«Io sto vivendo il tempo della mia vita adesso. Dico tutto, faccio tutto, tanto che mi fanno? Mi licenziano? Ho chiesto a Vogue di poter fare un viaggio sull'Orient Express. Posso andare alle sfilate di moda, farò un sacco di cose. Ma voi non aspettate di avere un cancro per fare così». Michela Murgia chiude così l'incontro al Salone del Libro, dove presenta il suo nuovo romanzo Le Tre Ciotole, edito da Mondadori. Il pubblico la applaude a lungo. Sono rimasti in tanti fuori dalla Sala Oro, la più grande del Lingotto. Chi è entrato è stato in coda tre ore per ascoltarla e stringerla in un simbolico abbraccio. «È questo l'incontro più atteso? Non esageriamo. Non ci sono stati i politici?» scherza la scrittrice, in un candido caftano bianco e turbante nero.
Michela Murgia al Salone del Libro
In sala ci sono anche la madre del figlio Claudio («che non è la mia compagna» precisa) e il ragazzo.
La malattia
Murgia torna a parlare della malattia: «Quando l'oncologo mi ha dato la notizia del tumore, senza mai definirlo come tale, ero sotto morfina. Qualsiasi cosa mi avesse detto sarebbe stata bella» ironizza. Anche lei ha i suoi rituali, ha iniziato a svuotare il suo armadio perché non c'è cosa più triste per gli altri. Non manca l'attacco politico: «Io penso che questo governo sia fascista, si vede dalle scelte, dalle decisioni che prendono. Quando si sono candidati le hanno dichiarate in campagna elettorale. Va tutto in una certa direzione, controllo dei corpi, controllo della libertà personale, discriminazioni delle comunità già discriminate che stavano cominciando a ottenere dei diritti» dice nell'incontro allo stand della Stampa.
Su Elly Schlein
Scherza su Elly Schlein: «È passata per fashionista perché per una volta qualcuno le ha consigliato di stare attenta ai colori, quando è una che si veste al buio, sembra quasi daltonica». «Se sono stanca di essere antagonista? In un Paese normale, civile, quello che faccio io lo fanno gli intellettuali e nessuno viene trascinato in tribunale. È l'unico Paese che si definisce democratico dove gli intellettuali sono perseguitati dal potere», dice Michela Murgia. «In un mondo di vili tutto è un atto di coraggio. Io dico quello che penso» osserva a proposito delle reazioni all'intervista al Corriere della Sera in cui ha annunciato di essere malata. Niente firmacopie alla fine, troppi rischi a stare troppo vicina alla gente. E un ultimo avviso: «Non chiamatemi guerriera, odio i militari».
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