita per il cinema

Il successo internazionale

Tutti i grandi registi internazionali la vogliono anche perché oltre a un volto bellissimo e misterioso sfoggia una voce roca e pastosa che (proprio come Claudia Cardinale negli stessi anni) afferma una diversità dalla scuola tradizionale di dizione. Eppure la cappa della donna misteriosa e algida non fa per lei, proprio come l'immagine di star distante e inconoscibile. Negli stessi anni '60 si è cimentata più volte con la tv ed ha avuto un riconoscimento speciale con la partecipazione alla tormentata giuria del festival di Cannes del 1968 quando si dimette dal suo ruolo in solidarietà ai contestatori della Nouvelle Vague. È in questo momento che decide di dare un taglio alla sua immagine più consolidata e abbraccia l'idea della commedia grazie a Mario Monicelli che la vuole protagonista de La ragazza con la pistola. Il successo è popolare, immediato, contagioso. In pieno '68, l'emancipazione della timida siciliana Assunta Patanè che insegue fino in Inghilterra l'uomo che l'ha disonorata (Carlo Giuffrè) per poi capire che si può essere libere e onorate anche senza passare per il delitto d'onore, fa rumore e il regista estrae dalla Vitti un talento luminoso e inatteso che presto le permetterà di battersi da pari a pari con i colonnelli della commedia all'italiana.

La stella più eclettica del cinema

Unica donna vincente con le loro stesse armi e inalterata femminilità in un mondo di maschi più o meno misogini, Monica Vitti domina nel cinema italiano degli anni '70. Si permette stravaganze di qualità (come nei ruoli cuciti sul suo fascino da Miklos Jacsò, Luis Bunuel, Andrè Cayatte), lavora coi grandi italiani (da Dino Risi a Ettore Scola, da Monicelli al Luigi Magni de La Tosca), affianca Antonioni nella sperimentazione elettronica de Il mistero di Oberwald), trionfa in coppia con Alberto Sordi (specie grazie a Polvere di stelle diretto da Albertone), spinge al debutto dietro la macchina da presa prima Carlo Di Palma (il grande direttore della fotografia che è diventato il suo compagno) e poi il fotografo Roberto Russo che con lei debutta da regista con Flirt che le fa vincere il premio come migliore attrice a Berlino nel 1983. Insieme al Leone d'oro alla carriera che nel 1995 le viene dato da Gillo Pontecorvo alla Mostra di Venezia è uno dei maggiori riconoscimenti internazionali che affiancano i 5 David, 12 Globi d'oro e i 3 Nastri d'argento guadagnati in patria. Mai ferma nella sua sete di vita e di sfida conquista anche le platee televisive insieme a Mina (Milleluci nel '74 e Domenica in vent'anni dopo), scrive due libri autobiografici, firma la sua unica regia (Scandalo segreto) nel 1990, porta in teatro la grande commedia americana da La strana coppia a Prima pagina. All'alba del nuovo secolo il vulcano si spegne, quasi inavvertitamente e solo la dedizione del marito Roberto Russo la protegge dalla curiosità morbosa dei paparazzi. Così oggi la possiamo vedere e ricordare, immortale, nella pienezza della sua arte e della sua vitalità: con quella risata calda, di gola, senza affettazione, che estrarrebbe dal cilindro vedendo le mille celebrazioni, mostre, omaggi a lei dedicati ancora nei mesi della fine del 2021 in occasione dei suoi 90 anni.

 

 

La malattia

Il suo compagno Roberto Russo, che le è stato accanto negli ultimi anni di malattia tipo Alzheimer, aveva raccontato così le sue condizioni: «Le preparerò una torta con una candelina simbolica e insieme passeremo una delle tante giornate che abbiamo condiviso - aveva detto al Corriere in occasione di uno degli ultimi compleanni - Ci conosciamo da 47 anni, nel 2000 ci siamo sposati in Campidoglio e prima della malattia, le ultime uscite sono state alla prima di Notre Dame de Paris e per il compleanno di Sordi. Ora da quasi 20 anni le sto accanto. Lei è sempre stata qui a casa a Roma con una badante e con me ed è la mia presenza che fa la differenza per il dialogo che riesco a stabilire con i suoi occhi, non è vero che Monica viva isolata, fuori dalla realtà».

L'applauso in sala stampa a Sanremo. 

Anche il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha espresso il suo cordoglio. «Attrice di grande ironia e di straordinario talento, ha conquistato generazioni di italiani con il suo spirito, la sua bravura, la sua bellezza. Ha dato lustro al cinema italiano nel mondo. Al marito Roberto Russo e a tutti i suoi cari, le condoglianze del Governo». 

«Sono dispiaciuta, molto addolorata, Vitti era una grande attrice», l'omaggio di Sophia Loren. «L'ultima volta che l'ho vista? Troppo tempo fa, era al funerale di Mastroianni».

Lungo applauso in sala stampa a Sanremo alla notizia della morte dell'attrice. Amadeus, il direttore di Rai1 Stefano Coletta e tutti i presenti in sala hanno reso omaggio all'attrice. E stasera, nella seconda serata del Festival, è stato inserito un omaggio nella seconda serata. 

«Monica Vitti ha finito di soffrire, dopo così tanti anni di malattia atroce. Addio mia dolce amica sconosciuta», ha scritto su Twitter il regista Giovanni Veronesi. «Addio a Monica Vitti, addio alla regina del cinema italiano. Oggi è una giornata davvero triste, scompare una grande artista e una grande italiana», ha detto il ministro della Cultura, Dario Franceschini.

«Mi dispiace molto della morte di Monica Vitti anche perchè era una mia compagna di strada. Diciamo abitavamo molto vicini quando eravamo giovani. Poi ci siamo sempre frequentati fin quando si è ammalata. Mi manca già molto come peraltro mi manca Sordi come mi manca Antonioni», ha commentato Maurizio Costanzo.

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