Michele Bravi: «Dopo l'incidente la De Filippi mi ha aiutato. Il coming out? Certi marchi non mi hanno più chiamato»

Michele Bravi: «Dopo l'incidente la De Filippi mi ha aiutato. Il coming out? Certi marchi non mi hanno più chiamato»
di Mattia Marzi
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Lunedì 8 Febbraio 2021, 10:00 - Ultimo aggiornamento: 10:26

«L'accoglienza così umana per un disco tanto complesso è un bel segnale per la musica pop». Michele Bravi è felice e non lo nasconde. La geografia del buio, il suo nuovo album (uscito lo scorso 29 gennaio), è primo nella classifica Fimi dei più acquistati in Italia, davanti a Capo Plaza e Sfera Ebbasta (al secondo e al quarto posto) e all'ultimo di Ornella Vanoni (terza). Un successo per niente scontato, dopo la tragedia che ha travolto la vita del 26enne cantante umbro. La storia è nota. La sera del 22 novembre 2018, a Milano, una donna di 58 anni muore dopo essersi schiantata con la sua moto contro l'auto guidata da Bravi, che sta facendo una svolta. Per il cantante comincia una doppia battaglia. In tribunale deve difendersi dall'accusa di omicidio stradale: patteggerà un anno e sei mesi (pena sospesa perché incensurato). Nella sua mente, imparare a convivere con il grande dolore, che ha ispirato le nuove canzoni.

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Come ha festeggiato il primo posto?
«Con un tatuaggio ispirato a Il compleanno di Chagall. È citato anche nel video di Mantieni il bacio, la canzone scartata a Sanremo l'anno scorso e quest'anno.

Raggiungere questo traguardo con un disco del genere, senza quella vetrina, vale il doppio».


Prova risentimento?
«Non ho spazio per emozioni negative. Un po' di domande, però, me le sono fatte».


Nel 2013, dopo la vittoria a X Factor, rifiutò l'invito di Fabio Fazio. Per ogni cosa il suo tempo, scrisse sui social. Forse i tempi per vederla all'Ariston non sono maturi? La Rai non vuole polemiche sull'opportunità di una sua partecipazione?
«Ignoro certi ragionamenti. E poi in tv ci sono tornato, partecipando lo scorso anno ad Amici....»


Quindi?
«Magari Mantieni il bacio è semplicemente una canzone complessa, non adatta a quel contesto».


Nel video la si vede amare un altro ragazzo sotto le lenzuola. Perché ha voluto rimarcare il suo orientamento sessuale, quattro anni dopo il coming out?
«Perché all'epoca ero stato vago, convinto che a un artista non servisse parlare del proprio privato. Ma c'è ancora uno stigma nella libertà di amare. Sbaglia chi come me è esposto e tace».

 


Ci sono state reazioni di sorpresa?
«No. D'altronde non mi sono mai nascosto dietro una virilità conclamata: convivo con una mia femminilità».


E nel lavoro?
«Mentirei se dicessi che il coming out non ha avuto ripercussioni. Certi marchi non hanno voluto più lavorare con me: ci sono ancora troppi tabù».


A cosa si è aggrappato nel periodo buio?
«Ho provato a pregare, ma non ha funzionato: non credo. Mi ha salvato la terapia».


Si è sottoposto a sedute di Emdr, come i reduci della guerra in Vietnam e i superstiti dell'11 settembre. Chi gliene ha parlato?
«Il ragazzo con il quale stavo all'epoca. Lo strappo era stato grande: vivevo tra dissociazioni e allucinazioni. Grazie a lui ho capito che il dolore è una malattia che si può curare».


Chi l'ha aiutata a tornare sulle scene dopo l'incidente?
«Maria De Filippi. Mentre tutti mi chiedevano Come stai? e io non riuscivo a rispondere, lei mi ha chiesto semplicemente di cantare».


Oggi raccontare spesso la sua storia: non teme la sovraesposizione?
«Credo che il mio sia un messaggio importante e che vada diffuso».


Ha mai ricevuto risposta alla lettera che scrisse alla famiglia della donna che perse la vita nell'incidente, manifestando la sua vicinanza?
«Per tanti mesi ho dovuto accettare dell'attenzione non richiesta. Nessuno considerava il dolore delle persone coinvolte: ora ha trovato pace in sede legale. Basta così».

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