Melania Rea, chi è la figlia Vittoria: oggi ha 13 anni e ha tolto il cognome del padre Parolisi. Lo zio: «Era il suo desiderio più grande»

La ragazzina aveva solo 18 mesi quando la mamma Melania Rea è stata brutalmente uccisa da suo padre

Melania Rea, chi è la figlia Vittoria: oggi ha 13 anni e ha tolto il cognome del padre Parolisi. Lo zio: «Era il suo desiderio più grande»
di Veronica Cursi
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Sabato 22 Aprile 2023, 09:13 - Ultimo aggiornamento: 24 Aprile, 08:11

Vittoria aveva solo diciotto mesi ed era nel seggiolone, in auto, quando il papà Salvatore Parolisi uccise con 32 coltellate sua madre Melania Rea. Era il 18 aprile 2011. E in una mattinata di primavera la vita di quella bimba cambiò per sempre: rimasta senza madre e padre, da allora è cresciuta con i nonni materni e lo zio Michele Rea. Oggi Vittoria ha 13 anni. E non porta più il cognome del padre, Parolisi, a cui è stata tolta la patria potestà. Nel 2020 ha ottenuto il via libera per diventare Vittoria Rea e portare così per sempre con lei un pezzetto di quella mamma che le è stata portata via così brutalmente. Voleva cancellare quel cognome diventato troppo ingombrante: il cognome di un assassino. «Era il suo desiderio più grande - raccontò lo zio Michele - Anche a scuola, quando facevano l’appello, lei non sentiva suo quel suo cognome e non era giusto che fosse lei a portare il peso di quel cognome. Ora la bambina ha riacquistato la sua serenità e sente ancora più forte il legame con la famiglia della mamma dove vive e sta crescendo circondata dall’amore di tutti». 

Cosa fa oggi

Vittoria vive con i nonni a Somma Vesuviana, comune natale di mamma Melania. In casa Rea, ormai quasi due anni fa, è anche arrivato un altro bimbo: è il figlio tanto atteso dello zio Michele. «Mia nipote gli fa da sorella maggiore - ha raccontato lui stesso - Posso davvero dire che con lei stiamo tutti facendo un buon lavoro. È bravissima a scuola e ci dà tante soddisfazioni».

E' una ragazza determinata e forte, degna del nome che porta, Vittoria, e soprattutto, del cognome che si è scelta.

A dodici anni dalla scomparsa di Melania Rea, lo zio Gennaro ha voluto dedicarle un ricordo con un toccante post su Facebook: «Sono trascorsi 12 anni, 12 anni in cui il dolore dentro il nostro cuore non diminuisce mai. In questo giorno la mente ripercorre quei momenti dalla scomparsa al ritrovamento. Momenti di speranza che immediatamente vennero sopraffatti da momenti di disperazione. A Te purtroppo non è concesso di ritornare tra di noi, dalla Tua bimba (oggi una bellissima ragazza), mentre al tuo carnefice viene data questa possibilità e tra qualche anno sarà libero perché qualcuno decise che non ci fosse crudeltà nelle 35 coltellate ricevute. Questa è la giustizia. Cara Melania da lassù proteggi sempre la Tua famiglia e la Tua Vitttoria».

Il padre non può più vederla

Vittoria non vede il padre da anni. E da quando la sentenza di condanna di Salvatore Parolisi a venti anni di carcere è passata in giudicato, non sente più neppure la sua voce. Il Tribunale per i minori di Napoli nel 2017 ha dichiarato Salvatore Parolisi "decaduto dalla civile responsabilità genitoriale sulla figlia". Nel prendere questa decisione i giudici del Collegio hanno tenuto conto "delle modalità estremamente positive dell’affido, in atto da anni". La piccola è infatti sempre stata con la nonna Vittoria (della quale porta il nome) e col nonno Gennaro. L’ex caporal maggiore non potrà più nemmeno avere rapporti con la figlia. Nell’emettere la decisione, il Tribunale napoletano ha infatti reso immediatamente esecutiva la sospensione di qualsiasi incontro, visita, eo rapporto telefonico, epistolare tra la bambina e il padre. La decisione del Collegio, composto anche da esperti psicologi, è stata presa anche in considerazione dell’ "assoluta gravità dei comportamenti" e del fatto che "in assoluto disprezzo delle drammatiche conseguenze per la figlia, veniva dal Parolisi Salvatore uccisa la madre della minore con la bimba probabilmente in macchina, si spera addormentata".

L'omicidio della mamma

Melania Rea è stata uccisa a 29 anni  e lasciata agonizzante nel bosco di Ripe di Civitella (TE) «dopo un’impeto d’ira, nato da un litigio tra i due coniugi e dovuto alla conclamata infedeltà coniugale dell’uomo», come si legge nelle motivazioni della condanna del marito.

Il suo assassino, il marito Salvatore Parolisi, non ha mai confessato l’omicidio, non si è mai pentito nè ha mai chiesto perdono. A nessuno, nè alla sua famiglia, nè a quella di Melania. Ma soprattutto non ha mai chiesto scusa  a sua figlia.  Condannato a trent’anni di carcere per omicidio e occultamento di cadavere, nel 2015 ha ottenuto uno sconto della pena per buona condotta e presto sarà di nuovo un uomo libero. Attualmente lavora come centralinista, può usufruire di permessi studio per frequentare la facoltà di giurisprudenza e ha anche una nuova compagna. Nonostante il carcere,  continua ad andare avanti con la sua vita, dandosi così una seconda possibilità. A differenza di Melania che invece non c’è più e una seconda possibilità purtroppo non ce l’ha.

La vicenda

Il 18 aprile 2011 Melania e Salvatore, rispettivamente 29 e 30 anni, decisero di portare la loro piccola Vittoria, di soli diciotto mesi, a fare una gita a Colle San Marco, a pochi chilometri da Ascoli. Dopo essere andata in bagno, della donna si persero le tracce. Diversi testimoni raccontarono di non averla mai vista entrare nel ristorante “Il cacciatore” come invece aveva sempre sostenuto il marito. Dopo una ventina di minuti, Parolisi lanciò l’allarme: Melania era scomparsa. Da lì iniziarono le ricerche. Il 20 aprile il comando della Polizia di Teramo ricevette una telefonata anonima da parte di un uomo che segnalò la presenza di un cadavere nel bosco delle Casermette, a Ripe di Civitella, in località Chiosco della Pineta.  La notizia data dall’uomo fu subito verificata.

Lo scenario che trovaroni gli inquirenti fu inquietante. Melania era stata assassinata con un’arma da taglio. L’autopsia confermò la modalità e aggiunse un dato: la donna fu colpita da 35 coltellate. Gli investigatori sospettarono quasi subito del marito, rimasto sempre l’unico indagato. Così, il 19 luglio 2011 fu arrestato con l’accusa di aver ucciso la moglie e di averne occultato il cadavere.

Parolisi e l'amante

Nel corso delle diverse indagini, emersero numerosi elementi utili per ricostruire la dinamica dell’omicidio e per comprenderne il movente. Melania sarebbe stata uccisa dal marito perchè aveva scoperto la sua “doppia vita” e la sua relazione extraconiugale con una giovane allieva dell’Esercito, Ludovica. Il giorno stesso della scomparsa di Melania, Salvatore chiamò l’amante per chiederle di cancellare tutti i messaggi dal cellulare. Il rapporto con l’altra donna è stato considerato il movente dell’omicidio. Parolisi è stato condannato in primo grado all’ergastolo, pena ridotta in Appello a 30 anni e infine la Cassazione l’ha definitivamente fissata a 20 anni, rimuovendo l’aggravante della crudeltà.

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