Maneskin, Gabriele Muccino fan numero uno: «Un loro brano per il mio nuovo film»

Maneskin, Gabriele Muccino fan numero uno: «Un loro brano per il mio nuovo film»
di Mattia Marzi
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Lunedì 11 Luglio 2022, 07:23

Gabriele Muccino all'indomani dello show dei Maneskin al Circo Massimo fa fatica a trattenere l'entusiasmo: «Era tanto che non assistevamo a un concerto così puro e diretto. Loro, appassionati, affamati di vita e di musica e il pubblico che scopre e riscopre con questi ragazzi il rock'n'roll che, ripartito da qui, ha fatto il giro del mondo per poi tornare a casa, a pochi chilometri da via del Corso. Che belle le favole quando diventano vere», dice il 55enne regista romano. Di favole, Muccino, che appartiene a una generazione diversa rispetto a quella di Damiano, Victoria, Thomas e Ethan, dei quali potrebbe essere padre, ne sa qualcosa: nei quattro ragazzi ha rivisto la stessa fame di vita e la stessa passione che lo portò a inseguire i suoi sogni, arrivando da Roma negli Usa quindici anni prima di loro, conquistando successi straordinari. C'era anche lui, sabato, tra gli ospiti vip dell'evento applaudito da 70 mila fan (tra gli altri, Angelina Jolie, Riccardo Scamarcio, Edoardo Leo). E dopo il concerto è stato tra i pochissimi ad avere accesso diretto al gruppo, nel backstage: «Sognavo di incontrarli da tempo», dice.

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Cosa l'appassiona di più?
«Sono rimasto incantato.

Vent'anni e tutta la vita da prendere a morsi. Tornando a casa ho ripensato ai miei, di vent'anni. E a quanto questi ragazzi siano bravi, speciali, con le spalle già così forti. Mi sento un loro fan. La loro musica mi trasmette grandi emozioni e mi porta lontano».


Ha in mente di girare un docu-film sulla loro storia?
«No. Ho un'altra idea».


Quale?
«Vorrei che ci fosse una loro canzone nel mio prossimo film, che potrebbe sposarsi con il loro stile. Magari una ballata: di solito pezzi del genere sono più cinematografici. Ci sto pensando da tempo».


Gliel'ha chiesto?
«Non ancora: inizierò a girare dopo l'uscita della seconda stagione della serie A casa tutti bene, la prossima primavera. Intanto ci siamo annusati, sabato sera. Ma glielo chiederò. Sperando mi dicano di sì. Siamo entrambi eccellenze italiane all'estero, ciascuno nel rispettivo campionato: io ho girato a Hollywood con Will Smith, loro adesso sono nella colonna sonora di Elvis di Baz Luhrmann».

 


Gli inebrianti trionfi internazionali potrebbero avere effetti collaterali sui ragazzi?
«Non sono un veggente, ma non credo. Se si ha la giusta indole, il successo, per quanto travolgente, non ti può portare fuori strada. Sembrano essere nati per questo».


Da cosa lo ha capito?
«Da come si muovevano sul palco: suonavano davanti a 70 mila fan, ma per loro era come se stessero suonando davanti a sette persone, con un mix di rigore, disinvoltura, coraggio e talento. Gli anni della gavetta sono serviti per farsi trovare pronti a gestire un successo così dirompente: non li guasterà».


Nel backstage che atmosfera si respirava, a fine concerto?
«Da festa post-maturità. A un certo punto si sono tirati l'acqua a vicenda, con le bottigliette, bagnandosi tutti. Quando li ho salutati erano appena scesi dal palco. C'era molta adrenalina. La stessa che provo io alla fine di un'anteprima importante di un mio film a New York».


Lei ha diversi amici nello show-biz americano: le hanno mai detto qualcosa, sui Maneskin?
«Eccome. Russell Crowe è pazzo di loro. Sapevo che sarebbe arrivato sabato a Roma per girare un film e l'ho invitato al concerto. Peccato che non abbia fatto in tempo ad arrivare al Circo Massimo: è atterrato in aeroporto pochi minuti prima che iniziasse lo show. Lo vedrò nei prossimi giorni».


Hanno vinto un Disco di platino per il milione di copie vendute dalla cover di Beggin' tra stream e download, si sono esibiti nei principali salotti tv, hanno suonato al Coachella e collezionato sold out a Detroit, Boston, Philadelphia, New York, Washington, Atlanta e Dallas: come se lo spiega l'exploit americano di Damiano e soci?
«È un avvenimento pressoché unico per una rock band italiana, che mi rende orgoglioso. Cose del genere sembrano impossibili. Come fare dei film a Hollywood con Will Smith. Poi, però, quando i pianeti si allineano, succede qualcosa».


Nel loro caso, cosa è successo?
«Il talento ha incontrato una grande possibilità, l'Eurovision Song Contest. E loro sono stati bravi a giocarsela nel migliore dei modi.


Prima o poi è inevitabile che incontrino delle turbolenze, lungo il percorso: che consigli sente di dare ai ragazzi?
«Quello di non ascoltare mai i consigli degli altri. Non ne hanno bisogno. Hanno grinta e determinazione, sono audaci e sfrontati. Damiano è un leader indiscusso, con un carisma straordinario. Thomas e Ethan sono due virtuosi alla chitarra e alla batteria. Victoria è la rete che tiene tutto insieme. C'è tutto quello che ci deve essere. Gli auguro di non snaturarsi mai e di seguire sempre e solo il loro istinto: non sbaglieranno».

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